«Prima di essere un libro di storia, questo è una sorta di romanzo d’avventura. La storia, in effetti, di una ricerca resa quasi impossibile dalle autorità dei vari paesi (ma soprattutto dell’Italia) e della caparbietà del suo autore».
Eric Gobetti

Questo libro è stato già pubblicato nel 1992 con il titolo L’Olocausto rimosso. I crimini di guerra italiani in Africa e nei Balcani, ma nessuno ha mai potuto trovarlo in libreria. Un articolo di Simonetta Fiori su Repubblica del 17 aprile 1992 (Quel libro non si stampi!) ci spiega perché fino ad oggi non ci fosse traccia del libro, arrivato ad una fase di produzione avanzato per la Rizzoli ma poi abortito per la minaccia di querela da parte di Giovanni Ravalli, ex ufficiale ai tempi dell’occupazione in Grecia, che respingeva le accuse sul suo conto rinvenute nelle prime bozze del libro fatte circolare. Nell’articolo la direttrice editoriale smentiva quanto riportato da una prima notizia secondo la quale “la Rizzoli aveva deciso di mandare al macero le ottomila copie già stampate, una tiratura giustificata dalle attese”, affermando che “non ne era stata stampata neppure una copia”.

Oggi – dopo 28 anni – siamo in grado di presentare pubblicamente una copia sopravvissuta di quel volume, evidentemente scampata al macero, dimostrando che la prima notizia nell’articolo “Quel libro non si stampi!” era quella veritiera, mentre fortunatamente la seconda no.

 

 

La casa editrice Rizzoli decise, subito dopo averle stampate, di mandare al macero tutte le copie di questo testo. Non sono state distrutte a causa di tesi strampalate o per mancanza di autorevolezza delle fonti, come si potrebbe pensare. L’autore Michael Palumbo, storico italo-americano nato a New York nel 1944, era molto affermato nel suo settore ed era ben conosciuto: sia per essersi occupato del conflitto israelo-palestinese pubblicando i volumi The Palestinian Catastrophe (da cui è stato anche tratto un documentario) e Imperial Israel; sia per essersi occupato dei crimini di guerra fascisti.

Il problema del libro di Palumbo era aver trattato argomenti ritenuti evidentemente troppo scomodi: l’eredità coloniale del fascismo in Africa, il mito degli “italiani brava gente”, l’occupazione coloniale e l’italianizzazione fascista della Jugoslavia. Tutti temi che non solo continuano a non essere trattati nonostante siano parte fondamentali per capire la storia contemporanea, ma soprattutto fanno parte ancora di quelle amnesie di Stato che ancora oggi permettono strumentalizzazioni, mistificazioni e falsificazioni della storia, generando purtroppo revisionismo e rovescismo storico quando si parla della “tragedia delle Foibe”.

Il lavoro di ricerca di Michael Palumbo sulla storia dei crimini di guerra del fascismo era già presente nel documentario Fascist Legacy prodotto dalla Bbc nel 1989, anch’esso acquistato dalla Rai e mai mandato in onda nonostante L’Unità del 10 giugno 1990 scrisse: “Il documentario Fascist Legacy (l’eredità fascista) dello storico italoamericano Michael Palumbo e dell’inglese Ken Kirby ha posto fine per sempre alla leggenda degli “italiani brava gente”. Ma che si trattasse, appunto di un mito senza alcun fondamento lo sapevano bene non solo gli storici, ma le vittime (libiche, etiopiche, greche, jugoslave) e, com’è ovvio, gli stessi carnefici”.

Così scriveva il giornale fondato da Antonio Gramsci, mezzo secolo dopo l’annuncio della dichiarazione di guerra nel secondo conflitto mondiale e pochi mesi dopo la messa in onda del documentario da parte della Bbc in due puntate, il 1 e 8 novembre 1989, suscitando le proteste diplomatiche italiane, presentate dall’ambasciatore a Londra Boris Biancheri ed un ampio dibattito in Italia. Fu L’Unità a pubblicare il primo resoconto del documentario il 9 novembre 1989, con un articolo di Alfio Bernabei intitolato “E Londra salvò quei criminali italiani“, seguito il giorno dopo 10 novembre, tra gli altri, da due articoli di Repubblica, “Italia, ecco i tuoi crimini di guerra” e “E’ vero, e Londra sapeva. Gli storici italiani rispondono“).

Il 2 dicembre 1989 vi fu una proiezione al 30° Festival dei Popoli di Firenze e la Rai il 1 gennaio 1990 ne acquisì i diritti esclusivi per l’Italia facendoli però scadere il 30 settembre 1994 senza che il filmato fosse mai programmato (vedi interrogazione parlamentare del 25 novembre 1997).  Nel corso del 2004 l’emittente La7 ne trasmise ampi stralci e in seguito History Channel una versione integrale (si può visionare qui).

Fin dalla prima apparizione del documentario, era prevista la realizzazione da parte di Michael Palumbo, sulle cui ricerche era basato, di un libro sui crimini di guerra italiani, in realtà in preparazione da almeno una decina d’anni.

Palumbo ha portato infatti alla luce la decisiva documentazione proveniente dagli archivi nazionali degli Stati Uniti a Washington DC e dalla Commissione delle Nazioni Unite per i Crimini di Guerra con cui, insieme a ulteriore materiale reperito in dieci lingue diverse, comprova le atrocità commesse in tutti i paesi in cui l’Italia entrò in guerra: dalla Libia all’Etiopia, dalla Grecia alla Jugoslavia. Crimini poi insabbiati dagli angloamericani per non disturbare gli equilibri del dopoguerra e mantenere a disposizione una classe dirigente utile alla crociata anticomunista della “nuova Italia repubblicana e democratica”. Come si lamentava Palumbo: “E’ una tragedia che si possano fare rivelazioni di questa gravità soltanto a distanza di decenni”. Era il 1992 e si riferiva alla documentazione della Commissione delle Nazioni Unite per i Crimini di Guerra rimasta sepolta fino al 1980.

Nonostante tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila altri studiosi abbiano pubblicato importanti ricerche sui crimini di guerra fascisti, purtroppo del libro di Palumbo non si ebbe più notizia. Come riportato da Mimmo Franzinelli nel numero 3 del mensile Millenovecento del gennaio 2003, non fu il solo Ravalli ad interessarsi al futuro del libro:

“La minaccia di querela per autore ed editore, con le concomitanti pressioni di ambienti influenti della politica e del mondo militare [corsivo nostro], indussero i dirigenti della Rizzoli a riconsiderare il libro in uscita e a toglierlo dalla programmazione editoriale. Il tenace e combattente Ravalli è scomparso nel 1998, all’età di 89 anni, ed è inumato in un cimitero della capitale, nel loculo di famiglia. Dove sia sepolto il libro inedito di Palumbo è invece un mistero: le bozze di stampa sono scomparse dagli stessi archivi Rizzoli”.

Il libro venne censurato e dimenticato volutamente fino a quando Edizioni Alegre non scopre l’esistenza di quella copia e, dopo un certosino lavoro di recupero ed ampliamento del testo in collaborazione con Micheal Palumbo (ora trasferitosi in Estremo Oriente), riesce finalmente ad editarlo e a farlo uscire nelle librerie italiane con il titolo Le atrocità di Mussolini. I crimini di guerra rimossi dell’Italia fascista.

Lo stile di Palumbo e la drammaticità degli eventi offrono un affresco tragico e illuminante di cosa è stata l’Italia fascista, un volto che le forze politiche eredi di quella stagione provano costantemente a rimuovere non solo dalla memoria nazionale ma anche dalla storia ufficiale.

 

https://www.diecifebbraio.info/2024/10/le-atrocita-di-mussolini-i-crimini-di-guerra-rimossi-dellitalia-fascista-di-michael-palumbo/
https://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2024/11/Bellone-Martocchia-FascistLegacy.pdf
https://www.gamadilavoce.it/lavoce/2020/marzo/Scienza/38.html
Prologo del libro “L’Olocausto rimosso. I crimini di guerra italiani in Africa e nei Balcani” https://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2020/02/Prologo.pdf

 

(Un ringraziamento particolare ad Edizione Alegre per la pubblicazione di questo gioiello, a Michael Palumbo per l’immensa ricerca storica, ai Gruppo Dieci Febbraio e Resistenza Storica per aver ricostruito in modo serio la storiografia della vicenda della censura del libro)