Per quattro giorni 32 persone sono state lasciate a languire su una piattaforma petrolifera in mezzo al Mediterraneo, esposte al freddo e senza cure dopo che il gommone su cui scappavano dalla Libia era andato alla deriva. Questa mattina da Lampedusa è partita Aurora, la nave veloce di Sea-Watch ed è andata a salvarle. Adesso le persone sono in salvo assistite dal nostro equipaggio.
Spiega Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch: “Nessuna delle autorità contattate si è assunta la responsabilità giuridica e umanitaria di un soccorso obbligatorio. Lo abbiamo fatto noi, con la nostra Aurora”
“Anche questa volta – continua Linardi – ci siamo assunti la responsabilità di colmare un gravissimo vuoto istituzionale dettato da politiche disumane e profondamente razziste. Il nostro ruolo come società civile è esserci laddove le istituzioni preferiscono girarsi dall’altra parte, in un Mediterraneo dove l’omissione di soccorso è ormai prassi impunita, mentre l’obbligo di soccorrere chiunque si trovi in pericolo è regolarmente criminalizzato.”
“Noi non ci fermiamo: il Mediterraneo ha bisogno dell’occhio vigile della società civile e di braccia che tirino le persone fuori dall’acqua. Noi ci siamo, ma questo livello di disumanità dovrebbe scuoterci profondamente.”
Il porto di sbarco assegnato ad Aurora per lo sbarco delle 32 persone soccorse è quello di Lampedusa. L’arrivo è previsto intorno alle ore 22.