Al processo Eternit bis dibattuto dal 13 novembre scorso alla Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Torino presieduta dalla dottoressa Cristina Domaneschi è imputato lo svizzero Stephan Schmidheiny, unico superstite dei soci che fino al 1986 erano azionisti e titolari del gruppo multinazionale Eternit.
L’accusa lo indica responsabile della “continuativa e massiva immissione di fibre di amianto” all’interno dell’impianto e nell’ambiente intorno allo stabilimento Eternit di Casale Monferrato e della “prolungata opera di disinformazione” a cui nell’area, adesso uno dei numerosi SIN / Sito di Interesse nazionale attenzionati perché zone inquinate da materiali e sostanze tossiche e dove è necessario intervenire per bonificare i centri abitati e i terreni coltivati, è conseguita la “diffusione incontrollata di patologie” di cui, all’epoca a cui si riferiscono i fatti, “si conosceva la gravità”.
I PRECEDENTI GIURIDICI E IL PROCEDIMENTO LEGALE IN CORSO
A Casale Monferrato (AL) la Eternit ha prodotto cemento-amianto dal 1907 fino al 1986.
Nel 1993 il tribunale cittadino condannò i dirigenti locali responsabili della morte dei dipendenti ammalati di asbestosi e mesotelioma, rispettivamente una fibrosi e una tipologia di tumore contratte per effetto dell’inalazione o dell’ingerimento di particelle d’asbesto, il principale componente dell’amianto, e dall’esposizione o dal contatto con materiali che contengono amianto.
Al maxi-processo dibattuto dal 2009 al 2014 i soci di maggioranza del gruppo Eternit – tra i quali anche Stephan Schmidheiny – sono stati giudicati responsabili di disastro ambientale doloso e colpevoli delle sofferenze inflitte a 2˙889 famiglie italiane.
Dopo il lungo iter dei tre giudizi, quello di 1° grado, poi il 2° all’appello e il finale al ricorso, entrambi i procedimenti si sono conclusi con la prescrizione del reato.
Salvo cambiamenti di programma, la giuria che forma la Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Torino presieduta dalla dottoressa Cristina Domaneschi pronuncerà il verdetto il prossimo 17 aprile. Forse il magnate svizzero verrà assolto, ovvero reputato innocente, altrimenti sarà dichiarato colpevole “di omicidio colposo, come stabilito dalla sentenza del giugno 2023 della Corte d’Assise di Novara (che gli ha inflitto 12 anni di reclusione), oppure di omicidio intenzionale, e va condannato all’ergastolo, come insiste la pubblica accusa” [1].
I procuratori (Sara Panelli, Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare) e la parte civile costituita da due associazioni, l’AFeVA / Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto di Casale Monferrato (AL) e l’associazione nazionale SICUREZZA E LAVORO, ritengono che lui sia il principale responsabile della morte di 392 persone, lavoratori nella sua azienda e residenti nei dintorni dell’impianto produttivo.
Nel frattempo, successivamente al 2017, ovvero negli 8 anni trascorsi dalla presentazione delle accuse al 1° grado di giudizio, a Casale Monferrato e dintorni altre 414 persone sono morte uccise dalle malattie la cui silente incubazione è molto lenta, può protrarsi fino a 30 anni, che sono state provocate dalla produzione di cemento-amianto all’Eternit perdurata incessantemente per una 80ina d’anni.
I FATTI CASUALMENTE COINCISI IL 19 MARZO 2025
L’impianto Eternit chiuso nel 1986 era stato inaugurato nel 1907, il 19 MARZO, giorno dell’onomastico di San Giuseppe, il patrono dei lavoratori, a cui è dedicata la fiera di Casale Monferrato.
La manifestazione, quest’anno alla 76ª edizione, si svolge nel periodo della festività ed è intitolata Mostra di San Giuseppe perché concepita a emulazione delle mostre espositive e fiere campionarie di fine XIX e inizio XX secolo che esibivano i progressi della tecnica nelle grandi città industriali. Da già molti anni l’evento cittadino propone la rassegna nell’edificio che era un magazzino dell’Eternit e, bonificato e adattato allo scopo, ora è un complesso emblematico della resilienza della cittadina martoriata dall’amianto. Nella struttura polifunzionale infatti hanno sede, oltre al Polo Espositivo, un cinema multisala e una palestra, il Centro Regionale Amianto dell’ARPA e numerose associazioni.
Contemporaneamente il 19 MARZO a Bari accadeva un fatto strano: precisando che «la relazione non proviene da un laboratorio inserito nell’elenco dei laboratori qualificati dal ministero della Salute», la sede pugliese dell’Arpa negava validità alla «perizia condotta nei giorni scorsi dal Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari. L’accertamento, richiesto dai residenti di un immobile nelle vicinanze, avrebbe rilevato la presenza di “numerose fibre di amianto, in particolare crisotilo”, oltre a “numerose fibre di vetro”» nelle macerie della palazzina «crollata 5 marzo scorso. Secondo i primi accertamenti, l’edificio, già dichiarato inagibile per lesioni strutturali, era stato puntellato e sgomberato il 24 febbraio 2024 su ordinanza comunale» [2].
Intanto, a Torino si teneva la penultima udienza del processo Eternit bis.
Un’udienza tanto importante perché la giuria e il pubblico ascoltavano le motivazioni addotte dalla parte in causa a discolpa dell’imputato, il principale azionista e titolare della fabbrica che produceva il cemento-amianto, casualmente a partire a dal 19 MARZO 1907, esattamente 118 anni fa. Inoltre perché a questo confronto con i familiari di tanti ex-dipendenti dell’azienda e molti cittadini dell’area contaminata assistiva anche un gruppo di studenti del liceo di Casale Monferrato dove dal 2014 è allestita l’AULA AMIANTO / ASBESTO.
Lo spazio attrezzato con pannelli didattici interattivi installati a cura del team ECOFFICINA è dedicato a «Paolo Mascarino, sindaco di Casale Monferrato dal 1999 al 2009, che durante i suoi due mandati si occupò con dedizione e passione dell’attività di bonifica dello stabilimento Eternit» e gestito dai docenti delle scuole cittadine insieme agli studenti, sollecitati e coinvolti dalle associazioni locali a «informarsi e sensibilizzare altri studenti sui temi del rispetto della dignità umana e dell’ambiente, di vita e di lavoro» e a «partecipare a tutte le fasi del processo Eternit bis» [3].
E proprio in questo giorno così emblematico, l’oratore della squadra di legali che assistono Stephan Schmidheiny, l’avvocato Astolfo Di Amato, ha definito la vicenda che coinvolge tante generazioni di lavoratori e cittadini monferrini «una tragedia in cerca di un colpevole».
LE COMPETENZE TECNICHE E IMPRENDITORIALI DEL MAGNATE
Nell’arringa finale della difesa, il rappresentante di Stephan Schmidheiny – l’accusato che alle udienze della vertenza iniziata nel 2009 e del processo Eternit bis cominciato nel 2023 non si è mai presentato – ha esortato la presidente e la giuria della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Torino a giudicare l’imputato senza «seguire le fantasie» della controparte e, piuttosto, a tenere in considerazione le prove evidenziate nella propria argomentazione.
Focalizzando l’attenzione sulla consapevolezza dell’imprenditore riguardo alla tossicità dell’amianto e sulla conoscenza del CEO di Eternit delle tecniche di produzione del cemento-amianto e della realtà nello stabilimento di Casale Monferrato, all’udienza dedicata alla sua difesa il suo legale ha riletto, dandone la propria interpretazione, numerosi documenti presentati al dibattimento come anche nelle precedenti vertenze giudiziarie tra i lavoratori e i cittadini italiani e il gruppo maggior produttore mondiale di cemento-amianto, tra cui in una lettera del 1985 espressamente indirizzata a Stephan Schmidheiny in cui il sindaco della città, Riccardo Coppo definiva l’Eternit una “sua azienda”.
Inoltre, per dimostrare che nell’impianto di Casale Monferrato erano state adottate adeguate misure di sicurezza preventive, la difesa di Stephan Schmidheiny ha mostrato dei filmati e delle fotografie che illustrano alcune fasi di produzione del cemento-amianto nel 1928 e negli anni ’70.
Per spiegare cosa mostravano le immagini, il legale ha evidenziato che, diversamente da come negli anni ’70 e ’80 in cui Stephan Schmidheiny era a capo del gruppo multinazionale Eternit, precedentemente negli stabilimenti delle sue aziende il cemento-amianto con cui si producevano i materiali edili veniva accumulato in magazzini e reparti senza impedire che la micidiale polvere letale si disperdesse negli ambienti interni e nell’ambiente all’esterno dell’impianto.
A esempio nel 1928, quando la tossicità dell’asbesto e dell’amianto non era ancora nota all’opinione pubblica. Molti “addetti ai lavori”, soprattutto imprenditori e manager delle aziende di settore, erano edotti che «nell’Annual Report of the Lady Inspectors of Factories del 1898 Adelaide Anderson e Lucy Deane avevano osservato che nelle fabbriche dove si producevano tessuti e materiali contenenti amianto le operaie si ammalavano e la fibrosi polmonare diffusa tra gli operai che lavoravano a contatto con l’asbesto era stata dettagliatamente descritta da Montague Murray nel 1906» [4] e che il Asbestos Industry Regulations Act promulgato dal parlamento inglese nel 1931 regolamentava l’uso dell’amianto per proteggere la salute dei lavoratori [5].
Purtroppo però la documentazione accertante che alla sede di Casale Monferrato erano state spese tutte le somme necessarie per l’acquisto di dispositivi idonei e attrezzature funzionali a garantire la tutela della salute dei lavoratori e la sicurezza degli impianti è andata persa. Comunque, secondo il difensore di Stephan Schmidheiny, dalle comunicazioni dell’imprenditore con i suoi collaboratori e dalle relazioni dei manager aziendali risulta che nello stabilimento fossero state approntate tutte le misure che oggi paiono commisurate agli standard dell’epoca e adeguate allo scopo.
LA CARRIERA PROFESSIONALE DEL “PRINCIPE DEL CEMENTO-AMIANTO”
Una 50ina d’anni fa, nel 1976, Max Schmidheiny, aveva designato il figlio Stephan a proprio successore nel ruolo di CEO dell’Eternit. La società leader di settore possedeva e gestiva numerosi impianti di produzione del cemento-amianto in Italia, in Europa e nel mondo e il giovane manager, ha evidenziato il suo difensore perorando la sua causa, affrontò la sfida professionale con diligenza.
Nel 1986, lo stesso anno della cessazione delle attività produttive a Casale Monferrato, Stephan Schmidheiny cominciava a uscire dal settore del cemento-amianto per investire i propri capitali in altri ambiti imprenditoriali, in particolare nell’elettronica, nella robotica e nell’impiego di risorse naturali per la produzione di energia elettrica e nello sfruttamento di terreni forestali.
In quel periodo infatti l’amianto veniva “bandito” in molti stati, sebbene non ancora l’Italia, dove la legge sulle “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” veniva promulgata nel 1992 [6].
Intanto, acquisendo quote azionarie delle società d’avanguardia e avviando nuove imprese, l’ex “principe del cemento-amianto” ha associato il proprio nome ad altri brand rinomati, tra cui spiccano i marchi ABB, Nestlé, Swatch e UBS.
In America Latina, dove possiede oltre 120 MILA ettari di terreno in un’area del Cile di cui gli indigeni Mapuche reclamano la proprietà a loro sottratta con la forza nel periodo della dittatura di Pinochet, Stephan Schmidheiny ha creato le Fondazione AVINA e FUNDES. Nominato “consulente” della Conferenza di Rio (Conferenza dell’ONU per l’Ambiente e lo Sviluppo – UNCED) e promotore del forum in seguito denominato World Business Council for Sustainable Development (WBCSD).
Da quando sono iniziati gli iter delle vertenze giudiziarie che lo riguardano, ai suoi ex-dipendenti e i loro familiari e alle persone che abitano nelle città dove aveva sedi la sua azienda è offerto un indennizzo condizionato alla loro rinuncia dei diritti ai risarcimenti stabiliti per legge o da una sentenza giuridica [7]. Intanto però non sono state ancora pagate le provvisionali spettanti alle vittime dell’amianto in attesa della compensazione, che verrà stabilita in proporzione al giudizio della sentenza sulle sue responsabilità, ovvero al verdetto in merito alla legittimità delle istanze che lo accusano colpevole di violazione degli altrui diritti.
NOTE
1 – Claudio Carrer / AREA – 26 febbraio 2025
2 – https://ilgiornaledellambiente.it/crollo-palazzina-a-bari-dubbi-sullamianto-e-rischi-per-la-salute/
13 – https://www.afeva.it/wp-content/uploads/2020/12/aula.pdf
4 – https://www.pressenza.com/it/2025/03/le-morti-da-amianto-si-potevano-evitare/
16 – https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/04/13/092G0295/sg
7 – https://www.offerta-eternit.it/
RASSEGNA STAMPA
- ETERNIT BIS, LA DIFESA INDIGNA LE VITTIME – in SICUREZZA E LAVORO / 20 MARZO 2025
- NICOLA PONDRANO: “IN ITALIA UN MILIONE DI SITI CONTAMINATI DA AMIANTO. EPPURE SI MINIMIZZA” – Giulia Di Leo in LA STAMPA / 19 MARZO 2025
- SOLO NEL 2024, 74 NUOVI CASI DI MESOTELIOMA – di Federica Grosso in LA STAMPA / 19 MARZO 2025
- ETERNIT BIS – La sentenza slitta ad aprile. E sulla giustizia riparativa, Schmidheiny per ora tace – di Silvana Mossano in SILMOS / 2 MARZO 2025
- CRONISTORIA ETERNIT – DATE PRINCIPALI / Wikipedia
di Maddalena Brunasti, COORDINATRICE E COMUNICATRICE di attività, iniziative ed eventi socio-sostenibili