Soltanto il 40,5%, il 16,7% e l’1,1%. Sono le percentuali – rilevate dall’ISTAT – che indicano il livello di accessibilità delle scuole (statali e non statali) italiane per tutte le studentesse e gli studenti con diversi tipi di disabilità.
Infatti il 40,5% delle scuole della penisola risulta non accessibile a chi ha una disabilità motoria a causa di barriere fisiche. La mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto alle persone con disabilità rappresentano le barriere più diffuse (50%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di servo scala interno (37%), bagni a norma (26%) o rampe interne per il superamento di dislivelli (25%). Talvolta si riscontra anche la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 7% e 3%).
Nelle scuole dell’Italia Settentrionale si registrano valori di poco superiori alla media nazionale (44%), mentre i livelli un po’ più bassi si riscontrano nel Mezzogiorno (37%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta, con il 76% di scuole accessibili, mentre la Liguria e la Campania si distinguono per la più scarsa presenza di scuole prive di barriere fisiche (solo il 30%).
Un’ulteriore criticità riguarda la disponibilità di parcheggi con posti auto destinati alle persone con disabilità di cui sono dotate meno della metà delle scuole (44%). Questa carenza è piuttosto diffusa a livello nazionale, con lievi differenze a favore delle scuole del Nord, dove i posti auto dedicati sono presenti nel 48% delle scuole.
Ancora più difficoltoso l’accesso per le persone con disabilità sensoriali, che deve comprendere anche gli ausili senso-percettivi destinati all’orientamento di alunne e alunni. Soltanto il 16,7% delle scuole dispone di segnalazioni visive per studentesse e studenti con sordità o ipoacusia, mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili, necessari a rendere gli spazi accessibili ad alunne/i con cecità o ipovisione, sono presenti entrambi solo nell’1,1% delle scuole. La situazione riguarda tutto il territorio nazionale, con poche differenze tra il Nord e il Sud.
Dal 1948 vige in Italia una Costituzione che indica come compito della Repubblica la rimozione degli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3) e dichiara che la scuola è aperta a tutti (art. 34).
Il 21 marzo 1970 è stato emanato un Decreto Ministeriale sulle norme tecniche per l’edilizia scolastica: stabilisce che ogni edificio scolastico dovrà essere tale da assicurare la sua utilizzazione anche da parte di alunne/i con disabilità (art. 3.0.7), che le scuole con più di un piano dovranno essere munite di un ascensore adeguato (art. 3.8.2) e che ogni scuola dovrà essere dotata almeno di un bagno accessibile (art. 3.9.2).
Negli anni successivi sono state approvate decine di normative nazionali e regionali per l’eliminazione delle barriere architettoniche e localizzative, ma il quadro attuale rilevato dall’ISTAT è sconfortante. Di fatto la scuola italiana ancora oggi non costituisce un diritto effettivo per tutte le persone.
Janusz Korczak, pedagogista polacco direttore dell’orfanatrofio di Varsavia, nel 1920 scriveva: “In una delle case per bambini di Parigi ho visto due diverse ringhiere di scale: una alta per gli adulti, una più bassa per i piccoli. Oltre a questo, il genio dell’inventore si è esaurito con un banco di scuola. È poco, molto poco.” Dopo oltre un secolo la via per l’accessibilità è ancora impervia.