Dopo il Qatargate sta ora per scoppiare l’Israelgate. Di che cosa si tratta? L’attività lobbista dell’Israel Defense & Security Forum, un think tank israeliano di estrema destra composto da circa 35 mila ex militari e riservisti.
Tutto parte da un’inchiesta condotta dal portale Follow The Money, ripresa nei giorni scorsi in Italia da Valori.it, e che analizza nel dettaglio l’attività di lobbying condotta all’interno delle istituzioni europee da parte dell’Israel Defense & Security Forum. Si tratta di una potente organizzazione privata israeliana che riunisce circa 35.000 ufficiali di riserva e operativi provenienti da tutte le branche delle forze di sicurezza. Un’associazione di lobbying di militari a tutti gli effetti e che ha l’obiettivo di esercitare pressione sulle istituzioni straniere per garantire la sicurezza di Israele.
Non solo. Quest’organizzazione è sostenitrice della politica di colonizzazione della Cisgiordania: ossia la costruzione di insediamenti illegali in territorio palestinese e che porta, spesso, come conseguenza scontri violenti tra israeliani e palestinesi.
Secondo i giornalisti di Follow The Money, i membri di questa organizzazione avrebbero avuto diversi incontri con esponenti delle istituzioni europee, senza seguire le procedure di trasparenza richieste per l’attività di lobbying. Anzi, l’Israel Defense & Security Forum avrebbe addirittura avuto la possibilità di organizzare una conferenza all’interno degli spazi del Parlamento europeo senza che venisse reso pubblico.
Questo com’è stato possibile, visto che per accedere a quell’edificio è necessaria l’esibizione di un pass d’accesso? Secondo l’inchiesta i lobbisti israeliani avrebbero utilizzato dei lasciapassare forniti dagli stessi europarlamentari. E tra i nomi di chi ha incontrato i lobbisti di Tel Aviv vengono citati Andrius Kubilius, lituano commissario europeo per la difesa e lo spazio, e l’italiana Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo. Quest’ultima anche immortalata in foto con Elie Pierpz e Amir Avivi, esponenti di spicco della lobby legata al partito Likud di Netanyahu.
Nelle scorse ore la stessa vicepresidente del Parlamento Europeo aveva scritto su X il proprio punto di vista rispetto alla vicenda, rivendicando l’incontro con i lobbyisti israeliani, di seguito un estratto del tweet:
“Come vicepresidente del Parlamento Europeo con delega all’antisemitismo e all’assemblea del Mediterraneo, negli scorsi mesi, tra gli altri, ho incontrato l’associazione IDFS, che tramite un’agenzia regolarmente iscritta mi ha chiesto un appuntamento. L’associazione mi ha esposto il suo punto di vista sulla crisi in MO e sulla sicurezza della Striscia di Gaza, io ho sottolineato la mia opinione e cioè che l’unica pace possibile è il riconoscimento dello Stato palestinese, un avanzamento deciso dello Stato di diritto per isolare Hamas e gli altri gruppi terroristici, creare opportunità e garanzie di sicurezza per i cittadini che liberino quelle terre dal ricatto della violenza. Ciascuno ha esposto le proprie opinioni e l’incontro è terminato con una foto di rito. Nessuna volontà di tenerlo nascosto. Nessun meeting carbonaro”.
Gli autori dell’inchiesta affermano che l’incontro tra Picierno e i lobbisti non era stato inizialmente registrato, mentre la pagina sulla trasparenza con la trascrizione dell’incontro sembra essere comparsa dopo la pubblicazione dell’inchiesta.
L’eurodeputata ha anche affermato che meeting di questo tipo non prevedono la totale adesione alle idee dei convenuti: «In qualità di vicepresidente del parlamento europeo le mie deleghe riguardano questi ambiti di lavoro – ha sostenuto – Questo non significa che condivida il pensiero di ogni associazione che incontro per ragioni istituzionali». L’inchiesta evidenzia come alcuni degli eletti che l’hanno incontrata hanno poi espresso posizioni assimilabili alle forze più guerrafondaie di Israele: contro le Nazioni unite, per il blocco dell’azione delle Ong e degli aiuti umanitari, sulla necessità di sciogliere l’Unrwa, contro i finanziamenti dell’Ue per i progetti dell’Autorità nazionale palestinese.
L’Idsf è spesso rappresentato dal suo leader Amir Avivi, ex generale dell’esercito israeliano, che in un post su X dello scorso 24 novembre ha pubblicato una foto accanto a Picierno e scritto: «Pina ha più volte sottolineato come Israele sia in prima linea nella lotta delle democrazie contro il male». Idsf vede nelle colonie illegali «le fondamenta della sicurezza di Israele».
La Picierno – che da qualche tempo si è caratterizzata per le sue posizioni particolarmente neoliberali e per essere particolarmente attiva sui temi del riarmo – non ha mai perso occasione per rivendicare il diritto di Israele a difendersi e per ribadire che Israele non è mai stato un problema di destabilizzazione in Medioriente.
Il 31 luglio 2024, la vicepresidente del Parlamento Europeo dopo l’attacco di Hezbollah sulle alture del Golan siriano (per altro occupato illegalmente proprio da Israele), ha dichiarato in una intervista a Il Foglio che è l’Iran il vero problema: “Sono decenni che la teocrazia di Teheran rappresenta un problema per la stabilità del medio oriente”. Che negare l’evidenza sia un sintomo di rapporti diretti o indiretti con lobby israeliane che propagandano la hasbara?
Ulteriori informazioni:
https://ilmanifesto.it/a-bruxelles-il-think-tank-della-destra-israeliana-ce-anche-picierno