Il Rapporto 2025 sullo stato di diritto di Liberties valuta quanto i governi abbiano rispettato lo stato di diritto, documentando i loro sforzi in sei aree tematiche e analizzando l’implementazione delle raccomandazioni della Commissione europea dell’anno precedente. Si tratta del più completo “rapporto ombra” di una rete indipendente per le libertà civili, compilato da 43 gruppi per i diritti di 21 paesi dell’UE, che certifica come la recessione democratica in Europa si sia aggravata nel 2024. I paesi considerati delle roccaforti democratiche stanno scivolando verso tendenze autoritarie, con “l’anello più debole” rappresentato dell’Ungheria, un paese con le peggiori performance da anni, ove è stata rilevata una significativa regressione a livello generale, tra cui nuove campagne del “regime ibrido” contro l’indipendenza della magistratura, le organizzazioni della società civile, la partecipazione pubblica e la libertà dei media. Il Governo italiano è nel gruppo che il Report classifica come “Smantellatori”, insieme a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia. Governi che minano sistematicamente e intenzionalmente lo stato di diritto in quasi tutti gli aspetti. “Slider” sono, invece, le democrazie modello come Belgio, Francia, Germania o Svezia che hanno mostrato un declino isolato ma comunque preoccupante in alcuni aspetti, creando il rischio che l’abbassamento degli standard diventi una tendenza.

I “Paesi stagnanti” come Grecia, Irlanda, Malta, Paesi Bassi e Spagna sono fermi o hanno fatto solo progressi minimi nei loro indicatori relativi allo stato di diritto. I “Lavoratori instancabili”, che sono Estonia e Repubblica Ceca mostrano invece segnali di sforzi genuini e sistemici di miglioramento, evidenziando il ruolo positivo della società civile nel raggiungimento di un cambiamento. Per quanto riguarda la Polonia, dove il nuovo governo ha tentato di ripristinare l’indipendenza della magistratura e il pluralismo dei media, il Report certifica che non vi sono stati grandi progressi, a dimostrazione che affrontare il problema dell’indipendenza compromessa delle istituzioni è un’impresa estremamente difficile e fragile. “Nel 2024, si legge nel Report, il ciclo di notizie ha rispecchiato il declino della democrazia e la crescente legittimità politica dei partiti e delle politiche di estrema destra. Per coloro che hanno assistito a questo sgretolamento, il nostro senso di impotenza è comprensibile. Invece di ascoltare il pubblico, chi è al potere agisce sempre di più nel proprio interesse e gioca secondo le proprie regole. Esistono strutture progettate per impedirlo, dai giornalisti che indagano sui politici che abusano del loro potere, ai tribunali indipendenti che sostengono le protezioni legali e alle ONG come Liberties, che monitorano se i politici rispettano i diritti fondamentali. Ma questi sistemi, che collettivamente creano un quadro di responsabilità democratica noto come “stato di diritto”, vengono indeboliti, trascurati o addirittura smantellati.”

Per quanto riguarda la giustizia, il Rapporto evidenzia come in molti paesi la manipolazione politica abbia ostacolato l’indipendenza della magistratura e, in tutti i paesi dell’Unione, i sistemi giudiziari sono poco efficienti a causa della mancanza di risorse. In ordine, invece, alla lotta alla corruzione, la fiducia nel governo è compromessa dalla scarsa azione giudiziaria nei casi di corruzione di alto profilo, dalle lacune nella protezione dei whistleblower e dall’inadeguata applicazione delle norme in materia di lobbying. L’area relativa alla libertà dei media è quella che ha mostrato la maggiore regressione: i media di servizio pubblico sono stati soggetti a continue interferenze con la loro indipendenza e performance, mentre la trasparenza nella proprietà dei media e il pluralismo di mercato rimangono bassi. Quanto ai controlli e agli equilibri, l’abuso della legislazione accelerata è continuato in quasi tutti i paesi, mentre le istituzioni nazionali per i diritti umani si stanno indebolendo a causa dell’interferenza politica e della mancanza di finanziamenti, oltre all’integrità delle elezioni che è compromessa a causa di gruppi emarginati e materiale politico manipolato. Anche lo spazio civico è sempre più compromesso: i governi hanno utilizzato campagne diffamatorie e attacchi verbali per delegittimare il lavoro delle ONG e giustificare restrizioni ai finanziamenti, e il diritto di protestare è stato limitato attraverso l’uso eccessivo della forza da parte della polizia e misure per formalizzare le restrizioni attraverso modifiche alla legge. Infine, i diritti umani stanno subendo limitazioni consistenti: l’ascesa dell’ostilità alimentata dalla destra verso i migranti ha avuto ripercussioni in tutto lo spettro politico, con conseguenti politiche migratorie più severe che mettono a repentaglio i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo. Sono aumentati anche i casi di discriminazione e incitamento all’odio nei confronti delle minoranze etniche e della comunità LGBTQIA+.

Dal Rapporto emerge come i “modelli” democratici del vecchio continente mostrino tendenze antidemocratiche e come sia sempre più necessaria una leadership coraggiosa dell’UE di fronte alla turbolenta situazione geopolitica. L’UE deve rafforzare la barriera critica contro l’autoritarismo, migliorando le sue attività di monitoraggio e applicazione dello stato di diritto e collegandole ad altri strumenti dello stato di diritto, in particolare ai procedimenti giudiziari e ai meccanismi di condizionalità dei finanziamenti dell’UE. E occorre ripristinare la fiducia del pubblico nelle istituzioni UE, promuovere una collaborazione efficace tra gli Stati membri e garantire il rispetto dei valori UE che si basano su un solido stato di diritto. Nonostante la traiettoria generale discendente, ci sono però germogli di speranza. Il Rapporto rivela che il cuscinetto fornito dalla società civile, dai media liberi, dagli organi giudiziari e dai tribunali indipendenti sta rallentando il ritmo dell’erosione.

Qui il Rapporto completo: https://www.liberties.eu/f/vdxw3e.