Il 1° marzo 2025, la linea telefonica di emergenza Alarm Phone è stata allertata per una grave situazione di pericolo in mare: 32 persone, tra cui diversi minorenni e 2 bambini, sono state segnalate in difficoltà su un gommone non idoneo alla navigazione, nella zona di sovrapposizione tra la zona di ricerca e soccorso maltese e quella tunisina. Sebbene Alarm Phone abbia trasmesso le segnalazioni alle autorità tunisine, maltesi e italiane, nessuna delle autorità responsabili ha coordinato un’operazione di ricerca e soccorso in conformità con le proprie obbligazioni internazionali. La negligenza di Malta nel coordinare e salvare le persone in difficoltà in mare è una prassi sistematica che mette a rischio la vita delle persone.

Il 3 marzo 2025, le organizzazioni UpRights, StraLi e SOS Humanity hanno presentato congiuntamente una richiesta di misure provvisorie al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite in nome e per conto delle persone in difficoltà. La richiesta sollecita Malta a prendere tutte le misure necessarie per coordinare un’operazione di ricerca e soccorso e per garantire che le persone in difficoltà siano salvate e sbarcate nel luogo sicuro più vicino. Malta non ha risposto a nessuna comunicazione relativa a tale situazione di pericolo, nonostante il Comitato per i diritti umani ONU e abbia ordinato di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso.

“Come organizzazione di ricerca e soccorso, siamo stati testimoni della politica mortale di non assistenza di Malta da molti anni”, afferma Mirka Schäfer, portavoce politico di SOS Humanity. “Più volte le autorità maltesi si sono rifiutate di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso con la nostra nave Humanity 1, arrivando persino a riattaccare o a mettere la musica quando chiamiamo. Malta deve rispondere per la mancata assistenza e la violazione del principio di non-refoulement”.

Le persone erano partite da Zuwara, in Libia, a bordo di un gommone non sicuro. “Quando ci hanno contattato, le persone erano già in condizioni critiche. Erano senza cibo da giorni e dovevano sopportare forti venti e forti correnti”, spiega Sophie-Anne Bisiaux di Alarm Phone. “Ci hanno riferito che una persona era già morta in mare. In seguito, ci hanno comunicato che gli altri sopravvissuti erano bloccati sulla piattaforma di gas Miskar”. La piattaforma si trova nel Golfo di Gabès, in acque internazionali all’interno della zona di ricerca e soccorso maltese e tunisina. Nel pomeriggio del 4 marzo, la nave di soccorso Aurora, gestita da Sea-Watch, ha infine tratto in salvo le 32 persone.

La richiesta al Comitato per i diritti umani ONU è stata presentata a nome e per conto delle 32 persone in pericolo, sollecitando l’adozione di misure provvisorie che impongano a Malta di prevenire danni imminenti e irreparabili al diritto alla vita e al divieto di tortura e altre forme di maltrattamento sanciti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici (articoli 6 e 7 rispettivamente).

“Secondo le leggi internazionali sui diritti umani e di diritto marittimo, Malta deve coordinare le operazioni di ricerca e soccorso nella sua zona di competenza”, afferma Serena Zanirato di StraLi. “Ciò comporta anche la garanzia che le persone in difficoltà soccorse siano sbarcate in un luogo sicuro, dove i loro diritti fondamentali e il principio di non respingimento sono rispettati”.

Ieri, 4 marzo 2025, alle 11:29 CET, il Comitato per i diritti umani ONU ha emesso un’importante decisione con cui richiede a Malta di adottare tutte le misure necessarie per coordinare l’operazione di ricerca e soccorso per salvare le 32 persone in difficoltà al fine di garantire che queste non vengano sbarcate in un luogo in cui rischiano di essere sottoposte a tortura ed altre forme di maltrattamento o che non rischino per la loro vita.  La decisione del Comitato è legalmente vincolante e obbliga Malta a informare il Comitato circa le misure adottate.

“Accogliamo con grande favore la risposta del Comitato per i diritti umani, che rappresenta una decisione cruciale per sollecitare Malta a rispettare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale”, commenta Valérie Gabard, co-direttrice di UpRights. “È molto preoccupante che le autorità maltesi non abbiano reagito in nessun momento, nonostante la decisione del Comitato. La decisione ricorda ancora una volta che Malta deve rispettare il suo dovere di coordinare la ricerca e il soccorso nella sua zona di competenza. Chiediamo che Malta garantisca che le persone in difficoltà siano soccorse e sbarcate in un luogo sicuro.”

 

Foto: Edith Geuppert/Sea-Watch