Il 13 marzo, in un incontro con il Segretario generale della NATO Mark Rutte, Trump ha ribadito ancora una volta il suo desiderio di annettere e controllare la Groenlandia, citando la sua importanza per la sicurezza internazionale.
In risposta, il leader entrante della Groenlandia, Jens Frederik Nielsen, ha dichiarato chiaramente che i groenlandesi non vogliono essere americani o danesi, ma groenlandesi, e che in futuro cercheranno l’indipendenza per poter costruire il loro Paese da soli. Allo stesso modo, il leader uscente della Groenlandia, Mute Bourup Egede, ancora capo del governo ad interim, ha apertamente denunciato la retorica di Trump come una continua mancanza di rispetto nei confronti di una nazione che è inaccettabile e deve finire. Basta, ha detto, in quello che è stato il più fermo rifiuto dell’avventurismo di Trump da quando l’idea è stata ventilata per la prima volta nel 2019 e poi ripetuta nel 2024.
Quello che era iniziato come un blando rifiuto a una richiesta audace da parte del suo più stretto alleato, così oltraggiosa da risultare persino divertente, ha ora lasciato il posto a una risposta unificata e inequivocabile, nata dalla frustrazione e da un acuto senso di torto e mancanza di rispetto.
Venerdì 14 marzo, su richiesta di Egede, i segretari dei cinque partiti eletti al Parlamento groenlandese (Inatsisarsut) – Jens Frederik Nielsen di Demokraatit, Pele Broberg di Naleraq, Mute Bourup Egede di Inuit Ataqatigiit, Vivian Motzfeldt di Siumut e Aqqalu Jeremiassen di Atassut – si sono riuniti e hanno rilasciato una dichiarazione congiunta:
“Noi – tutti i segretari di partito – non possiamo accettare le ripetute dichiarazioni sull’annessione e il controllo della Groenlandia. Come segretari di partito, riteniamo questo comportamento inaccettabile nei confronti di amici e alleati in un’alleanza di difesa. Noi, come leader di tutti i partiti del Inatsisartut (parlamento) in Groenlandia, dobbiamo sottolineare che la Groenlandia continua il lavoro per la Groenlandia, che è già in corso attraverso i canali diplomatici in conformità con le leggi e i regolamenti internazionali. Tutti noi sosteniamo questo sforzo e ci opponiamo fermamente ai tentativi di creare discordia. La Groenlandia è un unico Paese, che tutti sosterranno”.
Nonostante le differenze politiche tra i cinque leader su altre questioni, una cosa è chiara come la luce del sole: sono tutti molto uniti nel rifiutare fermamente qualsiasi offerta degli Stati Uniti. Questa dichiarazione è significativa nel contesto dell’ondata di incomprensione e disinformazione che sta travolgendo gli Stati Uniti sull’argomento, con i sostenitori di Trump che intenzionalmente (e anche certi critici di Trump involontariamente) ritraggono alcuni partiti come più simpatici alle ambizioni di Trump rispetto agli altri, per far credere che l’idea di un’adesione della Groenlandia agli Stati Uniti goda di un sostegno locale maggiore di quello reale. La dichiarazione congiunta chiarisce che tutti e cinque i partiti ritengono la proposta inaccettabile e irrispettosa.
Considerando quella che sembra essere la tattica del campo di Trump di seminare zizzania e giocare con le divisioni, e di travisare grossolanamente l’interesse di pochi innamorati di Trump come l’aspirazione collettiva dei molti che chiaramente non lo sono, è del tutto comprensibile che il presidente groenlandese uscente abbia voluto convocare i leader di tutti i partiti per elaborare una dichiarazione congiunta che denunci fermamente tale mancanza di rispetto. Se il risultato delle elezioni rivela qualcosa, è che molti groenlandesi hanno a cuore le questioni dell’indipendenza politica dalla Danimarca e delle future relazioni con gli Stati Uniti, ma hanno altrettanto, se non di più, a cuore le questioni locali che riguardano la loro vita quotidiana, come la sanità, l’istruzione, l’assistenza all’infanzia e altro ancora. Si tratta di questioni in cui gli Stati Uniti sono molto indietro rispetto agli Stati nordici, quindi, a parte il fatto che la Groenlandia non è in vendita, la proposta di unirsi agli Stati Uniti non è semplicemente allettante.
Questo non significa che gli Stati Uniti non abbiano legittimi interessi di sicurezza in Groenlandia. Ha assolutamente ragione a riconoscere l’immensa importanza strategica della Groenlandia, come ha riconosciuto anche il Segretario generale della NATO Mark Rutte. È un peccato, però, che in un campo così ricco di opportunità, egli parli di acquisizione e annessione (del tutto inutile e sgradita) invece di limitarsi a coltivare la buona volontà verso gli Stati Uniti e a incoraggiare gli investimenti americani (effettivamente utili e graditi). In un momento in cui gli Stati Uniti hanno davvero bisogno della Groenlandia per tutte le numerose ragioni di sicurezza e di risorse che Trump giustamente individua, Trump sta facendo di più per danneggiare e minare le relazioni tra Stati Uniti e Groenlandia di qualsiasi suo predecessore, una strategia che si sta rivelando del tutto controproducente e che sta portando un cuneo tra i due alleati.
Commenti del dottor Dwayne Ryan Menezes, fondatore e direttore generale inglese dell’Iniziativa per la ricerca e la politica polare (PRPI)
Traduzione dall’inglese di Thomas Schmid