Secondo appuntamento questo pomeriggio in piazza Sant’Ambrogio nel centro storico di Firenze di “Friday for Peace”, il presidio che vuole essere un punto di incontro settimanale per il pacifismo  cittadino. Promosso dal Cordinamento Fiorentino contro il  Riarmo che raccoglie  un ampio ventaglio di associazioni, di forze politiche di opposizione  ed attivisti che rifiutano decisamente la guerra in tutte le sue forme , il presidio vuole denunciare l’attuale delirante progetto del riarmo europeo che sottrae risorse alle spese sociali  per finanziare gli appetiti  dei produttori di armi.

Questo un estratto del volantino distribuito al presidio:

“Contro l’Economia di Guerra.

Il Parlamento e la Commissione Europea decidono di concentrare tutte le risorse e i risparmi delle famiglie per sostenere l’industria e la finanza bellica.

L’Europa non è stata in grado di prevenire l’aggressione russa all’Ucraina dopo dieci anni di guerra civile e non ha voluto utilizzare la diplomazia per rappresentare i bisogni e la volontà dei due popoli in tre anni di bombardamenti.

L’Europa della pace, della democrazia, della libertà di espressione, del benessere diffuso, della politica di vicinato e di sviluppo condiviso cede agli interessi del grande capitale che oggi scommette sulla guerra come nel 1914 e nel 1939.

Neanche in Medioriente l’Europa ha preso alcuna iniziativa per favorire un processo di pace e convivenza e ha favorito il massacro del popolo palestinese. I vertici europei non percepiscono i venti di rivolta anticoloniale provenienti dal Sud Globale, né tantomeno la richiesta e la necessità di costruire un mondo multipolare, non più soggetto ad un potere politico e finanziario unico.”

“Dobbiamo reagire e resistere alle scelte  disastrose in politica internazionale…….attraverso tutti gli strumenti della difesa civile non violenta per cambiare drasticamente le strategie europee”

questi gli strumenti di lotta proposti:

“controinformazione, sciopero contro la guerra in tutte le sue forme, disinvestimento e boicottaggio dei marchi ed imprese  che speculano sulla guerra, obiezione fiscale alle spese militari, obiezione  di coscienza dei militari e dei lavoratori coinvolti  nelle filiere di produzione, finaziamento e logistica degli armamenti, renitenza alla  nuova leva militare e rifiuto di eventuali reclutamenti forzati e precettazioni.”

Foto di Cesare Dagliana

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