Dopo otto anni di governi neoliberali e a poche settimane dalle elezioni presidenziali, l’Ecuador si trova nel mezzo di una crisi sociale senza precedenti, con l’economia in difficoltà e l’abbandono dell’istruzione e della sanità pubblica.

«Le decisioni degli ultimi governi, il saccheggio fiscale, i sussidi ai più ricchi e la trappola del debito hanno portato il Paese alla recessione, alla disoccupazione e a un allarmante aumento della povertà», spiega l’ex Ministro dell’economia, Carlos de la Torre (Palabra Suelta /Ecuador en Directo, 27/02/2025). Solo nel 2018, durante il governo di Lenin Moreno, alle grandi imprese sono stati cancellati debiti per 4 miliardi di dollari. «Il modello neoliberale, applicato negli ultimi anni, non solo ha impoverito la maggioranza degli ecuadoriani, ma ha anche avvantaggiato un’élite economica, poiché è un modello di impoverimento strutturale».

«Mentre ogni giorno più famiglie cadono in povertà, oltre 350.000 persone sono disoccupate, e mentre le opportunità per la grande maggioranza della popolazione si estinguono, i più ricchi continuano a evadere le tasse, per una somma di oltre 7 miliardi di dollari di evasione fiscale». Questa la dichiarazione di Leonidas Iza, candidato alla Presidenza al primo turno, che ha inoltre denunciato 3 miliardi di dollari all’anno dovuti a reati di corruzione. Iza ha affermato che «abbiamo individuato il circolo di arricchimento che genera l’indebitamento pubblico e la cessione del nostro patrimonio».

Nella sua diagnosi, sottolinea anche che «mentre ci sono fame, migrazione e più di 90.000 bambini soggetti al ritardo scolastico, fra i tagli di energia, più di 200.000 ettari di terra coltivabile rimangono nelle mani di monopoli e oligopoli agroindustriali. È così che abbandoniamo la nostra ricchezza ed eludiamo il dovere di prenderci cura della nostra madre terra».

«Dobbiamo anteporre la vita al debito, agli aggiustamenti fiscali e a tutte le politiche neoliberali», sottolinea l’economista Pedro Páez, ex responsabile del controllo del potere del mercato. «Le narrazioni si stanno sgretolando ad un ritmo accelerato», ad esempio, tutti i discorsi peggiorativi del potere neoliberale contro il popolo ecuadoriano sul costo dei “sussidi” per la salute e l’educazione, dando però il valore di “spesa fiscale” alla cancellazione dei debiti verso i ricchi (Palabra Suelta /Ecuador en Directo, 27/02/2025).

In un recente “Pronunciamento contro il neoliberismo e la violenza”, professori universitari e accademici delle province della Sierra centrale (Pichincha, Tungurahua, Chimborazo e Cotopaxi) hanno denunciato «l’abbandono dell’istruzione pubblica come una delle espressioni più gravi di questo modello: dal 2024, il debito dello Stato con le università ecuadoriane ammonta a 712 milioni di dollari, che ha impedito a 248.000 giovani di accedere all’istruzione superiore. L’Ecuador non può continuare sulla strada dell’espropriazione, della precarietà e della violenza istituzionalizzata».

Non si tratta solo di impatti materiali: la popolazione, spaventata e assediata da un clima di violenza e polarizzazione politica, è facile preda della disinformazione e della manipolazione della propaganda, adattata ai rispettivi profili, con la complicità dei media tradizionali e dei social network.

Di fronte all’assalto dell’ultradestra, rappresentata dall’attuale candidato presidente ed erede della fortuna più cospicua del Paese, Daniel Noboa, l’Ecuador ha bisogno di una deviazione di rotta radicale per superare la violenza sociale e personale, la disoccupazione, lo sradicamento, la sfiducia, l’odio, la paura e il terrore.

Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid.