La domanda è stata posta agli esperti intervenuti al convegno sul tema AGRICOLTURA, PAESAGGIO, ENERGIA SOLARE organizzato a Mortara sabato 22 marzo dall’Associazione Futuro Sostenibile in Lomellina ODV.
Vi hanno partecipato Niccolò Rizzati, ricercatore alla Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Piacenza, e Caterina Grimaldi, referente dell’associazione di protezione ambientale Gruppo di intervento giuridico (GrIG) che dal 2022 ha svolto 85 ricorsi, 35 costituzioni di parte civile in procedimenti penali e oltre 3˙500 azioni legali e iniziative di tutela del patrimonio ambientale e storico-culturale italiano, in più di 3˙000 dei casi ottenendo l’intervento delle amministrazioni pubbliche competenti o della magistratura.
L’incontro con loro ha coinvolto i cittadini della Lomellina ad affrontare la questione del consumo di suolo provocato dalla diffusione delle “piantagioni” di impianti fotovoltaici che incombe sui terreni agricoli del territorio e a conoscere le potenzialità del sistema agrivoltaico, ovvero dell’installazione di pannelli fotovoltaici che permettono l’uso dei campi simultaneamente per l’agricoltura e per la produzione di energia elettrica.
Il sistema definito agrivoltaico nel saggio scientifico Combining solar photovoltaic panels and food crops for optimising land use: Towards new agrivoltaic schemes pubblicato nel 2011 e dall’Istituto Fraunhofer, un ente tedesco che aggrega 76 centri accademici e di ricerca dediti alla verifica delle soluzioni di scienza applicata e il cui direttore Adolf Goetzberger nel 1981 aveva immaginato possibile “coltivare patate sotto ai pannelli fotovoltaici (Kartoffeln untern dem Kollektor, in Sonnenenergie – n° 3 / 1981) e dal Clean Energy Council australiano agrisolare, è evoluto dalle sperimentazioni di solar sharing (condivisione solare) condotte dal 2004 in Giappone, dove l’ingegner Akira Nagashima sviluppò dei prototipi di strutture fisse e rimovibili.
La sua implementazione, che in Europa è perseguita dalle strategie del Green Deal e in Italia è incentivata dal PNRR, parrebbe congeniale in Lomellina, un’area agroindustriale estesa in 3 milioni di metri quadrati, popolata da oltre 214 mila abitanti residenti in 57 comuni: «Con questa iniziativa che ha focalizzato l’attenzione sull’impiego del fotovoltaico in relazione al consumo del suolo e alle sinergie con l’agricoltura abbiamo iniziato un percorso indirizzato alla promozione della formazione di comunità energetiche – ha annunciato Alda La Rosa, presidente dell’associazione Futuro Sostenibile in Lomellina – Una prospettive che necessita di valutare le soluzioni tecnologiche e, allo scopo, disporre di quanto più aggiornate e approfondite informazioni riguardo a pregi e benefici e a pericoli e svantaggi di ciascuna alternativa».
Le molteplici, e complesse, correlazioni tra sviluppo economico, innovazione tecnologica, salvaguardia della biodiversità e dell’ambiente, tutela del suolo e protezione del paesaggio rurale sono questioni molto attenzionate in Lomellina, una zona agroindustriale al centro della Pianura Padana.
Nell’area, compresa tra il Po, il Sesia e il Ticino, si producono moltissimi beni alimentari di pregio, in particolare tipicità come la cipolla rossa di Breme e specialità come il salame d’oca di Mortara, e sono coltivati ortaggi, fagioli, colza, orzo, farro, grano saraceno e granturco, girasoli e soia e, principalmente, il riso.
L’associazione Futuro Sostenibile in Lomellina infatti ha sede in un antico borgo rurale, Castello d’Agogna, dove nella struttura attrezzata con laboratori di analisi e nell’annessa Azienda Agricola Sperimentale opera il Centro Ricerche sul Riso dell’Ente Nazionale Risi istituito nel 1931 per perseguire la “tutela della produzione risicola nazionale e delle attività industriali e commercio che vi sono connesse” con attività finalizzate al miglioramento della produzione e della trasformazione del prodotto.
Recentemente l’associazione è intervenuta, insieme ad altre 31 ecologiste e ambientaliste della provincia pavese, sulla questione dello smaltimento dell’amianto e del processo di trattamento del cemento-amianto nelle discariche della circoscrizione e, in particolare, della Lomellina, che confina con il Monferrato dove dal 1907 fino al 1986 è stato incessantemente attivo uno stabilimento della multinazionale Eternit.
di Maddalena Brunasti
RIFERIMENTI :
· Associazione Futuro Sostenibile in Lomellina ODV