Dichiarazione congiunta della lotta del Collettivo di Fabbrica e della lotta del @Quarticciolo Ribelle
2 aprile, iniziativa congiunta “Noi Saremo Tutto”
Solo chi non guarda, non vede cosa sta accadendo. E magari può trovare bizzarro l’accostamento tra un quartiere della periferia romana di 4000 abitanti devastato dal crack e la ex Gkn, uno degli stabilimenti dell’ “ormai fu” settore automotive del paese.
Da una parte una borgata orfana di una zona industriale, smantellata una generazione fa, senza che riuscisse a diventare mai veramente trainante nello sviluppo del territorio e, dall’altra, una che rischia di essere smantellata sotto i nostri occhi.
L’accostamento potrebbe quindi stare nelle cause profonde delle ferite comuni che ci portiamo addosso? Si, certamente, anche.
La distruzione dei posti di lavoro, soprattutto di quelli sindacalizzati e pieni di diritti, riversa su tutto il paese povertà e abbrutimento che si concentrano poi alla periferia della società. La rendita finanziaria e quella immobiliare gentrificano le città, abbrutiscono le periferie, chiudono le fabbriche, mangiano il tessuto produttivo per digerirlo come futura speculazione. Infine, dopo averci ridotti al degrado, il degrado viene usato come scusa per militarizzare le nostre vite: con il decreto Caivano o con il Ddl 1660.
In comune abbiamo la povertà. Relativa, assoluta, nuova, vecchia, di diverso grado, con tutto il suo portato di disagio mentale, dipendenze, tossicità. In comune abbiamo che non possediamo altro che i nostri corpi in questo scontro: per presidiare uno spazio, una fabbrica, un concetto, per evidenziare una ingiustizia.
In comune abbiamo la debolezza e le fragilità. Siamo l’esatto opposto di una imponente macchina organizzativa. Siamo scomposte/i, disordinate/i, spesso improvvisate/i, “geniali dilettanti in selvaggia parata”.
E abbiamo in comune perfino le soluzioni che ci vengono proposte dall’alto: “tavoli”, chiacchiere, palliativi di ogni tipo, finte rigenerazioni, finte reindustrializzazioni.
Ma oggi, ed è questa forse la novità da registrare, abbiamo in comune molto di più.
Non più la sola disgrazia, ma il metodo per uscirne.
Abbiamo un piano. Abbiamo dei piani, non delle semplici evocazioni ma proposte puntuali per affrontare quello che ci rappresentano come un destino ineluttabile. Abbiamo Piani che sono proposte per cui siamo disposti a lottare.
È nella determinazione di chi affronta il problema di mettere insieme il pranzo con la cena come un fatto collettivo e sistemico che cresce ciò che ci salva. È la radicalità di punti di vista radicati che aprono spazi quella in cui è possibile agire da mille postazioni: movimenti, sindacati, università, movimenti ecologisti. Sarebbe impossibile un elenco di chi contribuisce alla radicalità – della capacità di andare alle radici – della proposta che emerge a Quarticciolo e a Campi Bisenzio. Sarebbe stupefacente sapere in quanti canticchiano nella loro quotidianità “occupiamola, fino a che ce ne sarà”.
Questo tempo non ci lascia spazio tra essere protesta e essere proposta. Dal basso nasce una classe dirigente che “sa come si fa” e che si contrappone a chi dall’alto ci schiaccia o ci logora.
Intendiamoci, “dall’alto e dal basso” non sono concetti semplici e assoluti. Sappiamo bene come il nostro basso” sia stato corrotto, spaccato, frantumato, infiltrato da ogni parte dalle parole e dalle pratiche di chi sta in alto. Il nostro percorso è pieno di contraddizioni e di tentativi frustrati.
Ci accumunano, a Campi Bisenzio e a Quarticciolo, gli strumenti nuovi da inventare per non cedere il passo in uno scontro che ci logora. I ministri, hanno i decreti e i tavoli, scelgono che tempo devono battere gli orologi del nostro mondo. “Lor signori” possono bloccare i nostri stipendi, possono sfrattarci dalle nostre case. Gli basta un decreto di urgenza per commissariare un intero quartiere. Gli basta sedersi in riva al fosso e veder scorrere il fiume per aspettare che la ex GKN muoia di fame e di stenti.
E tanto più loro sono il “nulla”, tanto più noi siamo state/i costretti a essere tutto. Protesta, proposta, lotta e comunità, lavoro e riposo, fragilità e vita bella, come passare la notte e la nottata, il mese, l‘anno.
Per questo il prequel del Festival di Letteratura Working Class il 2 aprile si terrà al Quarticciolo, per poi aprirsi a Campi Bisenzio il 4-5-6 aprile. Perché noi siamo anche lotta all’invisibilità e riappropriazione della capacità di coloro che stanno in basso di scrivere la propria storia, riappropriandosi della bellezza di ogni strumento narrativo a disposizione.
Un Festival di Letteratura Working Class in un quartiere assediato da una piazza di spaccio e poi in una fabbrica assediata da potenziale speculazione immobiliare. Dove “loro” non sono nulla e noi siamo tutto.
#quarticciolocambiadavvero #insorgiamo
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