15 marzo 2025 – La recrudescenza del conflitto nella provincia di Kivu Sud, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, ha costretto più di 850.000 persone – quasi la metà delle quali bambini – a lasciare le proprie case. Molti vivono in condizioni precarie, rifugiati in scuole, chiese o all’aperto, con accesso limitato ad acqua pulita, servizi igienico sanitari, assistenza mendica e istruzione.
Le violenze in corso nella provincia hanno portato a un forte aumento delle gravi violazioni contro i bambini. I casi verificati da gennaio 2025 sono aumentati, raggiungendo un incremento di circa il 150% rispetto a dicembre 2024. Queste violazioni comprendono violenza sessuale, uccisione, mutilazione e reclutamento e uso dei bambini da parte di gruppi armati.
Il Rappresentante dell’UNICEF in Repubblica Democratica del Congo è stato in missione nella regione orientale agli inizi di marzo per vedere con i suoi occhi le conseguenze della crisi a Bukavu e valutare la risposta potenziata dell’UNICEF.
“Ho incontrato bambini non accompagnati alla ricerca di rifugio alla University Clinics – bambini che avevano perso tutto. Il loro stress è immenso, ogni giorno senza una risposta umanitaria più forte la loro sofferenza peggiora,” ha dichiarato Jean François Basse, Rappresentante UNICEF ad interim in Repubblica Democratica del Congo. “Stiamo affrontando una crisi di protezione senza precedenti. I bambini sono utilizzati come obiettivi. Vengono uccisi, reclutati, separati dai genitori e esposti a terribile violenza sessuale e fisica.”
I combattimenti hanno anche significativamente limitato le operazioni umanitarie. La chiusura dell’aeroporto di Kavumu, a 25 km a nord di Bukavu – un punto di accesso vitale per la distribuzione di aiuti essenziali – e la chiusura delle banche hanno interrotto le operazioni sul campo e ritardato pagamenti e distribuzioni.
Il settore sovraffollato è sovraccarico con ospedali sovraffollati e carenza di medicinali e attrezzature. Più di 15 strutture sanitarie sono state parzialmente distrutte mentre epidemie di colera, morbillo e mpox si stanno diffondendo. Da gennaio 2025, sono stati segnalati 377 casi di colera con un aumento preoccupante di 146 nuovi contagi a fine febbraio, che hanno colpito in particolare i siti per sfollati e le zone sanitarie a Minova e Uvira.
Anche l’istruzione subisce conseguenze, con la chiusura di oltre 1.000 scuole nella provincia, l’interruzione dell’istruzione per oltre 300.000 studenti. Solo a Bukavu 19 scuole sono state trasformate in rifugi di fortuna per famiglie sfollate, sottolineando l’urgente bisogno di soluzioni alternative per supportare l’istruzione e i bisogni umanitari.
In risposta a questa critica situazione, l’UNICEF e i suoi partner stanno ampliando il supporto per bambini e famiglie. Gli sforzi a riunire i bambini non accompagnati con le loro famiglie sono in corso, con il 40% già supportati. Quattro “centri di ascolto” operativi adesso forniscono supporto psicosociale e servizi per i bambini e le famiglie colpite.
Anche l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici sta migliorando, con tre stazioni di depurazione che forniscono 180.000 litri di acqua pulita al giorno. Nel frattempo, le squadre mobili dell’UNICEF stanno lavorando nelle aree colpite dal colera per la disinfezione, la sensibilizzazione e le visite mediche.
L’UNICEF e I suoi partner stanno anche lavorando per riaprire le scuole, valutare le strutture danneggiate per una rapida riabilitazione. Infine, l’UNICEF sta rafforzando il sostegno ai centri sanitari per affrontare le epidemie di vaiolo e colera, in particolare attraverso cure mediche, assistenza nutrizionale e sostegno alla salute mentale.
“Chiediamo a tutte le parti in conflitto di cessare immediatamente le ostilità, proteggere i bambini, rispettare il diritto umanitario internazionale e garantire un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli”, ha dichiarato Basse.