Aumenta il numero delle farmacie coinvolte nella sperimentazione della Farmacia dei Servizi: nei primi tre anni di rilevazioni, il dato oscillava intorno al 60%, negli ultimi due anni supera il 70%.

In costante ascesa anche l’adesione delle farmacie ad iniziative di screening per tumore al colon-retto: si passa dal 18% del 2018 al 78,8% del 2024.

Tra i servizi offerti, è la telemedicina l’area di maggior crescita: se nel 2018 erano il 10% quelle che offrivano il telemonitoraggio della pressione arteriosa, nel 2024 si supera il 70%.

Analogamente la telecardiologia passa dal 28% al 76,5%.

Cresce la diffusione del servizio CUP, dal 63% del 2018 al 79,1% del 2024.

Non si consolida purtroppo il dato sull’impegno delle farmacie in tema di aderenza alle terapie: bassa la partecipazione dei farmacisti ai programmi di supporto (28,3%), con il 51,9% di loro che segnala ostacoli burocratici.

Altra area che meriterebbe di essere rafforzata è quella relativa ai servizi di supporto all’Assistenza Domiciliare Integrata, con valori rispetto agli altri servizi offerti in farmacia sempre molto bassi (nel 2018: 7%, nel 2024: 6,5%).

Sono questi alcuni dei dati che emergono dal VII Rapporto sulla Farmacia, presentato recentemente da Cittadinanzattiva e Federfarma con il supporto non condizionato di Teva.

Il 73,8% delle farmacie è già coinvolto nella sperimentazione della Farmacia dei Servizi con un impegno proattivo nel trasformare il proprio ruolo da dispensatrici di farmaci ad erogatrici di servizi sanitari.

A detta dei farmacisti interpellati, cresce l’offerta dei servizi.

Rispetto al 2023, aumenta il numero di farmacie che offre una gamma di servizi: test/esami diagnostici quali l’esame della glicemia (83,7%, nel 2023 era l’81,6%), del colesterolo (79,1% rispetto al 78,4% del 2023), dei trigliceridi (74,7%, un anno fa il dato si fermava al 73%); CUP e servizi correlati (79,1% rispetto al 77,4% del 2023).

Diffusa la possibilità di prenotare e ritirare farmaci e prodotti in farmacia (85%), così come il tradizionale servizio delle preparazioni galeniche (62,2%).

Di contro ancora poco sviluppata l’offerta di servizi di supporto all’ADI (6,5%).

Per i cittadini i servizi maggiormente fruiti rimangono gli stessi del 2023, ma la richiesta è in leggero calo: prenotazione di farmaci e altri prodotti da ritirare in farmacia (richiesto dall’84% degli interpellati, nel 2023 era l’86,5%), monitoraggio dei parametri (45,7%, nel 2024. nel 2023 era 46,3%), CUP e servizi correlati (34,7%. Nel 2023: 38,7%), preparazioni galeniche (28,4%. Nel 2023: 34%).

Tra le prestazioni che non erano a conoscenza si potessero trovare in farmacia, troviamo spirometria (10,1%), servizi di supporto all’ADI (9%), programmi di supporto all’aderenza terapeutica (8,1%).

Quasi la metà (48,7%) delle persone intervistate utilizza abitualmente un farmaco equivalente, un ulteriore 44,6% dichiara di assumerlo saltuariamente.

Chi proprio non lo usa è il 6,7% del campione.

In particolare, si rileva che Abruzzo (17,6%), Lazio (14,7%), Molise (12,5%), Umbria (12%) e Sardegna (10%) presentano i valori relativi più alti in coloro che dichiarano di non assumere mai i farmaci equivalenti.

Nei fatti anche nel presente Rapporto, così come nelle rilevazioni ufficiali, è il Sud l’area dove è più facile trovare persone che dichiarano di non assumere mai il farmaco equivalente, a fronte del Nord che, di contro, è l’area dove si registra un più diffuso consumo abituale di tali farmaci.

Interessante anche analizzare la fascia di età di chi si è espresso sui farmaci equivalenti: è i giovani dai 18 ai 30 anni dichiarano di utilizzarli abitualmente, seguiti dai senior 75/84 anni.

Gli anziani over 85 anni sono coloro che maggiormente ammettono di non utilizzarli mai.

Tra le persone che ammettono di non conoscere la differenza tra principio attivo e nome commerciale del farmaco, prevalgono coloro della fascia di età dai 64 ai 74 anni.

Al contrario, nei giovani 18/30 anni nessuno mostra incertezze al riguardo.

Tra i motivi di rifiuto dei farmaci equivalenti, i farmacisti (il 93,5%) rilevano nei cittadini il timore che non siano equivalenti in termini di efficacia, qualità e sicurezza, o problemi con l’identificazione della confezione (62,6%) o ancora abitudini che non si è disposti a cambiare (62,1%).

Tra i pazienti che si rifiutano di assumere un farmaco equivalente, prevale il timore che non siano “equivalenti” (57,9%), la fermezza di non volersi assumere alcuna responsabilità finché non sia il medico prescrittore a farlo (18,4%), la diversa composizione degli eccipienti (15,8%).

Per chi, invece, sceglie di usare gli equivalenti, influisce molto la fiducia riposta nel farmacista (48,8%), il risparmio (39,7%), il fatto che a prescriverlo sia stato il medico (19,7%) o la fiducia riposta nel produttore (8,7%).

La motivazione del risparmio primeggia unicamente tra i giovani 18/30 anni, mentre in tutte le altre fasce d’età prevale la fiducia nella proposta fatta dal farmacista.

Negli ultimi 12 mesi, è unanime (98,9%) tra i farmacisti, la consapevolezza che il settore abbia registrato durevoli e/o sistematiche indisponibilità e carenze di farmaci.

Si tratta in particolare di farmaci per malattie croniche (94,1%); antibiotici (50,4%); antinfiammatori (18,1%); vaccini (13,8%); medicinali oncologici (11,1%); antipiretici (8%).

Una condizione riscontrata nell’ultimo anno ovviamente anche da molte persone: nel 29,6% dei casi l’attesa era comunque compatibile con le proprie esigenze di salute, per l’11,8% era invece incompatibile.

Qui per scaricare il VII Rapporto sulla Farmacia: https://www.cittadinanzattiva.it/notizie/16968-presentato-il-vii-rapporto-annuale-sulla-farmacia.html.