A causa del riscaldamento globale, la Grande Barriera Corallina meridionale ha registrato gravi livelli di sbiancamento dei coralli, dati che mostrano un preoccupante aumento del fenomeno. Gli oceani, sempre più caldi e acidi, stanno vivendo profondi squilibri che, secondo alcune stime, potrebbero provocare la scomparsa di grandi barriere coralline entro il 2055.

Gli studi allarmanti sulla Grande Barriera Australiana

A rivelare la gravità della situazione è stato il team di biologi dell’Università di Sydney, che nel gennaio 2025 ha pubblicato la ricerca “Catastrophic bleaching in protected reefs of the Southern Great Barrier Reef”. Lo studio documenta livelli di sbiancamento mai registrati prima e l’impatto devastante su una vasta gamma di specie di coralli.

“Per oltre 161 giorni – afferma lo studio condotto dal team della professoressa Maria Byrne della School of Life and Environmental Sciences – abbiamo monitorato la salute di 462 colonie di coralli, partendo dal picco dell’ondata di calore al raffreddamento autunnale e invernale. A febbraio e aprile rispettivamente il 66% e l’80% delle colonie erano sbiancate. A maggio il 44% delle colonie sbiancate era morto e il 53% a luglio. A luglio il 31% delle colonie era ancora sbiancato e il 16% si era ripreso”.

I seri rischi a cui sono sottoposte le barriere coralline sono stati analizzati anche da tre scienziati, Renée O. Setter, Erik C.Franklin e Camillo Mora con lo studio “Co-occurring anthropogenic stressors reduce the timeframe of environmental viability for the world’s coral reefs”, presentato nel 2022 alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Nell’analisi, gli autori esplorano come i disturbi antropogenici, come il riscaldamento globale e l’inquinamento, stanno ponendo sfide senza precedenti all’esistenza degli ecosistemi, con stime sulla velocità con cui gli stressor antropici riducono il tempo di sostenibilità ambientale delle barriere coralline, sia in Australia che nel mondo. Il professor Setter e gli altri colleghi scienziati hanno dimostrato che l’anno in cui le condizioni diventeranno inadatte alla sopravvivenza di una barriera corallina è il 2055, tenendo presente più fattori di stress ambientale. In base a un’analisi realizzata considerando tutti i fattori di rischio, tali condizioni si presenteranno entro il 2035.

Perché dovremmo preoccuparci?

Nonostante la gravità del fenomeno, non tutti comprendono a pieno le implicazioni del “coral bleaching” sulla nostra sopravvivenza. La distruzione delle barriere coralline, infatti, ha effetti diretti non solo sulla biodiversità marina, ma anche sulla sicurezza alimentare, sull’economia e sulla protezione costiera.  “I servizi ecosistemici cruciali che le barriere coralline tropicali forniscono come habitat per una vasta biodiversità e nel fornire sicurezza alimentare, entrate e protezione della costa per l’umanità – conclude la ricerca dell’Università di Sidney – dipendono dall’integrità dei coralli, organismi fondamentali. In un oceano che si riscalda rapidamente, le barriere coralline sono in pericolo. Come conferma la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), il quarto evento globale di sbiancamento dei coralli è iniziato nei Caraibi ed è stato seguito dallo sbiancamento sulla Grande Barriera Corallina. Le temperature più elevate da secoli hanno così causato gravi impatti in vaste aree del mondo”.

La rapida distruzione delle barriere coralline, accelerata dal riscaldamento globale, minaccia non solo la biodiversità marina, ma anche l’alimentazione e la protezione costiera. Senza un’azione immediata, le barriere coralline potrebbero scomparire entro il 2055, con conseguenze devastanti per il nostro pianeta.

Federica Mantovani della 5C del Liceo Scienze Umane “Duchessa di Galliera”, Genova, nel contesto del ciclo sull’Antropocene promosso dal Campus del Cambiamento.