Ieri pomeriggio Guy, attivista israeliano, volontario di “Operazione Colomba”, ha condotto le numerose persone partecipanti l’iniziativa (organizzata da ARCI Firenze, AssoPace Palestina, COSPE, Amnesty e Mediterranea) dentro le scene reali di quello che in questo ultimo mese e mezzo sta succedendo in Cisgiordania.

Al Premio Alexander Langer 2024 è stato candidato il movimento israeliano Ta’ayush, attivo nella resistenza nonviolenta in Cisgiordania, che Guy rappresenta e introduce, recuperando i principali passaggi storici dal 1947 ad oggi, descrivendo le tre aree di divisione della terra (occupata) (A – B – C), focalizzando lo sguardo attraverso video (recentissimi) che riguardano la zona di occupazione di fatto israeliana.

Le immagini che scorrono davanti agli occhi sono forti, permettono di entrare all’interno di quello che sta accadendo e suscitano sentimenti di rabbia e al contempo di bisogno di continuare il sostegno al popolo palestinese; le telecamere si fermano particolarmente sui posti di blocco cui sono sottoposti i palestinesi che devono spostarsi (per motivi di scuola, lavoro, sanità…), quando i gate impediscono che passino beni di consumo, medicinali… e quando per tentare di arrivare a destinazione si cerca di aggirare il check point utilizzando gli asini (e non le macchine).

I palestinesi di fatto vivono in costante paura di essere cacciati dalla propria terra; vediamo filmati che registrano fotogrammi di ruspe che demoliscono le abitazioni ed al contempo la resistenza di chi anche dopo quattro – cinque – sei distruzioni ancora continua a Ri-costruire (case – tende fatte crollare, cisterne piene di acqua distrutte, alberi appena piantati rasi al suolo, pannelli solari demoliti …).

I coloni israeliani ed i loro gregari (soldati) esercitano azioni violente anche contro persone, attaccano, mascherati, spesso sono minorenni, educati alla violenza; ed anche quando viene chiamata la polizia, non vi sono conseguenze per i coloni; vediamo filmati che raccontano attraverso immagini che cosa succede quando viene messo in trappola chi, per proteggere i propri asini, fuori dalla propria casa, subisce pestaggi … e continua la distruzione … degli esseri umani e dell’ambiente che abitano.

Afferma Guy israeliano ebreo: “nemmeno nell’olocausto ho visto accadere scene così”. Il genocidio è un processo che si costruisce con la complicità dei Paesi che inviano armi (anche l’Italia è responsabile); il genocidio si sposta e dobbiamo coltivare consapevolezza e chiederci: che cosa posso fare io? Boicottare tutto quello che indirettamente e direttamente sostiene l’azione genocidaria di Israele: è una prassi nonviolenta che si interpone alla violenza.

Emanuela Bavazzano