Ho conosciuto Larch Maxey qualche anno fa, durante una mia visita a Totnes, la cittadina del Devon diventata famosa per la sua comunità transizionista.
Il movimento Transition Town è nato lì e ha portato in giro per l’Europa e per il mondo, una ventata di aria fresca e pulita, dimostrando nei fatti come sia possibile costruire un modello di vita ecologicamente e socialmente sostenibile a partire dall’azione diretta dei cittadini.
In quella occasione, Larch mi ha invitato a mangiare una zuppa a casa sua e così ne abbiamo approffitato per discutere a lungo di risorse naturali, agricoltura di prossimità, di imprenditoria sociale e anche di benessere, inteso come tempo di vita dedicato a riconoscere e armonizzare se stessi all’interno di un gruppo. In quel periodo svolgeva l’attività di ricercatore all’Università di Plymouth e aveva già pubblicato libri e articoli su questi temi. Il suo impegno per un corretto rapporto tra umanità e natura si è da subito mostrato totalizzante e positivo. Larch non ha un’auto e si muove esclusivamente in bicicletta e con i mezzi pubblici e del suo entusiasmo per la possibilità di un cambiamento che potesse invertire il caos generato dall’uso dei combustibili fossili e dalla ferocia dell’economia liberista, aveva contagiato il resto della famiglia e i suoi amici. Sposando le idee e le pratiche non violente di Gandhi, era già ampiamente noto per il suo essere sempre in prima fila, per il suo sorriso e per il suo eloquio efficace, per la sua capacità di progettazione e animazione: un leader naturale insomma, caratterizzato dalla sua scelta di agire sempre in modo diretto e senza secondi fini.
Dopo il nostro incontro è stato tra i primi ad organizzare le iniziative di Extinction Rebellion e successivamente quelle di Just Stop Oil, che a Londra e in tutto il Regno Unito hanno dato prova di poter compiere importatnti azioni dimostrative e di poter mobilitare migliaia di persone con proteste pacifiche ma molto determinate. E’ in questo contesto che Larch ha voluto fare un salto di qualità nella sua vitale contestazione allo strapotere delle grandi corporazioni che avvelenano il pianeta, e lo ha fatto occupando il tunnel di un terminal petrolifero dell’Essex con l’obiettivo di portare la protesta nel cuore della struttura industriale.
Era il 2022 e tra agosto e novembre, altri membri della contestazione stavano pianificando nuove clamorose manifestazioni di dissenso, come il blocco simbolico della M25, una grande arteria stradale su cui transita il folle traffico che si muove intorno alla capitale.
Per queste azioni (anche solo preparate) 16 attivisti sono finiti in galera: tra questi, l’insegnante in pensione Gaie Delap, di 78 anni, mentre un processo sbrigativo ha inflitto 5 anni a Roger Hallam (teorico della protesta nonviolenta) e 3 anni a Larch.
Le pene detentive, straordinariamente dure, sono il frutto di una campagna governativa bipartisan tesa a demonizzare chiunque manifesti il proprio dissenso dalle politiche economiche/energetiche che nel Regno Unito sono saldamente in mano alle Big Companies di petrolio, carbone e gas. Infatti, nessun giudice, prima di questi casi, aveva utilizzato la legge in senso così restrittivo, arrivando a comminare pene previste per fatti molto più gravi.
Le sentenze sono arrivate dopo la pubblicazione del rapporto di Lord Walney, consigliere del governo Tory sulla violenza politica, in cui si chiedeva che gruppi come Extinction Rebellion e Just Stop Oil, venissero etichettati come gruppi estremisti e quindi sottoposti a severe restrizioni come quelle applicate per le organizzazioni terroristiche: un atto politico con ricadute giudiziarie che ha dato via ad una e vera e propria persecuzione nei confronti degli attivisti non violenti, con l’ obiettivo di metterli a tacere una volta per sempre.
In una intervista a The Guardian, Zoe Cohen, portavoce di Extinction Rebellion, ha affermato che “ogni cittadino dovrebbe avere il diritto di protestare in modo efficace, che questo è parte cruciale della democrazia e che queste condanne sono state scritte direttamente da “think tank” finanziati dalle corporazioni, dai soldi del petrolio e da soggetti oscenamente ricchi: gli stessi attori che sono responsabili della brutale disuguaglianza sociale e che ci stanno portando all’estinzione”.
Nei giorni scorsi, davanti all’Alta Corte di giustizia di Londra, centinaia di manifestanti hanno tenuto un sit-in per supportare i carcerati e i loro avvocati difensori, che a breve sosterranno davanti alla sessione plenaria d’appello, la necessità di annullare le condanne indebitamente dure.
La voce e le azioni di Larch, tacitate da una repressione senza precedenti che ha aperto la strada a simili provvedimenti in altri paesi europei (Italia compresa, si veda il cosiddetto decreto “sicurezza”), mettono dunque alla prova il tanto rinomato diritto anglosassone e il suo sistema di garanzie che, con questa storia, ha dimostrato di avere non poche falle e oscure tendenze liberticide.