Si è da poco concluso a Roma il Consiglio generale dei metalmeccanici CISL con al centro il tema: “ L’immigrazione dall’emergenza alle opportunità. Dall’accoglienza alla cittadinanza”.
Aprendo gli interventi il professor Maurizio Ambrosini, dell’Università degli Studi di Milano, ha smentito numeri alla mano la vulgata che vuole il nostro Paese al centro di un’emergenza legata appunto all’immigrazione: dopo Germania, Francia , Spagna siamo i quarti in Europa per domande di asilo (nel 2023 135 mila).
L’accoglienza, spiega Ambrosini, comincia da come si vede il fenomeno: “i cittadini del nord del mondo o i membri delle élite anche del sud del mondo non li chiamiamo migranti. Solo gli stranieri poveri sono gli immigrati, sono quelli che non ci piacciono”.
La retorica della continua emergenza inasprisce questa visione, ma c’è una divaricazione profonda tra la rappresentazione e l’evidenza statistica: “I dati dicono che l’immigrazione è stazionaria, 5,3milioni di persone, di cui 400 – 600mila irregolari.
Vengono qui per il lavoro e poi per i ricongiungimenti familiari, per tre quinti vengono da paesi dell’est”.
Sono anche vantaggiosi per lo Stato: 2,4 milioni versano tasse, essendo più giovani incidono meno su ospedali e pensioni. Ciò che entra, insomma, è più di quello che esce.”
“La mostrificazione del diverso – spiega ancora Ambrosini – lo rende cattivo, ma il tasso di criminalità degli irregolari è più alto dei regolari: quindi, perché non si regolarizza ? “.
E ancora: delinquono maggiormente i maschi giovani e soli, mentre il matrimonio abbassa questo tasso, ma il governo ha raddoppiato i termini per i ricongiungimenti: ‘’li vuole soli e arrabbiati’’.
E ancora: “chi ha una fede religiosa delinque meno, ma il governo ostacola la costruzione di sale di preghiera”.
Le soluzioni: riconvertire il migrante che chiede asilo in migrante che chiede lavoro, far arrivare chi ha già dei punti di riferimento, rendere più convenente la via legale da quella illegale.
Prevedere le sponsorizzazioni di privati, coinvolgendo anche gli imprenditori.
Sauro Rossi, segretario confederale della Cisl, ha sottolineato che oggi c’è un approccio ‘’securitario all’immigrazione’’, mentre bisognerebbe preoccuparsi del fenomeno contrario: “da qualche anno in Italia i flussi in uscita sono diventati maggioritari”.
Inoltre, qui al 2040 100 milioni di persone dovranno muoversi per gli effetti climatici: “Una governance nazionale non basta, occorre una governance mondiale’’.
Ovviamente, sottolinea Rossi, non si può lasciare il campo alla deregolazione: “ma quello che serve è una accoglienza diffusa.
Basta con le logiche massive, basta spostare l’accoglienza in altri paesi.
Come sindacato dobbiamo relazionarci su questo tema per il declino demografico e quindi la carenza di lavoratori, fenomeno che riguarda l’intera Europa’’.
E dunque, processi di formazione e inserimento nei paesi di origini, interlocuzione col sindacato anche per valutare i fabbisogni, percorsi contrattuali per analizzare le necessità.
“Oggi abbiamo il 10% dei lavoratori immigrati.
Ma se il 35% delle famiglie povere sono migranti, e se il 31% de detenuti sono immigrati, siamo davanti a una segregazione occupazionale e nel processo tra accoglienza e integrazione qualcosa non funziona”.
Anche per quanto riguarda il sindacato, dunque, occorre ‘’una azione più forte, non solo in termini di fornitura di servizi e di assistenza”, e “il tema immigrazione non può limitarsi a una enunciazione nelle tesi congressuali”, ma deve assumere tratti concreti.In realtà essa rappresenta una risposta concreta all’inverno demografico di tutta l’Europa.
Pertanto è opportuno individuare soluzioni concrete sul processo di integrazione culturale e sociale per il futuro del nostro Paese.
Oltre che evidenziare un tema etico e umano per la nostra convivenza civile.
Altrettanto emblematica la storia di Fatima El Maliani, 24enne di origini marocchine arrivata in Italia a 2 anni, insignita con il titolo di Cavaliere al Merito dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella per il Doposcuola CasArcobaleno di Torino che accoglie ragazzi per lo più stranieri.
Plurilaureata, Fatima, in perfetta conoscenza della lingua italiana, è ancora in attesa della cittadinanza.
Per la FIM i temi dell’integrazione, dell’asilo e delle modalità di riconoscimento della cittadinanza devono rappresentare un’opportunità, al di là della consistenza effettiva dei fenomeni che vengono trattati prevalentemente come problema per la società.
Non dimentichiamo che la storia degli italiani è legata all’emigrazione vissuta non per scelta ma per la necessità di fuggire dalla povertà e inseguire una nuova speranza.
L’Italia oggi è una società multiculturale, con circa 6 milioni di cittadini stranieri (regolari e irregolari) re¬sidenti in Italia, immigrati o nati nel Paese, pari all’8,6% della popolazione e a circa il 10% degli occupati.
Analizzando i dati riguardando i lavoratori metalmeccanici iscritti alla FIM CISL, il 17% arriva da altri paesi. Il 22 % in alcune regioni.
Sono lavoratori perfettamente integrati che contribuiscono alla produzione di ricchezza in moltissime realtà produttive.
Di fronte ad un mondo cambiato, alla crescente mobilità umana e al fabbisogno strutturale di personale qualificato, la modifica della legge 189/2002 (Bossi-Fini), nata venti anni fa, diventa urgente così come la mo¬difica del testo unico sull’immigrazione.
E’ imprescindibile rafforzare il sistema di accoglienza e integrazione SAI, diffusa sul territorio, potenziare i servizi sociali, educativi e di avviamento al lavoro, necessari per fa¬vorire un reale e concreto percorso di integrazione.
Bisogna stimolare il dibattito pubblico e politico per ampliare le competenze comunitarie in materia migratoria, al fine di promuovere una maggiore unitarietà̀ politica finalizzata a realizzare effettivi meccanismi di solidarietà̀ nella gestione dell’asilo e della migrazione.
Infine il mercato del lavoro soffre di mancanza di offerta di molte professionalità.
Sarà importante stringere accordi intergovernativi per insegnare le professioni, la lingua e far conoscere la cultura italiana nel paese d’origine e poi prevedere piani di inserimenti lavorativi rispetto alla domanda.