Lo scorso fine settimana a Palermo – presso lo spazio autogestito di via San Basilio, dentro cui da anni il Centro sociale Ex-Karcere organizza attività culturali e sportive in favore dei ragazzi del quartiere (una serie di pratiche aggregative assolutamente esenti da scopi lucrativi, ispirate ai principi del puro volontariato solidale dal basso e che ha visto impegnati e crescere – in una progettualità ultradecennale – moltissimi giovani delle ultime generazioni) – abbiamo seguito l’iniziativa promossa dalla palermitana APRO-Assemblea Permanente di Resistenza all’Overtourism, sulle tematiche di approfondimento relative al fenomeno della turistificazione e del correlato impatto antropico sulla città, sia nel tessuto sociale che territoriale, nell’intento di costruire – così come hanno precisato gli attivisti APRO – «un linguaggio comune, condividendo posizioni e punti di vista»: un obiettivo di partenza che i promotori con piena soddisfazione dichiarano «di avere raggiunto tuttə insieme».
In effetti abbiamo assistito ad un dibattito dinamico e ricco, con molti interventi che hanno messo in evidenza diversi spunti analitici – peraltro ben documentati – su cui un’assemblea attenta e numerosa ha saputo cogliere l’intreccio e le profondità che lega olisticamente il senso critico comune alla fine emerso dal confronto.
I lavori sono stati aperti con la presentazione di un power point che ha illustrato in modo approfondito, anche con dovizia di dati, l’evoluzione del processo di turistificazione del capoluogo panormita, mettendo in evidenza come questo processo abbia seguito uno sviluppo analogo che accomuna il destino di tutte le grandi città meridionali. Ovvero, uno sviluppo basato sulla produzione economica “monocolturale” che – a lungo andare – provocherebbe il depauperamento delle condizioni esistenziali di sempre più ampi strati sociali della comunità urbana e la concentrazione della ricchezza in una cerchia sempre più ristretta della filiera, a cominciare dalle multinazionali del bed and breakfast.
Infatti, non a caso scrivono dall’ APRO: «Durante l’assemblea abbiamo affrontato molte questioni, partendo da quanto Palermo e la Sicilia – e il Sud Italia tutto – soffrano, anche attraverso il turismo, di fenomeni estrattivisti che privano questi territori di risorse, di persone, di immaginari futuri. Abbiamo parlato di città trapezoidale, di un sistema culturale che mortifica i beni e il patrimonio storico artistico esistente a Palermo, usato come vera e propria merce all’interno di programmi che di culturale hanno ben poco, anzi, finiscono col castrare ulteriormente l’accesso ai luoghi dell’arte alla cittadinanza».
Altri interventi hanno ricordato che quello turistico è uno dei settori in cui la precarizzazione del lavoro è la base strutturale stessa su cui si regge il mercato dell’occupazione, articolato in una stagionalità che non garantisce alcun ammortizzatore di sostegno al reddito nei periodi di bassa stagione. Così come è stato pure ricordato che questo turismo “mordi&fuggi” è figlio di un sistema economico totalizzante, dove la qualità della vita è sempre più subordinata al produttivismo esasperato di un sistema economico governato dall’accelerazione eterodiretta dei tempi d’interazione sociale. «In definitiva – riassumono dall’Assemblea Permanente di Resistenza all’Overtourism – ci siamo confrontati su quanto il turismo nelle forme attuali sia orribile, predatorio e derivazione perfetta del sistema economico securitario e neoliberista in cui viviamo. Altrettanto importante per noi – dicono, bandendo le passione tristi – è creare momenti di gioia collettiva, per alleggerirci, mangiando e ballando insieme».
L’incontro si è chiuso con il comune accordo di proseguire il confronto, approfondendo i temi trattatati e condivisi, pianificando una serie di workshop che diano spazio all’attività di resistenza, promuovendo campagne vertenziali e di sensibilizzazione, pensando non solo a politiche di contrasto del modello dominante, ma promuovere altre possibili modelli che non mettano al centro le enclosures del patrimonio pubblico comune, sia materiale che immateriale, a cominciare dai beni culturali, paesaggistici e naturalistici.
Molto presto saranno programmati i nuovi appuntamenti, nel frattempo si potrà scrivere – così come invitano a fare gli attivisti dell’Assemblea – in dm o sul canale telegram (link in bio) di APRO Palermo per condividere articoli, riflessioni, suggerimenti o partecipare alle riunioni interne e dare una mano al gruppo.