Con i venti di guerra che soffiano sempre più forti, l’industria della difesa traina l’economia. Sempre più aziende civili stanno convertendo parte (o tutta) della loro produzione al settore bellico, si allunga la supply chain (catena dei fornitori) di chi produce armi o sistemi militari. Leonardo Spa, azienda statale con la maggior parte del fatturato nel settore militare, conta oltre 4000 fornitori in Italia, per lo più piccole e medie imprese. Sono aziende legate all’automotive, ai sistemi ottici, alla meccanica di precisione, all’idraulica, al packaging, alla cyber security che nascono come civili e, complice la crisi, si orientano ad una produzione dual use (civile e militare) in una “riconversione al contrario”.
Secondo il rapporto di Mediobanca, Leonardo, Fincantieri, (e le relative joint Venture), Ge Avio e Iveco, fanno la parte del leone in ordine di fatturato del comparto Difesa, a seguire le altre top 100. Il fatturato stimabile di queste cento aziende è 20 miliardi di euro (calcolando solo la parte che riguarda il militare). Quasi la metà delle prime 20 aziende è sotto il controllo di capitale estero ed esporta moltissimo, circa il 68,2% di ciò che produce. Questo a testimoniare che le armi non vanno solo alla “difesa” italiana ma soprattutto agli eserciti stranieri. Atlante delle guerre dedica cinque dossier ai fornitori, in varie regioni d’Italia e ai gruppi di cittadini attivi che nel territorio contestano le “catene della guerra”, consapevoli che finché le armi verranno prodotte, la guerra non si placherà.
Di seguito un’infografica sui fornitori di Leonardo spa, tratta dal loro sito
Dalla Motor Valley alla Military Valley (Curti e Npc)
La crisi dell’automotive sta spingendo molte aziende della “Motor Valley” verso il settore “aerospazio e difesa”, che anziché convertirsi alla produzione di trasporti pubblici elettrici e mezzi per la mobilità sostenibile, diventano fornitori dei “big” degli armamenti, in quella che pare a tutti gli effetti una transizione bellica, anziché ecologica. “Il mondo è più pericoloso -scrive Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa nell’articolo dal titolo “Riconvertire parte della filiera dell’auto al militare”– c’è bisogno di maggiore sicurezza e gli Stati investono in nuovi sistemi d’arma. Riconvertire una parte della filiera dell’auto all’Aerospazio e Difesa è un trend tale già da 3 anni, ma proseguirà negli anni a venire (…) anche perché per ogni euro investito ne ritornano più di 3”. Insomma, come sempre, la guerra conviene.
Per espandere i prodotti di queste aziende nei mercati esteri, è nato il Consorzio Aerospaziale e Difesa (Anser), promosso dalla Regione Emilia-Romagna, col patrocinio di Confindustria Emilia-Romagna, la partnership di Intesa Sanpaolo e in stretta collaborazione con l’Università di Bologna. Il capofila è Curti Costruzione Meccaniche, azienda di Castelbolognese nata negli anni ‘60 con la produzione di macchine tessili e agricole, macchine imballatrici, cavi elettrici per l’automotive e progressivamente sempre più coinvolta nel campo militare. Esperta in saldatura di acciaio balistico e produzione di componenti per elicotteri, è diventata uno dei fornitori di fiducia di Leonardo (“Leonardo Supplier Awards”) per la divisione Helicopter. Dal 2023 è fornitore anche per la divisione militare terrestre e navale. Dal 2002 Curti ha iniziato ad esportare armamenti, come i ricambi per carri armati (obice) semoventi PzH 2000 di produzione tedesca, poi mandati a combattere in Ucraina.
La Curti è implicata anche nella progettazione per l’esercito italiano di droni militari (progetto Amus) e tramite la controllata Npc (40% Ecor e 40% Curti), sta realizzando nanosatelliti ad uso civile e militare (progetto militare Idra) con la divisione Spacemind. Nabore Benini, presidente della Npc e vicepresidente Curti, intervistato dal Sole 24 Ore (2022), affermava riguardo ai nanosatelliti Spacemind: “Abbiamo già raccolto ordini per 6 milioni di euro per i prossimi due anni, e abbiamo appena vinto una gara per un progetto satellitare con Israele”. Sia Curti sia Npc fanno parte di Aiad, (Federazione aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza).
Bucci, Poggipolini e Tekne
Anche Bucci Composites fa parte del distretto Anser. Ha sede a Faenza e il suo business è nel mondo delle auto da corsa e dei nuovi materiali. Da alcuni anni è diventata fornitore dell’industria aeronautica europea per la produzione di componenti per aerei, elicotteri e droni civili e militari. In particolare fornisce Avio, azienda con sede a Colleferro che produce motori per aerei da guerra e la già nota Leonardo.
Tra le grandi aziende della Motor Valley convertite alla guerra, c’è poi la Poggipolini, storica azienda bolognese (San Lazzaro) specializzata in sistemi di fissaggio e di componenti meccaniche in titanio, fornitore della Ducati e della Ferrari. Dal 2010 ha quasi del tutto abbandonato la Formula 1 e si è lanciata nel business aerospazio e difesa, diventando fornitore di Leonardo Helicopters, Boeing, Airbus. Nel 2024 con la garanzia di Sace e un prestito di 8 milioni di Unicredit ha acquisito la texana Houston Precision Fasteners (Hpf), diventando così fornitore di giganti mondiali del calibro di Lockheed Martin, Bombardier Aerospace, Northrop Grumman, ma anche di Space X (il programma satellitare di Elon Musk) e di Blue Origin (progetto di Jeff Bezos). L’ad Michele Poggipolini, è molto fiero di questa riconversione bellica: “L’azienda si sta ingrandendo, ha già acquistato 20 mila metri quadrati di terreno a San Lazzaro per creare nuovi impianti” spiega in una intervista.
Altra azienda del territorio fortemente implicata con la guerra è la Tekne Srl, che a Guastalla (Reggio Emilia) ha la sua sede commerciale, mentre la sede produttiva è a Ortona, in provincia di Chieti. Da decenni produce grandi veicoli industriali e la linea produttiva militare è in crescita. In collaborazione con Iveco Defence Vehicle (Idv), progetta e realizza blindati per ogni tipo di missione e strumenti per la guerra elettronica. Nel 2023 la Tekne, secondo le relazioni ministeriali per l’export di armi (ai sensi della legge 185/90), ha venduto all’estero veicoli blindati Tlc200 con sistema Jammer (disturbatore), nonché formazione e non meglio precisati “laboratori chimici” per 1,5 milioni di euro..
Linda Maggiori