Ne avevamo parlato QUI l’autunno scorso.  Non era finita bene. Ma le lotte lasciano sempre qualcosa, soprattutto relazioni ed esperienza.
Abbiamo voluto chiedere a quel gruppo combattivo come stanno.

E questa è la risposta.

 

ANCORA INSIEME
Comunicato dell’assemblea “Il presidio”

Negli ultimi mesi è stata notificata la chiusura delle indagini relative alla lotta per la difesa del bosco di via Curtatone. Durante i due mesi di presidio permanente, sopra e sotto gli alberi, la mobilitazione popolare ha messo alle strette le autorità, che hanno risposto con repressione e criminalizzazione della protesta, negando completamente la natura politica delle rivendicazioni per la tutela dell’ambiente e delle scuole esistenti nel quartiere (in una città che ha già superato il 50% di suolo cementificato).
Le indagini si sono concentrate su due aspetti: l’interruzione dei lavori tramite la “costruzione di manufatti abusivi”, cioè piattaforme e casette realizzate con materiali di recupero per abitare e proteggere il bosco, ben lontani dall’abusivismo che devasta i territori, e un presunto atteggiamento ostile e non collaborativo verso le forze dell’ordine.

Sono 21 le persone indagate per i reati di occupazione di area pubblica e interruzione di servizio pubblico. Alcuni di loro sono anche accusati di oltraggio, resistenza aggravata a pubblico ufficiale e lesioni. In particolare, per il reato di “lesioni”, il più grave tra quelli contestati, è indagato un giovane ragazzo.

I fatti risalgono al 31 agosto, giorno culminante di una settimana di incursioni e di aumento della tensione da parte della polizia. In quella data, un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine fece irruzione nel bosco mentre si svolgeva una conferenza stampa sugli abusi e le violenze commesse dalla polizia nei giorni precedenti.
Quella giornata fu particolarmente tesa: per tutta la mattinata, agenti in borghese fermavano in modo aggressivo e identificavano chiunque transitasse in via Curtatone o nelle strade limitrofe. Alcuni membri della Digos entrarono nel bosco per identificare i presenti e smantellare le costruzioni realizzate nell’area.

L’episodio specifico riguarda un momento in cui, citando il verbale delle indagini, “alcuni soggetti travisati, con l’ausilio di una barriera mobile formata da assi di legno, hanno lanciato sassi e altri corpi contundenti contro la polizia che si stava avvicinando, costringendola a indietreggiare e uscire dall’area boschiva”.
Poco dopo, al presidio esterno, una persona è stata improvvisamente strattonata, fatta cadere a terra e malmenata da alcuni agenti della Digos con l’intento di sottrarre il cellulare a un uomo che, sembrerebbe, stesse filmando la situazione e le forze dell’ordine.

Prendendo atto che gli strumenti istituzionali, che sono sempre stati a disposizione della cittadinanza, siano ormai obsoleti e insufficienti, ci chiediamo cosa possa fare chi non si arrende a decisioni miopi che distruggono il pianeta e la salute collettiva.
Di fronte a un sindaco che risponde con il dito medio alle migliaia di firme raccolte contro questo scempio, e a un’opposizione che non si è opposta, cosa rimaneva da fare?

Persone di età, percorsi e sensibilità diverse hanno deciso che era necessario difendere il bosco, pur consapevoli delle difficoltà. La posta in gioco erano 18 milioni di euro già stanziati, su cui il Comune di
Gallarate, sprezzante del parere popolare, non intendeva fare passi indietro. Nonostante ciò, per due mesi abbiamo resistito, sopra e sotto gli alberi, in un presidio permanente.
Abbiamo dimostrato che, insieme, è possibile agire e lottare contro l’arroganza di chi decide come devono essere trasformati i territori nei quali viviamo, contro una “democrazia” che, nelle mani di chi
governa, non ascolta, impone fatti compiuti e scoraggia ogni tentativo di opposizione. Abbiamo anche compreso i limiti nell’affidarsi esclusivamente agli strumenti istituzionali che i cittadini hanno sempre avuto a disposizione per far fronte alle devastazioni dei territori.

Grazie a questa esperienza, è stato possibile ricucire le lotte portate avanti dai vari comitati attivi sul territorio: dalla difesa della brughiera del Parco del Ticino e dei boschi circostanti contro l’espansione
dell’aeroporto di Malpensa, alla contestazione della chiusura imminente degli ospedali di Busto Arsizio e Gallarate in favore di un ospedale unico, fino all’opposizione al progetto della costosa e inutile
Pedemontana.
Questa unione di lotte speriamo possa darci la forza per affrontare insieme le prossime battaglie su un territorio già martoriato dal cemento e che continua a essere minacciato.

In un presente segnato da una successione di disastri ambientali e da una crescente svolta autoritaria e repressiva nella politica istituzionale, faremo tesoro della nostra esperienza: continueremo insieme a
difendere il nostro territorio, nelle aule di tribunale e nelle strade, con un’opposizione decisa contro ogni politica che metta il profitto di pochi al di sopra della salute e dei bisogni collettivi.

Ci vediamo al prossimo bosco, alla prossima lotta, ancora insieme!

Assemblea Il Presidio