Terza parte dell’intervista su Brasile con Antonio Lupo, oncologo ed ematologo ex-aiuto Primario all’Ospedale Niguarda di Milano, membro di Medici per l’Ambiente -ISDE e del Comitato Amigos Sem Terra Italia. Ambientalista da molti anni a fianco del Movimento Sem Terra in Brasile, con cui ha avuto esperienza di medicina territoriale; del Movimento La Via Campesina, una delle più grandi organizzazioni contadine e ambientaliste del Sud del Mondo a cui aderiscono più di 200milioni di contadini; e di Navdanya International, organizzazione ecologista e contadina internazionale fondata dall’attivista indiana Vandana Shiva che si occupa di agroecologia e conservazioni dei semi.

Credi che vi sia un problema di riflessione nella sinistra brasiliana nel capire questa situazione controversa?

Non sono in grado di fare un’analisi approfondita. Se ci riferiamo alla sinistra partitica, i partiti PSOL e PT, io credo che non siano in gran forma. Alle elezioni municipali del 2024 hanno votato il 78% dei cittadini (ben più alto che in Italia e Europa!), ma la sinistra non è andata bene perché i progetti di cambiamento – non di “sviluppo” – non sono chiari in una nazione povera e ancora “coloniale”, in cui prevale ancora l’export di materie prime e l’urbanizzazione. In realtà la vita più che povera, non tende a diminuire, anzi è cresciuta di un punto negli ultimi 15 anni. A livello sociale e di movimenti c’è in Brasile una grande varietà, ma forse mancano obiettivi unificanti che affrontano il problema principale di tutto il modo, la crisi delle città sia nella socialità sia nella produzione di lavoro in un mondo dominato dal capitalismo finanziario, robotizzato e ultra-digitalizzato.

Il Movimento Sem Terra e La Via Campesina hanno fatto dei loro capisaldi la battaglia per la Sovranità Alimentare, la cura per la Terra, l’agricoltura contadina e naturale; ma oggi sembra che il Brasile stia andando nella direzione opposta: progressiva espulsione dei contadini e diminuzione in pochi anni della loro forza lavoro. Qual è la situazione oggi e in quale direzione secondo te, come movimenti, si dovrebbe spingere?

Il Movimento Sem Terra ha compiuto 40 anni l’anno scorso. Non si è svolto il Congresso Nazionale (il precedente era del 2014, 10 anni prima), per la tragedia delle alluvioni del Rio Grande del Sud originate da violenti correnti di aria proveniente dall’Amazzonia deforestata fino all’Atlantico, che a loro volta hanno compromesso principalmente i raccolti del riso, alimento fondamentale di tutti i brasiliani, alluvioni. Mi dispiace dirlo, ma mi pare che nel Mst si parli di Agroecologia – un termine a mio parere spesso generico -, ma molto meno di Sovranità Alimentare (un termine di cui fasullamente si è impadronita la Meloni aggiungendolo alla definizione del Ministero dell’Agricoltura).

Nell’ultimo Congresso Nazionale del Mst del 2014 a Brasilia, a cui abbiamo partecipato, si è definita la prospettiva del movimento come “Riforma Agraria Popolare”, intendendo che fosse necessaria un’alleanza forte tra i contadini e la popolazione cittadina, perchè i piccoli contadini non riescono da soli a resistere allo strapotere dell’agrobusiness multinazionale , né quindi a produrre cibo sano e sostenibile anche per i cittadini. Quindi si ammetteva una situazione di difficoltà, documentata dalla continua diminuzione di forza lavoro del settore primario, cioè i contadina, dal 16% del totale del 2008 al 8% del 2023.

A distanza di 10 anni, in vista del Congresso Nazionale del Mst che si svolgerà nel 2025, in un articolo di Brasil de Fato del 4 gennaio 2025 possiamo leggere le dichiarazioni di alcuni dei più autorevoli dirigenti del MST. Secondo Joao Pedro Stedile l’agenda della riforma agraria è “paralizzata”, senza che il governo abbia fatto una sola espropriazione negli ultimi due anni. Il leader dei Sem Terra sostiene che il governo è “bloccato”. João Paulo Rodrigues, un altro leader nazionale del movimento, ha dichiarato che “almeno 65.000 famiglie vivono negli accampamenti, in attesa che i loro territori vengano regolarizzati. Vogliamo la sistemazione di 65 mila famiglie MST. Non accettiamo niente di meno”. Il Ministro Texeira dell’MDA ha promesso l’espropriazione di cinque aree dove si trovano gli accampamenti dell’MST. Il movimento è arrivato a fare pressioni affinché i decreti fossero firmati dal presidente Lula prima di Natale, cosa che non è avvenuta.

Nel documento finale del Coordinamento Nazionale del MST, steso da 400 dirigenti, il 24 gennaio 2025  si afferma che :
1-L’attuale momento di politica neoliberista in vigore in Brasile ha approfondito la barbarie, nei vari aspetti della violenza contro la classe operaia nelle campagne e città.
2-Nelle campagne c’è una paralisi della Riforma Agraria, per la denazionalizzazione delle terre brasiliane, la privatizzazione dei beni naturali che alimenta il progetto di morte dell’attività agro-idro-mineraria, con conseguente crisi ambientale – che si esprime nei territori e a livello globale
3- Ci dobbiamo impegnare a Produrre cibo sano per tutti i brasiliani, massificando l’agroecologia, nel rispetto della diversità dei biomi, con la lotta ai pesticidi e il rafforzamento della cooperazione e dell’agro-industrializzazione per organizzare l’esperienza collettiva nella produzione, nel lavoro e nelle relazioni umane

Tutte cose che condivido, ma mi pare manchino due riferimenti fondamentali, due facce della stessa medaglia: la Sovranità Alimentare e quello alla proprietà e qualità dei SEMI. Quando in Brasile si utilizzano i 2/3 del territorio per coltivare soia e mais Ogm – per gli allevamenti intensivi europei e soprattutto cinesi – e sempre meno terreno per coltivare fagioli (alimento fondamentale che ha un costo alto) mentre il junk food, costando poco, diventa alla portata di tutti e fa diventare obesi i bambini poveri; si può dire che c’è Sovranità Alimentare? E se i contadini non hanno la proprietà dei semi, per produrre cibi locali e stagionali da vendere direttamente, cosa significa la parola Agroecologia? Come ha affermato Stedile bisogna riprendere la Terra all’Agrobusiness e tornare a coltivarla, con tanti contadini, certo anche con qualche tecnologia (piccoli trattori) sostenibile.

Quale direzione dovrebbero prendere i movimenti della sinistra altermondista? E’ ancora troppo utopico chiedere di parlare di ecologia sociale?

Rispondo citando un pezzo di un articolo di Gilmar Mauro, dirigente del MST :
“Come soluzione, oltre a dover piantare 80 milioni di ettari di alberi per catturare rapidamente la CO2, è necessario ripensare i consumi e, di conseguenza, l’intero settore – con particolare
attenzione all’edilizia civile – per abolire le emissioni di gas effetto serra. Dobbiamo ripensare le città, i trasporti, la cultura alimentare – è possibile nutrire tutta l’umanità in modo agroecologico – nelle stesse agro-foreste, con tecnologie adeguate, coniugando la conservazione della natura con rapporti di lavoro equi e democratici. Ciò significa trasformare il territorio e le risorse naturali in patrimonio pubblico collettivo, con la riforma agraria popolare e la riforma urbana. Vuol dire decentralizzare l’occupazione del territorio, densificare i grandi centri urbani. Il che implica inevitabilmente che dobbiamo fare una rivoluzione. E’ l’unica alternativa che abbiamo. Non solo con la confisca dei mezzi di produzione – come abbiamo storicamente difeso –, ma ora con nuovi paradigmi tecnologici e occupazione del territorio per vivere una nuova cultura, con altre forme di socialità e felicità.”