L’incoronazione di Trump
Sabato 18 gennaio, in occasione dell’incoronazione di Donald Trump a 47esimo presidente degli Stati Uniti, a Washington si svolge anche una manifestazione di People’s March, un raggruppamento di varie organizzazioni che apre così la necessaria lotta contro le preventivate politiche antisociali della nuova amministrazione. Ben dettagliate da tempo nel Project 2025 (confezionato dalla Heritage Foundation, un centro studi reazionario statunitense), per indirizzare i provvedimenti del primo anno di presidenza, che prevedono una diminuzione del ruolo di contrappeso delle agenzie federali (del lavoro, della salute, dell’ambiente, ecc.), un forte ridimensionamento delle spese sociali, la deportazione di migliaia di immigrati, la soppressione anche federale del diritto all’aborto, la negazione di cambiamenti climatici, ecc.
In attesa dell’insediamento di Trump, che ha già preannunciato che firmerà nelle prime ore di carica un centinaio di ordini esecutivi (provvedimenti decisi dal solo presidente senza passare dal Parlamento) per cancellare norme decise dalla precedente amministrazione Biden, alcune aspettative sono riservate al parterre della grande festa per la sua vittoria, onde verificare la collocazione più o meno vicina a lui di alcuni dei suoi collaboratori.
Il vice presidente J.D.Vance, scomparso per mesi dai riflettori, cancellato dal preponderante ruolo che si è preso Elon Musk, è tornato in campo in questi giorni permettendosi di affermare che i partecipanti dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 che avevano compiuto gravi violenze non dovrebbero essere amnistiati e ha raccolto insulti della base trumpiana, che attende una sanatoria generalizzata. Quella anticipata da Trump durante i comizi col sottofondo di una versione dell’inno nazionale cantata dal “J6 Prison Choir”, un gruppo anonimo di incarcerati composto da quelli che il presidente chiama “gli ostaggi del 6 gennaio”
Un posto d’onore potrebbero avere le persone che hanno praticato il “piatto ricco mi ci ficco”, come Robert F. Kennedy Jr. e Mark Zuckerberg, due caratteristici esponenti dei nuovi sostenitori di Trump. Il primo, RFK, dopo essersi presentato alle primarie del partito democratico, è transitato alla concorrenza per apportare le sue competenze no vax, ciò che gli ha permesso di ambire al posto di Segretario della Salute e dei Servizi Umani, posto che il Congresso lo voti.
Il secondo, Zuckerberg, proprietario di Facebook, Instagram, Whatsapp, Threads, capo di un gruppo (Meta) che ha 3 miliardi di utenti, ha eliminato recentemente il filtro per notizie infondate, calunnie, falsità, teorie cospirative. Una delicatezza per non turbare il nuovo presidente, grande distributore di fake news, o fors’anche una conseguenza delle minacce che Trump stesso gli aveva rivolto durante l’estate (“se aiuti Kamala Harris con le tue reti, passerai i resto dei tuoi giorni in galera”), che hanno lasciato intendere un ridimensionamento a favore del suo avversario storico, Elon Musk e l’hanno fatto nominare almeno due uomini di Trump al vertice delle sue società (Joel Kaplan a capo dei global affairs, Dana White nel consiglio d’amministrazione).
Zuckerberg ha anche donato, per redimersi del suo passato “progressista” (e non è stato certo l’unico tra i capi delle grandi corporation degli USA) un milione di dollari al comitato per l’insediamento di Trump, che ne ha raccolti 170 milioni in tutto per organizzare i grandi eventi previsti nella Capitale che culmineranno nell’adunata di domenica 19, “Make America Great Again Victory Rally” presso la Capital One Arena. Il 24 gennaio infine il cosiddetto “Movimento per la vita” passerà all’incasso per ottenere da Trump la soppressione totale a livello federale dell’autonomia decisionale sul proprio corpo da parte delle donne con accesso all’aborto sicuro e legale, dopo che la Corte Suprema aveva già cancellato tale diritto trasferendolo ai singoli Stati degli USA, in molti dei quali è già stato praticamente abolito.
Altre donne e uomini saranno presenti a Washington in questi giorni
Migliaia organizzate/i dalla coalizione sociale di cui avevamo già parlato su Pressenza nel giugno scorso in occasione della loro manifestazione nella Capitale degli USA. Tra i gruppi organizzatori della La Marcia del Popolo” del 18 gennaio ci sono associazioni di immigrati, ambientaliste, delle libertà civili, del lavoro e organizzazioni femministe. Altri 300 eventi di supporto sono stati pianificati in tutti gli Stati Uniti.
Secondo il sito web di People’s March, le persone si troveranno in tre diversi concentramenti: a Farragut Square con focus incentrati su democrazia, immigrazione, antimilitarismo e clima; a McPherson Square sulle questioni specifiche del Distrect of Columbia (cioè di Washington) come il diritto della casa, a Franklin Park sui diritti di genere e LGBTQ. Un corteo si dirigerà poi al Lincoln Memorial.
Sebbene gli organizzatori non s’aspettino la stessa affluenza della Marcia delle donne del 2017, la più grande protesta nella storia degli Stati Uniti, in occasione dell’insediamento della prima presidenza Trump, una delle allora (e odierne) organizzatrici, Tamika Middleton, ha dichiarato: “Se credi che le decisioni sul tuo corpo dovrebbero rimanere tue, che i libri appartengono alle biblioteche, non ai falò, che l’assistenza sanitaria è un diritto, non un privilegio per i ricchi … allora devi anche marciare”.
La “Marcia del Popolo”, dice l’appello, “sarà una giornata di gioiosa resistenza, costruzione di comunità e azione”. Utile a creare “le risorse per sostenere la resistenza a lungo termine e partecipare a corsi di formazione che forniranno competenze critiche per proteggere te stesso e la tua comunità” L’appello conclude con le parole: “marceremo insieme per ricordare alla nazione che il vero potere è nelle mani del popolo e la nostra resistenza è incrollabile”.
Lunedì 20 gennaio, un’altra manifestazione, più radicale della precedente, è organizzata dalla coalizione ANSWER (Act Now to Stop War and End Racism), a partire dal Malcolm X Park/Meridian Hill Park, con lo slogan “Defeat Trump’s extreme-right billionaire agenda” (Sconfiggi il programma dell’estrema destra miliardaria di Trump), agenda nata, secondo il loro sito, da una “truffa elettorale” che nasconde “il vero programma di distruggere i diritti dei lavoratori, deportare milioni di famiglie immigrate e spianare la strada per un completo controllo delle multinazionali, ponendo fine alle normative per proteggere l’ambiente, licenziando migliaia di lavoratori del settore pubblico e trasferendo sempre più grandi parti del Tesoro nazionale al complesso militare industriale”.
Fonti principali:
M.Gaggi, Voltafaccia e cambi al vertice: la nuova era di Mr Facebook, che riposiziona i suoi social (ed è tornato a Mar-a-lago), Corriere della Sera, 13.1
A.Beaujon-L.Wei, DC Demonstrations and Protests Planned Around Trump’s Second Inauguration, Washingtonian, 13.1
T.fivek, Groups to converge on DC this weekend to confront MAGA forces, People’s World, 14.1
https://www.peoplesmarch.com/
https://www.answercoalition.org/we_fight_back