“… la continua crescita economica nei paesi ad alto reddito non solo non è sostenibile dal punto di vista ambientale, ma non è nemmeno socialmente vantaggiosa né economicamente conveniente”.

Un nuovo studio esaustivo condotto dai maggiori esperti nel campo della scienza della sostenibilità, pubblicato questo mese su The Lancet Planetary Health, mette in discussione la convinzione, da tempo sostenuta, che la crescita economica sia necessaria per il progresso della società. Lo studio, condotto dall’Istituto di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Universitat Autònoma de Barcelona (ICTA-UAB) e intitolato “Post-crescita: la scienza del benessere entro i confini planetari”, esplora il campo emergente della ricerca sulla post-crescita e presenta argomenti convincenti per dare priorità al benessere umano e alla sostenibilità ecologica rispetto a un’espansione economica senza fine.

La ricerca ha coinvolto anche scienziati delle Università di Barcellona (Spagna), Leeds (Regno Unito), Oxford (Regno Unito), York (Toronto, Canada), Losanna (Svizzera), del Boston College (USA) e dell’Università dell’Europa Centrale (Austria).

Questa nuova indagine, la prima del suo genere, sintetizza le più recenti scoperte di varie discipline, come l’economia ecologica, l’economia del benessere e la decrescita. Gli autori sostengono che la continua crescita economica nei Paesi ad alto reddito non solo non è sostenibile dal punto di vista ambientale, ma non è nemmeno socialmente vantaggiosa né economicamente conveniente. Gli autori sottolineano la stretta relazione tra la crescita del PIL e i danni ambientali, la diminuzione dei benefici per il benessere derivanti dall’alto reddito e i rischi associati ai rallentamenti economici come fattori chiave dell’agenda della post-crescita.

I principali risultati dello studio

Limiti alla crescita: lo studio rivisita il rapporto Limiti dello sviluppo del 1972 e rileva che il mondo sta attualmente seguendo lo scenario della “doppia risorsa”, in cui il collasso è determinato dall’inquinamento piuttosto che dalla scarsità di risorse. Ciò è in linea con le attuali preoccupazioni per il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.

Il disaccoppiamento è insufficiente: sebbene il disaccoppiamento relativo tra PIL e uso delle risorse sia diffuso, lo studio non trova prove di un disaccoppiamento assoluto e sufficiente. I modelli suggeriscono che il disaccoppiamento tra PIL e impiego di risorse è improbabile, anche con ipotesi ottimistiche sulla tecnologia.

Limiti sociali alla crescita: lo studio rileva che, al di sopra di un certo livello di reddito, la crescita economica non migliora il benessere umano e i costi della crescita (come l’inquinamento e i conflitti sociali) superano i benefici. Con l’aumento del PIL, i benefici sociali come la salute e l’istruzione e la riduzione della povertà diminuiscono.

Politiche post-crescita: evidenzia i modelli macroeconomici ecologici che testano le politiche di gestione non legate alla crescita. Discute una serie di politiche per ridurre la dipendenza dalla crescita e promuovere il benessere, come servizi di base universali, orari di lavoro più brevi, garanzie occupazionali e tasse sul carbonio e sulla ricchezza.

Benessere entro i limiti: lo studio sottolinea che è possibile raggiungere alti livelli di benessere con un minore utilizzo delle risorse. Sostiene che concentrandosi sui servizi pubblici, sull’uguaglianza dei redditi e sulla qualità democratica si possono soddisfare i bisogni umani con un consumo di energia molto inferiore.

Dinamiche Nord-Sud: lo studio riconosce l’ineguale scambio tra il Nord e il Sud del mondo, con i Paesi più ricchi che si appropriano delle risorse e del lavoro dei Paesi più poveri. Suggerisce che la post-crescita nei Paesi ad alto reddito potrebbe avvantaggiare i Paesi a basso reddito riducendo questo sfruttamento. Tuttavia, avverte anche che la post-crescita potrebbe influire negativamente sui Paesi a basso reddito che dipendono dalle esportazioni verso i Paesi ad alto reddito, a meno che i Paesi più poveri non attuino interventi politici per ottenere la sovranità monetaria, implementare una politica industriale e un effettivo distacco dalle economie ad alto reddito.

Gli autori sottolineano che la post-crescita è un campo plurale e aperto che comprende diverse prospettive, come l’economia della ciambella (teoria di economia circolare, N.d.T.), l’economia del benessere, l’economia dello stato stazionario e la decrescita. Queste prospettive convergono sulla necessità di un miglioramento qualitativo senza affidarsi alla crescita quantitativa e sulla diminuzione selettiva della produzione di beni e servizi dannosi aumentando quelli benefici.

Lo studio riconosce che ci sono ancora delle lacune nella conoscenza, come la politica di transizione e il rapporto tra il Nord e il Sud del mondo. Invita inoltre a proseguire la ricerca sulle implicazioni geopolitiche degli scenari di post-crescita e sui fattori che consentono di disaccoppiare i risultati sociali dal PIL.

Questo studio completo segna un cambiamento importante nel modo in cui pensiamo al progresso e delinea una tabella di marcia per la creazione di società che diano priorità alla salute umana e planetaria rispetto alla crescita economica. Si tratta di un passo importante nel campo della post-crescita e offre spunti per i responsabili politici, i ricercatori e il pubblico in generale.


I ricercatori: Kallis, G., Hickel. J., O’Neill, D. W., Jackson, T., Victor, P.A., Raworth, K., Schor, J.B., Steinberger J. K. (2025) Post-crescita: la scienza del benessere entro i confini planetari. The Lancet Salute planetaria

Contatto di ricerca: Giorgos Kallis, ricercatore ICTA-UAB – georgios.kallis@uab.cat

Area Comunicazione ICTA-UAB: Isabel Lopera, Isabel.Lopera@uab.cat


Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid.

L’articolo originale può essere letto qui