Mercoledì 15 dicembre, come al termine di una campagna elettorale, l’ultimo concentramento è il più grande di tutti. Forse non si erano mai viste in Italia oltre 50 persone a gridare sotto un consolato USA per un solo prigioniero politico: Leonard Peltier.
Lo abbiamo detto e ridetto: o Biden firma o è quasi certo che Leonard non riuscirà a reggere a questo stress, a questa botta finale. In queste ultime ore si sono moltiplicate le iniziative soprattutto negli Usa, in Germania (grazie all’attivissimo professor Michael Koch), ma anche in Italia.
Il prossimo 6 febbraio, tra due settimane, si compiranno 49 anni filati di carcere per lui.
Le notizie, le foto continuano a rimbalzare, mettendo insieme immagini raccolte in città tra loro lontane, Parigi compresa. Servizi televisivi, nuovi appelli, nuove adesioni.
Ora non resta che condividere ancora la sua incredibile storia, per due motivi fondamentali: che siano tanti e tante a gioire (nel migliore dei casi), che siano in tanti e tante ad indignarsi ancor di più (nel peggiore dei casi).
Noi, da Milano, andremo comunque avanti.
La sera di martedì 21 si è già comunicato alla questura che saremo sotto il consolato un’altra volta, alle 18.30. Per scaramanzia. In caso contrario festeggeremo, vi faremo sapere dove.
Se Biden avesse alla fine più paura delle ripercussioni dell’FBI, magari sulla sua famiglia, rispetto a quelle di un castigo divino (visto che si dichiara cattolico), noi non ci fermeremo.
Trump ha promesso che il suo primo intervento sarà fermare le guerre in corso,il secondo liberare i “suoi” di Capital Hill. Che qualcuno gli infili in mezzo un foglio, col nome che sappiamo.
PS: la cosa più incredibile è che, nell’auspicato caso Biden firmasse la grazia a Peltier, ci vorranno almeno due mesi prima di vederlo in libertà: “La burocrazia, sapete…”
Dal sito di Radio Onda d’Urto, 18 dicembre:
Ultime ore di speranza per Leonard Peltier, nativo americano e attivista dell’American Indian Movement, rinchiuso ingiustamente da 49 anni nel carcere di massima sicurezza Coleman 1 in Florida. La speranza è che Joe Biden firmi la grazia, prima che il 20 gennaio la guida del paese passi ufficialmente nella mani di Trump.
Gruppi e comitati, in particolare negli Stati uniti e in Europa, hanno raddoppiato gli sforzi per spingere verso la risoluzione di quella che chiamano unaa «grandissima ingiustizia» e, di fatto, una «detenzione arbitraria di un innocente».
Leonard Peltier, 80 anni, 49 anni dei quali passati in carcere con clamati problemi di salute, anche per le dure condizioni di vita, è stato condannato a due ergastoli con l’accusa di aver collaborato, nel 1975, all’omicidio di due agenti dell’Fbi durante uno scontro a fuoco nella riserva Pine Ridge (South Dakota), in realtà è stato un capro espiatorio. L’iniquità del processo è stata infatti sollevata da più parti: perizie balistiche occultate, testimonianze fallaci, commenti razzisti dei giurati.
Ai microfoni di radio Onda d’Urto, Andrea De Lotto, nostro collaboratore e del comitato di solidarietà con Leonard Peltier. Ascolta o scarica