Depositata l’opposizione alla richiesta di archiviazione della denuncia della donna fatta spogliare e piegare in un bagno della Questura l’estate scorsa, dopo aver partecipato ad una protesta di Extinction Rebellion durante il G7 Scienza e Tecnologia, in contesto analogo a quello di Brescia di questa settimana.
L’episodio di perquisizione nella Questura di Brescia di questo lunedì non è un caso isolato. Era già successo a luglio, a Bologna. Un trattamento degradante che Valentina, attivista di Extinction Rebellion, aveva deciso di denunciare. Avendo appreso in questi giorni dell’archiviazione di quella denuncia, da parte della Procura, Valentina ha deciso di opporsi, supportata dal suo legale, depositando il ricorso già martedì 14 gennaio.

Portata in Questura, in seguito a una protesta in Piazza Maggiore, la donna venne fatta spogliare e piegare in un bagno sporco e nauseabondo della Questura sotto gli occhi dell’agente di polizia che la stava perquisendo. Lo stesso destino raccapricciante che è toccato a diverse ragazze a Brescia questo lunedì. E come lunedì si trattava di una protesta nonviolenta, quando in Piazza Maggiore durante il G7 Scienza e Tecnologia, era stato esposto un grande striscione sulla Torre dell’Orologio davanti al palazzo del Comune recante la scritta “G7: La vostra tecnologia, il nostro collasso”.
La motivazione principale che emerge dalla richiesta di archiviazione è che l’agente non abbia commesso abuso perché “non era a conoscenza delle ragioni in forza delle quali l’interessata doveva essere sottoposta a perquisizione, né aveva ricevuto indicazioni sulle modalità da seguire nel corso dell’atto di controllo. Per questo seguiva l’atto di perquisizione nel modo più possibile completo”. Ma il legale di Valentina, l’avvocato Ettore Grenci spiega che “dagli atti emerge esplicitamente che all’agente era stato ordinato di perquisire per ricercare materiali di propaganda, quindi non può essere vero che non sapeva cosa stesse facendo”.

Nella richiesta di archiviazione viene inoltre sottolineato che “emerge in modo inequivoco che l’agente abbia eseguito una perquisizione finalizzata alla ricerca di tracce del reato in modo accurato, senza adottare comportamenti lesivi della dignità o del pudore della persona perquisita che degenerassero nell’esecuzione di una misura inutilmente vessatoria”. “Significa che dobbiamo aspettarci che sia normale che una persona che partecipa a una protesta pacifica e non è in stato di arresto debba essere spogliata nel bagno di una Questura?” commenta Valentina “Il trattamento a cui sono stata sottoposta è stato degradante. Per questo ho chiesto che i fatti vengano riesaminati”.

La vicenda di Valentina rimanda tristemente a quella verificatasi a Brescia, e di cui si è molto parlato in questi giorni. Molte le interrogazioni parlamentari depositate da diverse forze politiche e le prese di posizione dei centri antiviolenza, dei sindacati e di figure pubbliche, che hanno animato il dibattito attorno al diritto di manifestazione e alla repressione del dissenso.
“Se davvero si tratta di procedure legittime, allora siamo di fronte ad una legge ingiusta”

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