E’ stato scarcerato Njeem Osama Elmasry, il capo della polizia giudiziaria libica, noto come Almasri, arrestato domenica su mandato di cattura spiccato dalla Corte penale internazionale dell’Aja e al momento in carcere a Torino. Su Almasri pendeva l’accusa di crimini di guerra.

Mancata convalida

L’arresto non è stato convalidato dall’autorità giudiziaria e Almasri è stato espulso su provvedimento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. L’uomo ha lasciato l’Italia per raggiungere la Libia con un volo.

Un errore di procedura

A quanto si apprende, la scarcerazione sarebbe legata al mancato rispetto della procedura. Un arresto ritenuto irrituale perché sarebbe sostanzialmente mancata l’interlocuzione e comunicazione preliminare al ministero necessaria in casi simili. Proprio questo errore procedurale avrebbe portato la Corte di Appello di Roma a disporre con ordinanza l’immediata scarcerazione del libico.

La valutazione di Nordio

Prima della scarcerazione di Almasri il ministro della Giustizia Carlo Nordio oggi aveva fatto sapere di star valutando l’invio degli atti alla procuratore generale Roma. “È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio – aveva comunicato il ministero di via Arenula in una nota -, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012”.

La questione dei migranti

Le autorità libiche hanno descritto l’arresto di Almasri come “arbitrario” e hanno chiesto il suo rilascio immediato. Il caso ha creato tensioni diplomatiche tra Italia e Libia, dato il contesto complesso delle relazioni tra i due paesi nel campo della gestione dei migranti.

Njeem Osama Elmasry, noto come Almasri, ha ricoperto un ruolo controverso nel contesto della gestione dell’immigrazione in Italia e Libia. Come capo della Polizia giudiziaria libica e della prigione di Mitiga, è stato accusato di crimini di guerra, torture e abusi sistematici sui migranti, contribuendo a un sistema che ha visto migliaia di persone detenute in condizioni disumane.

L’Italia ha collaborato con le autorità libiche per frenare l’immigrazione, finanziando e supportando le operazioni della Guardia costiera libica. Questo approccio ha portato a una dipendenza da figure come Almasri, che hanno gestito i centri di detenzione dove si sono verificati abusi documentati.

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