Il fotoreporter Giovanni Simone ha trascorso l’intero mese di dicembre 2024 esplorando l’Albania, un paese affascinante e vicino all’Italia, ma che per troppo tempo è rimasto ai margini dell’attenzione collettiva. In questo angolo dei Balcani, dove il passato e il presente si intrecciano armoniosamente, gli albanesi cercano un legame forte con luoghi visti come porti sicuri e opportunità per un futuro migliore.

Questo è il primo di una serie di fotoreportage dedicati all’Albania, con particolare attenzione alla città di Corizza, un luogo ricco di storia e tradizioni.

Nascosta tra le colline orientali dell’Albania, Corizza è una città che incanta con la sua atmosfera sospesa nel tempo.

Qui, il profumo del pane appena sfornato si mescola al suono dei passi sulle strade lastricate in pietra, evocando autenticità e serenità. Situata a pochi chilometri dal confine con la Macedonia del Nord, questa cittadina è spesso definita la “culla della cultura albanese” per il suo importante contributo alla storia, all’arte e alla letteratura del paese. Con radici che affondano nell’antichità, ha attraversato secoli di dominazioni e culture diverse dai bizantini, agli ottomani e agli italiani che hanno lasciato tracce indelebili nell’architettura e nello spirito della città.

Un tempo cruciale punto di scambio, Corizza è famosa per il suo ricco patrimonio culturale e per il suo iconico quartiere commerciale. Questo luogo rappresenta da secoli il cuore pulsante della vita cittadina. Passeggiando tra le sue strade pavimentate, si percepisce un’energia unica, un intreccio tra passato e presente che rendono questi luoghi un tesoro da preservare.

Situato a ovest del centro, la parte commerciale della città si divide in tre aree principali. Il vecchio bazar, conosciuto localmente come Pazari i Vjetër rappresenta lo storico quartiere ottomano dove un tempo prosperavano le botteghe artigiane. Una parte più moderna che ospita banchi e negozi per gli acquisti quotidiani, e una piazza principale che oggi è occupata da un centro commerciale ormai fatiscente e da numerosi bar e ristoranti.

In passato, il vecchio bazar era un vivace punto d’incontro per mercanti provenienti da Turchia, Grecia e Italia. Qui si scambiavano spezie, tessuti e manufatti artigianali, creando un mosaico di culture e prodotti. Oggi, tuttavia, molte delle botteghe e edifici del bazar versano in stato di abbandono o trascuratezza, una testimonianza visibile del declino economico e sociale di questa parte della città.

Nel 2015, un ambizioso progetto di restauro ha cercato di ridare vita al vecchio bazar. Le facciate storiche sono state ripristinate e nuovi spazi accoglienti sono stati creati per i visitatori. Ma nonostante questi sforzi, il bazar continua a lottare per sopravvivere come simbolo della tradizione albanese.

Durante il mio soggiorno a Corizza, ho avuto il privilegio di esplorare il bazar per cinque giorni. Con profonda aspettativa, immaginavo di trovare nella parte antica il fermento delle botteghe artigianali del passato, ma la realtà si è rivelata diversa. Delle 300 botteghe che un tempo animavano il bazar, oggi ne restano aperte solo una manciata, tra cinque e dieci. Le strade, una volta brulicanti di commercianti e clienti, ora appaiono quasi deserte. Il cuore pulsante del bazar sembra essersi fermato.

Questo declino è il risultato di un fenomeno che ha segnato profondamente l’Albania: l’emigrazione. Molti artigiani e commercianti hanno lasciato il paese in cerca di opportunità migliori all’estero, portando con sé il loro sapere e le loro tradizioni. Durante la mia visita, ho incontrato la figlia di un artigiano, che mi ha raccontato in un perfetto inglese come nessuno voglia più seguire le orme dei genitori, nonostante la sua famiglia gestisca una bottega di biancheria per la casa da oltre 100 anni. Mi ha confidato che, una volta terminati gli studi, raggiungerà la sorella in Germania per cercare una nuova vita. I giovani studiano le lingue straniere per emigrare e costruirsi un futuro lontano.

La modernizzazione degli stili di vita ha ulteriormente aggravato la crisi del vecchio bazar. Con il cambiamento delle abitudini quotidiane, molti abitanti di Corizza privilegiano praticità e velocità, trascurando le tradizionali botteghe artigianali. I prodotti industriali, spesso più economici e facilmente reperibili, hanno invaso le attività commerciali, sostituendo i manufatti tradizionali che un tempo erano simbolo di eccellenza e creatività. Questi cambiamenti hanno lasciato le antiche strade del bazar, con oltre 400 anni di storia, vuote e prive dell’anima vibrante che le caratterizzava.

Il vecchio bazar non è solo un luogo fisico, ma un cuore pulsante che racconta l’anima e le radici di Corizza.

Rappresenta un intreccio di storie, culture e tradizioni che rischiano di essere dimenticate. La sua scomparsa priverebbe l’Albania di uno dei suoi simboli più autentici, lasciando un vuoto culturale e identitario.

Salvare il bazar vuol dire abbracciare le proprie radici e prendersi cura di un’eredità inestimabile. È un appello alla responsabilità collettiva: collaborare per proteggere questo luogo, valorizzare le botteghe artigianali ancora attive e celebrare il passato per garantire un domani in cui i costumi e le tradizioni continuino a vivere, rappresentando un ponte tra passato e futuro.

In un mondo sempre più orientato verso la modernità, è fondamentale preservare quegli spazi che raccontano l’identità e le origini di un luogo. Corizza, con il suo vecchio bazar, è uno di questi simboli: un patrimonio prezioso da custodire, non solo come eredità culturale per gli albanesi, ma anche come risorsa turistica e motore economico per le generazioni future.

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