Durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo – giovedì 23 gennaio 2025 – è stata approvata una risoluzione che, al quattordicesimo paragrafo (1), mette sullo stesso piano i simboli del nazismo e dei regimi comunisti sovietici. Questo passaggio è stato criticato da alcuni europarlamentari italiani, e in diversi hanno votato contro o si sono astenuti.
L’accostamento dei simboli di comunismo e nazismo ha portato i parlamentari del Partito Democratico (PD), dell’Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) e del Movimento 5 Stelle (M5S) a votare contro questo specifico paragrafo (che poi è stato approvato lo stesso con 469 voti a favore, 104 contro e 23 astensioni). Hanno votato contro anche la Lega (a differenza di Fratelli d’Italia e Forza Italia), per ragioni diverse da quelle di PD, AVS e M5S. In sostanza il partito si è detto contrario per principio a un divieto che limita la libertà di parola, a prescindere dai simboli coinvolti. Al Parlamento Europeo le risoluzioni vengono votate punto per punto, poi c’è una votazione finale su tutto il testo, alla quale gli eurodeputati del PD non hanno partecipato (il testo è passato con 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni).
Il PD ha votato in dissenso con il suo gruppo – i Socialisti e Democratici (S&D) – che è stato prevalentemente a favore anche sul testo generale. Una nota degli eurodeputati del PD ha detto che «non spetta al Parlamento riscrivere la storia dell’Europa e per questa ragione abbiamo deciso di non partecipare al voto su una iniziativa che è diventata strumentale». La vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno (del PD), era assente per motivi di salute, ma ha detto che lei invece avrebbe votato come i suoi colleghi di S&D. Un fatto di coerenza per una parlamentare come la Picierno che più volte ha espresso il suo anti-comunismo e che, con il suo partito nel 2019, è stata sostenitrice proprio in Europa di una risoluzione revisionista per equiparare nazismo e comunismo contro ogni verità storica.
L’oggetto della risoluzione era la disinformazione e la falsificazione della storia con cui la Russia giustifica l’invasione dell’Ucraina. Il passaggio problematico sta nel quattordicesimo paragrafo e dice che il Parlamento Europeo «deplora il continuo utilizzo negli spazi pubblici di simboli dei regimi totalitari e chiede di vietare, all’interno dell’Unione, l’uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici, così come dei simboli dell’attuale aggressione russa contro l’Ucraina».
L’eurodeputata dei Verdi Benedetta Scuderi, che ha votato contro il paragrafo, spiega che il problema era la «faziosità» della risoluzione: «Un conto è il regime sovietico, un conto è l’ideologia politica comunista, che non è illegale e in un paese come l’Italia è stata molto forte. Chiaramente siamo tutti contro l’uso della svastica, ma dire di togliere anche falce e martello vuol dire cancellare un’intera pagina della politica, anche europea».
Ma perchè per opporsi all’invasione russa dell’Ucraina del 2022 bisogna per forza riscrivere la storia a colpi di revisionismo, revanscismo, rovescismo e cancel culture? Perchè, per opporsi ad una guerra, bisogna opporsi dichiarare guerra alla storia, distorcendola? Perchè ostinarsi oggi a dire in ogni modo che comunismo e nazismo erano uguali quando la storia, attraverso anche i suoi più grandi divulgatori come Umberto Eco e Alessandro Barbero, ne hanno sempre spiegato e sottolineato la netta differenza?
Purtroppo negli ultimi anni l’alt right e le forze neoliberali sono immerse in uno storica “guerra culturale” eterodiretta che spesso li vede acerrimi nemici e altre volte ferrei alleati, soprattutto quando si tratta di riscrivere la storia: vedasi la convergenza della narrazione istituzionale sulle Foibe sia da parte delle destra sia da parte delle forze neoliberali, senza un minimo di fondamento storico e scientificità del discorso.
Questo trionfo della post-verità e il sonno della “ragione storica” mette in difficoltà il dibattito democratico e la contestualizzazione storica, dando adito a strampalate teorie strumentalizzanti che sono ossessionate dal “pericolo del comunismo” (2) in una assenza reale di comunismo e in un mondo dedito non solo al capitalismo globalizzato a trazione neoliberista, ma anche al ritorno trionfante e parallelo dei nazionalismi, razzismi e fascismi ipertrofici.
Questa Risoluzione del Parlamento Europeo è solo uno dei tanti segnali che ci suggerisce come saremo destinati a scontare un anatema nel prossimo futuro, in cui l’ignoranza storica e l’assenza di analisi della complessità potranno decidere cosa dovremo pensare.
Alessandro Barbero su risoluzione 2019 che equiparò nazismo e comunismo: https://www.youtube.com/watch?v=V875tYKOkfg
Umberto Eco, Ur-fascism, 22 giugno 1995, The New York Review: https://www.nybooks.com/articles/1995/06/22/ur-fascism/
Umberto Eco ci insegna a riconoscere il fascismo tra di noi: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/12/18/il-fascismo-e-ancora-tra-noi-e-umberto-eco-ci-insegna-dieci-modi-per-riconoscerlo/4842762/
(1) Il Quattordicesimo paragrafo sui simboli era presente fin da subito nella proposta di testo comune messa ai voti: non è stata insomma un’imboscata dei gruppi di estrema destra, che in vari altri casi hanno invece presentato emendamenti più ideologici all’ultimo momento (accordandosi a volte con il Partito Popolare, il principale gruppo del Parlamento Europeo, di centrodestra). A tal riguardo la situazione è più grave di quello che sembra.
(2) https://www.marcelloveneziani.com/articoli/leterno-comunismo/