Secondo una stima del 2023 negli ultimi anni sono stati chiusi in Italia 428 teatri, che sono stati abbandonati o hanno cambiato destinazione d’uso. A Roma in soli tre anni hanno cessato la loro attività 101 sale cinematografiche. Molte trasformate in negozi, banche, centri commerciali. Così come chiudono le biblioteche e le librerie; vengono sgomberati i centri sociali e i luoghi collettivi di “integrazione”, di produzione e fruizione culturale, di creazione di “comunità”.
A Roma il patrimonio pubblico, cioè un bene di proprietà collettiva, viene svenduto: è di pochi giorni fa la concessione del Rialto – luogo storico di comunità – per 30 anni alla Comunità ebraica per trasformarlo in una scuola privata.
In questi giorni a Roma il circuito di sale cinematografiche di Ferrero è stato venduto ad un fondo olandese e non è dato sapere quale sarà la destinazione d’uso. È in via di approvazione alla Regione Lazio una delibera che prevede la ristrutturazione per uso commerciale di sale cinematografiche chiuse da dieci anni.
Come Rifondazione comunista sosteniamo l’iniziativa lanciata da alcuni “operatori del settore cinematografico” per “riacquistare e riqualificare le sale, restituendole alla loro funzione originaria”. Ma come Rifondazione comunista riteniamo che il problema dei luoghi di produzione e fruizione culturale, nella città di Roma come in tutta Italia, non può essere risolto ancora una volta con “appelli” od esclusivamente con interventi privati “di buona volontà”.
Chiediamo intanto a Gualtieri di battere un colpo se è ancora sindaco di Roma e se si è accorto di quello che sta accadendo nella sua città.
Ma per Rifondazione comunista servono leggi nazionali e locali che impediscano il cambio di destinazione d’uso per tutti i luoghi della cultura e di comunità. Serve che le istituzioni pubbliche, dai Comuni, alle Regioni e al Ministero – intervengano con fondi pubblici a sostegno dei luoghi della cultura in difficoltà.
Serve una politica nazionale antitrust che impedisca che il circuito delle sale sia in mano a pochi soggetti in grado di decidere il destino di un’opera cinematografica.
Serve mettere fine agli interventi occasionali e alle “notti” di qualsiasi colore, servono politiche economiche che consentano ai giovani e a chi ha basso reddito di accedere ad una sala cinematografica, ad un concerto, ad uno spettacolo teatrale, ad un museo, alla lettura dei libri. Serve portare la produzione culturale nelle scuole e le scuole nei luoghi di produzione culturale.
C’è bisogno di un progetto ambizioso e impegnativo sulla cultura perché, come scrisse ormai tanti anni fa Bernardo Bertolucci, “si possa vedere un film che non esiste, leggere un libro che ancora non è stato scritto”.
Elena Mazzoni, segretaria della Federazione di Roma, Castelli, Litoranea Prc/Se
Stefania Brai, responsabile nazionale cultura Prc/Se