Riceviamo e pubblichiamo da Fulvia Fabbri, attivista per la pace

“Riconoscere lo Stato di Palestina per non lasciare i Palestinesi senza speranza. L’impegno della Repubblica di San Marino”

Nella giornata di martedì 14 Gennaio 2025, il Consiglio Grande e Generale della Repubblica di San Marino ha incontrato l’Ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, Abeer Odeh, in occasione di un incontro dedicato all’accreditamento degli ambasciatori e delle ambasciatrici di diversi Stati con i quali la Repubblica con questo atto ha già avviato le relazioni diplomatiche.

Sette diplomatici – Lussemburgo, Malta, India, Algeria, Australia, Repubblica Ceca e Palestina – presentano le loro credenziali ai Capitani reggenti Francesca Civerchia e Dalipor Riccardi alla presenza del Ministro degli Affari Esteri, Luca Beccari.

L’invito rivolto ad Abeer Odeh è il primo passo verso il riconoscimento dello Stato di Palestina, che il Consiglio Grande ha votato all’unanimità nell’Agosto 2024.

Nel pomeriggio l’Ambasciatrice incontra la Commissione Estera del Consiglio presieduta dal consigliere Michele Muratore.

Un incontro intenso nel quale l’Ambasciatrice Palestinese ha illustrato in modo dettagliato la drammatica situazione della popolazione palestinese sia a Gaza che in Cisgiordania e i componenti della Commissione rivolgono domande preoccupate sulla situazione in cui versa la Palestina e considerazioni piene di speranza per un imminente cessate il fuoco e la costruzione dell’urgente percorso di pace in Medio-oriente.

“Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è un atto simbolico”- afferma l’Ambasciatrice – “è un passo fondamentale per garantire la pace.
La pace si fonda sul rispetto reciproco tra i popoli ,entro confini sicuri e nel reciproco riconoscimento dei diritti umani.
San Marino è un piccolo Stato, ma con la sua presa di posizione dimostra che anche i piccoli Stati possono avere una parte importante nella storia del mondo, ogni voce conta nello scenario internazionale. Ispirerete altri stati a plasmare il mondo in modo equo e più giusto”.

C’è una lista molto lunga di violazioni dei diritti umani in Palestina, a Gaza e in Cisgiordania: l’Ambasciatrice ricorda che Gaza subisce un blocco delle risorse idriche ed energetiche, degli scambi di derrate alimentari, delle possibilità di movimento da parte dei residenti nella striscia, dal 2007, e ha subito le gravi conseguenze dei ripetuti bombardamenti che Israele ha effettuato dal 2008 al 2023.

Dall’inizio della guerra a seguito del 7 Ottobre 2023, sono stati uccisi oltre 47.000 gazawi, i feriti sono oltre 106 mila, il 20-30% dei quali resterà invalido a vita.

A Gaza non ci sono più infrastrutture, ospedali, case, scuole, non ci sono strade, non esiste più un posto vivibile in nessuna parte della Striscia.

In Cisgiordania, i palestinesi subiscono la distruzione delle case, la confisca delle terre, gli arresti amministrativi ai danni di uomini, donne e bambini che resteranno in prigione senza nessuna possibilità di essere difesi.

“Ogni singolo giorno si subiscono attacchi nelle città e nei villaggi palestinesi da parte degli insedianti, che bruciano gli alberi, impediscono la raccolta, uccidono le greggi.
Al momento nessuno di loro viene fermato e nessuno dovrà assumersi responsabilità dato che nessuno punisce chi fa queste cose”.

Ed infine la costruzione del Muro di separazione tra la comunità palestinese e quella israeliana che ha isolato interi villaggi, diviso famiglie e comunità intere, portato alla limitazione della possibilità della circolazione delle persone con l’imposizione di check point, punti di controllo, dove i soldati decidono se una persona può passare oppure verrà respinta.

In Cisgiordania ci sono 645 Check Point permanenti, ma le strade di collegamento tra città e villaggi e le diverse entrate delle varie città possono sempre essere oggetto di punti di controllo mobili, sotto il controllo di insedianti armati, con libertà di azione.

“I palestinesi sono resilienti” –aggiunge l’Ambasciatrice- “stanno affrontando condizioni di vita molto difficili, ma il pericolo più grande sta nel lasciare questa popolazione senza orizzonti futuri e senza speranza.

Ecco perché il riconoscimento dello Stato di Palestina è importante, perché significa non lasciare la nostra popolazione senza una prospettiva. Significa farli sentire appoggiati e non dimenticati dalla comunità internazionale”.

Forte emozione viene espressa dal Presidente della Commissione, il Consigliere Michele Muratore, per questa giornata, che definisce storica, coronamento di un percorso politico intrapreso da anni, e che ha saputo coinvolgere, con il supporto degli attivisti del collettivo cittadino, tutte le espressioni del tessuto civile sanmarinese.

Il Ministro degli Affari esteri Luca Beccari ha concluso l’incontro confermando la forte sintonia con le parole dell’Ambasciatrice e l’impegno della Repubblica di San Marino per la pace in Medio-oriente, per la stabilità e la convivenza civile tra tutti i popoli della regione.