Azioni nonviolente di disubbidienza civile, denuncia degli interessi dell’industria zootecnica e dello sfruttamento degli animali, alimentazione a base vegetale, stop ai sussidi pubblici agli allevamenti e cambiamento climatico. Parliamo di tutti questi temi con un attivista di Ribellione Animale.

Perché vi chiamate Ribellione Animale?

Ci chiamiamo Ribellione Animale perché traiamo ispirazione da quella che è la ribellione degli altri animali. Gli animali non umani, infatti, non sono solo vittime di un sistema economico, politico e sociale che li vede solo come oggetti o come cibo, ma sono artefici del loro destino. Esistono tantissime storie di animali che si sono ribellati alla loro condizione di prigionia e di schiavitù. Alcuni esempi: Tornasol, il cavallo che nel 2017 si è rifiutato di gareggiare al Palio di Siena; oppure Kimba, il leone del circo attendato a Ladispoli che, nonostante si dica che la gabbia sia stata aperta da ignoti, ha deciso di uscire per assaporare il dolce gusto della libertà ritrovandosi a vagare per le strade di questo paese nel Lazio. O ancora Scilla, un bovino ritrovato a nuotare nelle acque dello stretto di Messina. Sì suppone che o sia stato buttato via o che si sia lanciato da solo da una nave di trasporto bestiame che passava per lo stretto ed era diretta in Libano. Sono numerose le storie di Ribellione e di Resistenza animale e noi come persone militanti ci ispiriamo alla forza, determinazione e voglia di vivere che rivelano con queste azioni. Perché non sono solo vittime, ma anche e soprattutto anime ribelli.

Mi racconti un’azione nonviolenta di Ribellione Animale?

Ti racconto un’azione nonviolenta a cui io ho partecipato nel maggio 2024 a Mantova contro il Food & Science Festival. Si tratta di un Festival che da circa otto anni viene sponsorizzato da varie industrie zootecniche, come ad esempio Grana Padano, Granarolo, Inalca, Levoni… tutti marchi macchiati del sangue degli animali mentre si tingono la faccia di verde. Questo è stato uno degli slogan che abbiamo utilizzato per le contestazioni: “Vi lavate la faccia di verde quando avete le mani sporche di sangue”.

In quell’occasione, abbiamo svolto diverse azioni durante il festival. Ne illustro due alle quali ho partecipato: il primo giorno, all’inaugurazione, in quattro abbiamo interrotto, calando degli striscioni sul palco, il ministro Lollobrigida che stava parlando in video-collegamento. È stata un’esperienza molto forte sia per come siamo state trattate dal pubblico, perché si è manifestata davanti ai nostri occhi quello che erano gli interessi zootecnici che giravano dietro al Festival (una persona dal pubblico si è alzata dicendo: “Io produco salami e ne vado fiero”), ma anche per come siamo state successivamente trattate in Questura. Ci è stato rilasciato un Foglio di Via Obbligatorio, una misura che è nata nel codice antimafia e che adesso viene utilizzata per reprimere il dissenso.

Ci tengo a soffermarmi un attimo sugli interessi dell’industria zootecnica: stiamo parlando di un intero sistema alimentare responsabile della morte di miliardi di animali l’anno, come dimostrano i dati scientifici della FAO e dell’IPCC, il cui enorme giro d’affari è possibile solamente grazie al sostegno del governo che ogni anno versa a queste aziende milioni di soldi pubblici. Infatti questo sistema carnista da solo non riuscirebbe a reggersi in piedi perché le spese di mantenimento degli animali, delle cure veterinarie (quando vengono applicate), le misure di biosicurezza e tutto ciò che serve per mantenere in piedi questi luoghi orribili non riuscirebbero a farcela da soli, perché si tratta di un sistema insostenibile anche a livello economico.

L’altra azione che abbiamo svolto sempre durante il festival riguarda la contestazione a una conferenza sul suino mantovano nello stand di Levoni. La polizia già si aspettava la nostra azione, infatti due militanti hanno provato ad aprire uno striscione, ma sono state fermate subito, nemmeno il tempo di aprirlo per bene. Poi io ho lanciato acqua colorata con la tempera verde per terra, nonostante mi fosse stato dato il Foglio di Via. Acqua e tempera che non ci vuole niente a rimuovere, che non macchia e non crea nessun danno se non simbolico. In quell’occasione però è successo qualcosa di molto spiacevole: una poliziotta mi ha bloccato prendendomi dal collo ed io sono caduta a terra, per un attimo non riuscivo a respirare più. E’ stata una situazione totalmente inaspettata ed emotivamente molto pesante.

Anche una volta arrivate in Questura, la stessa poliziotta mi ha fatto stare male, perché non riconosceva la violenza inutile del suo intervento contro di me. E se la prendeva con alcune persone che invece in quella piazza ci avevano sostenuto, tra cui una ragazza con i capelli verdi, alla quale non nascondeva che avrebbe dato “volentieri due manganellate” (parole sue), perché la considerava “insopportabile”. Ciò che mi ha sconvolto di più è stata non solo la violenza che ha manifestato fisicamente su di me, ma anche le parole violente che ha utilizzato successivamente in Questura, dove nessuno poteva vederci. Questo mi ha fatto capire il potere che hanno.

In Questura tra di noi c’era solidarietà, ci eravamo rifiutate di scendere dall’auto e ci hanno prese di peso, questa cosa li ha scocciati molto, ma eravamo rassicurate dalla presenza delle altre compagne al di fuori dell’edificio. Non eravamo sole!

Se fosse successo qualcosa di grave eravamo testimoni l’una dell’altra e in qualche modo potevamo reagire.

È stato molto bello quando alla fine delle ore interminabili ad aspettare i vari documenti, all’uscita della Questura si era creato spontaneamente un piccolo presidio che, mentre ci aspettava, intonava cori militanti di incoraggiamento: “Insieme siamo partite, insieme torneremo, non una, non una, non una di meno”.

Come definiresti Ribellione Animale, se dovessi descrivere questo movimento a chi non lo conosce? 

Ribellione Animale è un movimento di disobbedienza civile nonviolenta (tutto attaccato). Noi svolgiamo azioni che vanno a disturbare la quotidianità delle persone e delle industrie zootecniche o che sfruttano e uccidono animali.

Facciamo azioni che polarizzano le persone spingendole a schierarsi con noi o contro di noi. Ad esempio a Mantova recentemente abbiamo svolto un’altra azione, a Palazzo Te, in cui abbiamo gettato letame sulla teca di un Picasso, perché uno dei promotori dell’evento era proprio Levoni. Nessuno lo sapeva o ci aveva mai fatto caso e con questa azione nonostante le innumerevoli critiche che ci sono arrivate il messaggio è arrivato chiaro: Levoni porta alla città di Mantova solo letame.

Quest’estate abbiamo fatto azioni anche a Siena durante il Palio, a Palermo e a Trieste durante le messe di Natale e Pasqua e tante altre ancora, anche preavvisate.

Ci muove un profondo senso di giustizia antispecista. Riconosciamo che anche noi umani siamo animali, mammiferi, e non siamo migliori o superiori degli altri solo perché abbiamo alcune caratteristiche che rendono la nostra specie unica. Tutte le specie animali hanno caratteristiche uniche, ma solo noi umani abbiamo la presunzione di sentirci superiori alle altre.

Abbiamo bisogno di convertire il sistema alimentare in uno a base vegetale, anche per l’impatto climatico e ambientale che hanno gli allevamenti (tutti! Non solo quelli intensivi).

Abbiamo anche avviato una campagna contro la detenzione e lo sfruttamento degli animali nei circhi, ispirandoci alla storia di Kimba, il leone scappato a Ladispoli.

Quali obiettivi vi ponete?

L’obiettivo a lungo termine è quello di scardinare l’oppressione degli animali nella nostra società: gli animali vengono sfruttati e resi schiavi in vari modi, dal sistema alimentare al mondo dell’intrattenimento, alla cosmesi, al vestiario, alla sperimentazione.

Nello specifico abbiamo due campagne attive: Ruggiti di Libertà, dedicato a Kimba, per l’abolizione dello sfruttamento animale nei circhi in Italia. Ci sono vari esempi di come gli animali all’interno nei circhi si ribellano alla loro condizione di costrizione e schiavitù. Recentemente in un circo in Italia, un domatore è stato attaccato da alcuni leoni che erano in “scena” e lui per proteggersi ha iniziato a scagliargli contro delle sedie.

Rispetto a questa campagna stiamo cercando di fare pressione sul governo affinché entri in vigore la legge n.106 del 2022, in cui vi è una dicitura su questa tematica: “Superamento degli animali nei circhi”.  Non si sa esattamente cosa significhi, ma è un passo nella giusta direzione per eliminare lo sfruttamento degli animali nei circhi.

Chiediamo l’attuazione di questa legge per la quale manca un decreto attuativo. La legge infatti è già stata approvata nel 2022, ma non è ancora attuata a causa della mancanza di questo decreto. Il ministro Sangiuliano, prima di dimettersi, aveva prorogato l’entrata in vigore della legge, quindi non vogliamo ulteriori proroghe. Non sappiamo cosa pensi il nuovo ministro, dobbiamo vedere come andrà, la legge però deve essere attuata.

Poi abbiamo la campagna Futuro Vegetale, per passare a un’alimentazione a base vegetale e la richiesta principale riguarda lo stop ai sussidi pubblici agli allevamenti, sia di mare che di terra, sia intensivi che estensivi. Senza i nostri soldi non riuscirebbero ad andare avanti. Questi sussidi potrebbero e dovrebbero invece andare a beneficio di aziende che lavorano sulla riconversione da un sistema carnista ad un sistema vegetale e purtroppo non ricevono sovvenzioni. Addirittura una di queste aziende ha ricevuto una multa di 30mila euro dal Ministero dell’Agricoltura perché aveva chiamato formaggio un prodotto simile a quello tradizionale, però totalmente vegetale.

Questo è terribile, perché dimostra una mancanza di consapevolezza nelle istituzioni rispetto alla necessità scientificamente comprovata di una conversione del sistema alimentare in una base vegetale. Cambiando il sistema attuale potremmo mitigare gli effetti della crisi climatica; è l’unico sistema che potrebbe veramente sfamare tutte le persone umane, quindi sarebbe anche un modo di adattarci ai cambiamenti climatici, ma il governo preferisce invece continuare a fare gli interessi dell’industria zootecnica.

Cos’è la nonviolenza per Ribellione Animale? E cosa significa antispecismo?

La nonviolenza per noi non è solo un modo di agire, ma riguarda un cambiamento profondo e sociale in una società dominata da conflitti sanguinosi e cattiveria spregevole.

La nonviolenza è, quindi, un cambio di paradigma di questo modo di approcciarsi al mondo.

Noi la applichiamo anche con la comunicazione nonviolenta. Come diceva Rosenberg, “le parole possono essere muri o finestre”.

Tramite la nonviolenza nelle azioni che svolgiamo non vogliamo creare paura nelle persone coinvolte, la loro incolumità fisica non deve essere compromessa, ma comunque creiamo un conflitto attraverso il quale prendiamo di mira quelle azioni che fanno male agli animali non umani, tuttavia non giudichiamo le singole persone, ad esempio se non sono vegane. Ci vuole un percorso di consapevolezza che riguarda il nostro modo di nutrirci e di approcciarci agli altri animali, che ha origini storiche e culturali. Le nostre azioni nonviolente possono essere anche azioni di sabotaggio su oggetti, ma mai contro l’incolumità fisica delle persone.

L’antispecismo è un movimento filosofico, culturale e militante che mette in discussione il rapporto millenario che abbiamo con le altre specie animali sul pianeta. Non siamo superiori agli altri animali e seguendo una filosofia antispecista si evita in modo assoluto di fare discriminazione tra gli animali, ad esempio tra un cane e un maiale. Rifiutiamo qualsiasi discriminazione anche tra esseri umani.

L’antispecismo si prende cura anche dei rapporti all’interno della società perché è tutto collegato. Per questo si parla sempre più di l’intersezionalità: tutte le discriminazioni, quelle di specie, di genere, di classe lavorativa, di etnia, di abilità o disabilità hanno un collegamento profondo e radicato nella nostra cultura.

Noi come Ribellione Animale siamo contro qualsiasi discriminazione.  Per fare un esempio concreto: nei mattatoi spesso lavorano persone migranti, senza documenti o che provengono da classi sociali denigrate e questo richiama le disuguaglianze sociali e la lotta di classe.

https://italy.animalrebellion.org/