In una situazione di reiterate violazioni dei diritti umani e di sostanziale cancellazione del diritto di asilo, l’Unione europea, sulla base del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, sta finanziando nuove procedure accelerate di asilo in frontiera e di deportazione verso i paesi di origine, compresi i centri hub che si vorrebbero istituire al di fuori dei confini dell’area Schengen per realizzare nuovi progetti di “ritorno volontario assistito”, a fronte del fallimento delle politiche di rimpatrio forzato.

I rimpatri volontari assistiti nel Paese di origine “sulla base di una scelta libera e informata” sono generalmente gestiti dall’OIM, organizzazione facente capo alle Nazioni Unite, e si differenziano dai rimpatri con accompagnamento forzato che vengono (ma sarebbe meglio dire, dovrebbero essere) eseguiti dopo il diniego di una richiesta di asilo, che oggi viene presentata ed esaminata sempre più spesso con una procedura accelerata in frontiera. Per i migranti in situazione irregolare o per quei richiedenti asilo con poche possibilità di ottenere protezione, il rimpatrio volontario assistito può risultare una scelta obbligata, anche in assenza di coercizione fisica. Il ritorno nel paese di origine può essere considerato come volontario solo quando gli individui hanno opzioni legali alternative.

Nelle proposte di politiche sui rimpatri che saranno discusse dai leader europei nei prossimi mesi, mentre si attende la decisione della Corte di Giutizia UE sulla portata della categoria dei “paesi di origine sicuri”, il tema del rimpatrio volontario assistito sembra destinato a collegarsi alla creazione di nuovi centri “hub” per i rimpatri nei quali l’Unione europea vorrebbe confinare i potenziali richiedenti asilo prima del loro ingresso nell’area Schengen, in modo che a seguito di un diniego per manifesta infondatezza, nell’ambito di procedure accelerate al di fuori delle frontiere europee, questi non abbiano alternative rispetto alla adesione ad un programma di rimpatrio volontario.

Con riferimento ai rimpatri volontari assistiti, l’International Law Commission (Ilc) delle Nazioni Unite ha definito disguised expulsion (espulsioni mascherate), i casi in cui queste ultime siano “incentivanti” per un ritorno “presumibilmente volontario”. Nello specifico, l’Ilc evidenzia che “per espulsione mascherata si intende la partenza forzata della persona straniera da uno Stato derivante dalle azioni o omissioni dello Stato stesso, o da situazioni in cui lo Stato appoggia o tollera atti commessi dai suoi cittadini al fine di provocare la partenza di individui dal suo territorio”.

Purtroppo già lo scorso anno l’UNHCR non si è schierato contro questa prospettiva, che significa la definitiva cancellazione del diritto di asilo in Europa, ma ha ammesso ”a certe condizioni” la possibilità di creare questi centri hub per i rimpatri al di fuori dei confini esterni dell’Unione europea. “Gli hub per i rimpatri possono funzionare come un incentivo affinché i richiedenti a cui è stata rifiutata la domanda d’asilo tornino a casa, perché non sono più sul territorio europeo”. Così ha detto Jean-Nicolas Beuze, rappresentante a Bruxelles dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), in una intervista rilasciata ad EUobserver.

Ci sarà però, al di là degli ostacoli giuridici, e della strenua difesa del diritto di asilo nei tribunali e davanti alle corti internazionali, la questione dei costi, che a livello europeo, appena le cifre crescono, determina un contenzioso senza fine, anche per la caduta dello spirito di solidarietà europea, travolto dai sovranismi e dagli egoismi nazionali. In questa materia, sulla quale cerca di accrescere il proprio consenso tra le destre europee, la Commisione Von der Leyen potrebbe andare incontro ad una autentica debacle.

Per le associazioni rimane la necessità di una capillare formazione legale sulla portata di queste prassi, anche per contrastare la propaganda di chi punta sulle operazioni di rimpatrio volontario assistito e su accordi con paesi che non rispettano i diritti fondamentali, a partire dal diritto di asilo. Impegno che va supportato da chi continua a promuovere una informazione indipendente, mentre il governo si rivolge all’elettorato, anche attraverso i canali social, “dando i numeri”, ma ignorando le persone, spacciando i “successi” conseguiti nella “gestione dei flussi migratori” con il calo degli arrivi rispetto agli scorsi anni, materia che non dovrebbe essere trattata, non solo nei paesi di transito, ma neppure in Italia, comprimendo i diritti, e le vite, di chi fugge in cerca di protezione.

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https://www.a-dif.org/2025/01/15/quando-i-rimpatri-volontari-assistiti-diventano-deportazioni/