È stato presentato  di recente presso la Camera dei Deputati il Rapporto sullo stato dei diritti in Italia (www.rapportodiritti.it), ideato e curato da A Buon Diritto – Onlus presieduta da Luigi Manconi – fin dal 2014, grazie al sostegno dell’Otto per mille Valdese. Giunto quest’anno al suo X anniversario, il monitoraggio riporta le principali novità normative ed evidenzia gli eventuali arretramenti riscontrati nel riconoscimento di alcuni diritti, le iniziative e le proposte da intraprendere per la loro tutela in riferimento al biennio 2023-2024. Sono 17 i diritti monitorati: dalla libertà di espressione e d’informazione ai profughi e richiedenti asilo, dai dati sensibili al diritto all’abitare, dalla salute e libertà terapeutica all’ambiente, e inoltre, migrazioni, autodeterminazione femminile, istruzione, lavoro, persona e disabilità, pluralismo religioso, rom e sinti, LGBTQI+, minori, prigionieri, salute mentale. Il Rapporto, che fa riferimento al biennio 2023-2024 traccia anche un’analisi complessiva del decennio monitorato, da cui emerge l’aumento delle povertà e l’impellente necessità di avere risorse e politiche serie su sanità pubblica, salute mentale, casa, lavoro, scuola ricerca e università. I tagli alle politiche sociali e al sostegno al reddito, in una costante criminalizzazione delle povertà e delle marginalità, stanno provocando una vera e propria emergenza sociale. Dei 17 diritti passati in rassegna ne consideriamo brevemente solo 3, rinviando per una panoramica completa al Rapporto.

A proposito di libertà di espressione e  d’informazione, il Rapporto evidenzia  come l’Italia resti tra i Paesi in cui vengono eseguite il più alto numero di Slapp, vale a dire, le querele temerarie poste in essere da politici o imprenditori, con il solo scopo di scoraggiare il lavoro giornalistico. I timori paventanti per i dati del 2023 trovano purtroppo un’allarmante conferma nella classifica stilata per l’anno 2024, ove si legge che l’Italia è scesa di cinque posizioni rispetto al 2023, e ora si trova al quarantaseiesimo posto su 180. Nel capitolo, dedicato all’Italia, del Rapporto 2024, posto in essere dall’organizzazione Reporter SansFrontières (RSF), emerge un quadro preoccupante da più punti di vista. Sul piano normativo, si assiste a una “paralisi legislativa” che impedisce l’adozione di nuove norme in grado di apprestare migliore tutela all’attività dei giornalisti. A ciò si aggiungono i diversi limiti che i giornalisti incontrano nell’esercizio della loro professione, dalla “criminalizzazione della diffamazione” alle “numerose procedure SLAPP [che] limitano la libertà giornalistica”. Infine, sulla sicurezza dei cronisti, i dati 2024 appaiono talmente destabilizzanti da spingere ad affermare che “i giornalisti che indagano sulla criminalità organizzata e sulla corruzione sono sistematicamente minacciati e talvolta sottoposti a violenza fisica per il loro lavoro investigativo. Le loro auto o case vengono talvolta distrutte da incendi dolosi. Campagne di intimidazione online vengono orchestrate contro coloro che perseguono questi problemi. Una ventina di giornalisti vivono attualmente sotto protezione permanente della polizia dopo essere stati bersaglio di intimidazioni e attacchi”.

In ordine all’autodeterminazione femminile, Il Rapporto sottolinea che il 2023 si è concluso con 104 vittime di violenza patriarcale, agita per il 72% per cento dei casi da autori di nazionalità italiani, nella maggior parte delle volte legati alla vittima. “Il dato, si legge, sebbene in lieve diminuzione rispetto a quello del 2022 e comunque in aumento nel 2024, continua a presentare un conto allarmante e conferma come un approccio securitario e di repressione penale, accompagnato da un’ipertrofia legislativa sul tema della violenza di genere, non può essere considerato una soluzione risolutiva al problema.” Tutto il decennio 2013-2023 non vede infatti una significativa diminuzione del numero di vittime di violenza maschile, spesso innescata dalla volontà delle donne di porre fine al legame o alla relazione violenta. Drammatici ma esplicativi risultano anche gli ultimi dati elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione centrale della Polizia criminale sulle violenze sessuali e sui cosiddetti reati spia: nel decennio 2013-2022 le fattispecie in esame mostrano una tendenza in progressivo e costante incremento. In particolare, si registra un aumento del 105% conseguito nell’intero periodo per i maltrattamenti contro familiari e conviventi, seguito da quello del 48% per gli atti persecutori e del 40% per le violenze sessuali (4.488 casi nel 2013 a fronte dei 6.291 nel 2022). Il Report “Violenza sulle donne” del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, aggiornato all’8 marzo 2024, evidenzia poi che nel 2023 le vittime di violenza sessuale sono state 6.062, di cui il 91% donne. Ma la violenza non si esaurisce con gli atti fisici o sessuali: nel 2023 l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali è intervenuta sul fenomeno del c.d. revenge porn (612 ter c.p.). A circa 5 anni dall’approvazione della Legge 69/2019 che ha inserito nel Codice penale la fattispecie di reato, questo fenomeno risulta in preoccupante aumento: 299 le segnalazioni di persone che temono la diffusione di foto e video a contenuto sessualmente esplicito, raddoppiate rispetto allo scorso anno.

Per quanto riguarda la salute mentale, il Rapporto evidenzia come negli ultimi dieci anni i dati sulla salute mentale in Italia abbiamo subito un aumento significativo dei disturbi psicologici e delle difficoltà nell’accesso ai servizi di cura. E riporta alcuni numeri chiave relativi alla salute mentale in Italia, con particolare attenzione agli ultimi dieci anni: il 25-30% della popolazione italiana ha sperimentato un disturbo mentale nella propria vita, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e delle indagini epidemiologiche; 1 italiano su 5 (circa il 20%) presenta un disturbo mentale diagnosticato nel corso della vita, con una prevalenza maggiore tra le donne rispetto agli uomini; si stima che circa il 7-10% della popolazione adulta italiana soffra di disturbi d’ansia (disturbi più comuni includono il disturbo d’ansia generalizzata – GAD, i disturbi ossessivo-compulsivi -DOC e il disturbo da panico); si stima che circa il 5-8% della popolazione adulta soffra di depressione, con un aumento significativo negli ultimi anni (la depressione è particolarmente diffusa tra le donne, con un’incidenza che può arrivare fino al 10%).

Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto Onlus, nel presentare il Rapporto ha dichiarato: “In Italia il sistema dei diritti e delle garanzie è da sempre assai arretrato. Oltre due anni di governo Meloni lo hanno ulteriormente indebolito, incrementando il deficit di protezione sociale e rendendo ancora più fragili le tutele individuali”.

Qui il Rapporto: https://www.rapportodiritti.it/