Si legge oggi sulla stampa che l’amministrazione sarebbe soddisfatta per la bocciatura del ricorso, presentato da 71 cittadini, due associazioni e con il supporto di 3000 firmatari di una petizione, in cui si chiede di tutelare la salute pubblica salvando alberi sanissimi cinquantennali nel viale principale di Lido di Savio.

Al di là del fastidio che può aver provato il Comune di Ravenna nel dover prima ricevere i cittadini, poi rispondere alla petizione, infine ribattere al ricorso che la Giudice ha ritenuto, diversamente da quanto valutato da altri colleghi, proceduralmente sbagliato, il fatto che un’amministrazione esprima soddisfazione nel poter tagliare alberi sani, alti oltre 10 metri, per un puro vezzo architettonico imposto dal “Parco Marittimo”, in cui progettisti hanno persino sbagliato ad identificare le specie da abbattere, è qualcosa che possiamo ritenere molto simile ad un’aberrazione. Migliaia di cittadini sono mobilitati da luglio per fare informazione, per mettere a disposizione dell’amministrazione comunale i migliori esperti, per cercare un dialogo finalizzato esclusivamente a salvare un bene comune, un patrimonio pubblico che appartiene a tutti. Un patrimonio di cui, come emerge da un accesso atti, ci si sbarazza con leggerezza e poi si invia alla filiera delle centrali a biomasse.

Il tutto con fondi PNRR, un prestito dall’Europa da restituire e che deve rispettare i requisiti di non creare danno ambientale significativo (principio DNSH). In tempi di cambiamenti climatici drammatici, di surriscaldamento globale, di inquinamento ambientale e di tutte le patologie ad esso legate, un’amministrazione può tranquillamente esprimere soddisfazione nel tagliare alberi, lo ripetiamo ancora, tutti in classe B (uno solo in C), come certificato dagli esperti, ovvero sani? In questo contesto, con i mari sempre più bollenti che contribuiscono all’innesco di alluvioni, ogni singolo albero adulto andrebbe conservato come un bene prezioso, nello sforzo immane di contrastare il cambiamento climatico richiamato anche dal Presidente della Repubblica nel discorso di Capodanno. Nemmeno i danni ai marciapiedi sono in questo caso presenti a giustificare, se mai potesse essere un valido motivo, l’abbattimento. A luglio, ben 20 sono i gradi di differenza in più certificati con una termocamera professionale tra la temperatura del suolo nel tratto che presenta ancora i pini rispetto a quello del progetto già realizzato, con i pini abbattuti. Senza contare la perdita di biodiversità, di ossigeno, di cattura della CO2, di rifugio per l’avifauna, di decoro urbano e molto altro. Una considerazione seria andrebbe fatta anche sul deprezzamento degli immobili, sulla perdita di attrattività turistica e commerciale e sull’aumento delle bollette conseguenti al surriscaldamento, per abitanti e operatori commerciali.

Leggere, per bocca dell’assessora Del Conte: “Il fatto che i giudici abbiano condannato il Comitato alle spese processuali non è di poco conto” si commenta da sé, quasi a testimoniare, con sprezzo inflessibile, la chiusura alla partecipazione democratica e la rinuncia a qualsiasi riflessione, con la certezza di schiacciare tutti ad ogni tornata elettorale. Alberi trattati come detestabili oggetti d’arredo usa-e-getta, Amministratori che perdono il lume della ragione nella città tra le più inquinate del Paese, dove i pini si piantano da 2000 anni e dove nacquero la prima legge di tutela del paesaggio e la prima Soprintendenza d’Italia.

Il gruppo di cittadini “Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna”