Comunicato stampa dell’11 gennaio 2025 della Rete Fuori dal Fossile
Su Pesaro piomba un grande e pericoloso progetto “fossile” per la produzione di gas naturale liquefatto per oltre 140.000 tonnellate anno in piena zona di esondazione del fiume Foglia.
Il Ministero dell’Ambiente l’8 gennaio scorso ha incredibilmente rilasciato la Valutazione di Impatto Ambientale positiva perché testualmente (!) prevede “l’ancoraggio, a livello di fondazioni, delle apparecchiature e dei serbatoi in modo che essi non galleggino o subiscano danni strutturali di varia natura a seguito della spinta della portata di piena”.
Altro che non costruire più nelle zone di rispetto dei fiumi! Addirittura ci si piazza un grande impianto industriale nonostante il ripetersi di tragedie nel paese.
Gli ecologisti commentano: “Presentato in modo fuorviante, non sostituisce l’attuale deposito di carburanti liquidi e si aggrava il rischio: l’impianto passa nella classe di maggior pericolo per la Direttiva Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante, rendendo obbligatorio il Piano di Emergenza Esterno per la popolazione”.

Un nuovo grande e pericoloso impianto industriale “fossile” rischia di essere realizzato a Pesaro per la liquefazione del metano e la produzione di 400 tonnellate al giorno di Gas Naturale Liquefatto per una potenzialità complessiva di 146.000 tonnellate/anno. Il tutto, per stessa ammissione dei proponenti, in piena area alluvionale del Fiume Foglia.

Nel 2022 la Fox Petroli ha infatti presentato al Ministero un progetto dal titolo “Riqualifica da deposito di stoccaggio prodotti petroliferi liquidi ad impianto di liquefazione gas metano di rete (GNL) – Comune di Pesaro” che, secondo la lingua italiana, a prima vista sembrerebbe prospettare lo smantellamento dell’esistente deposito carburanti liquidi da sostituire appunto con il nuovo impianto.

Basta però leggere le carte per comprendere quanto ciò sia fuorviante, perché in realtà il nuovo impianto affiancherà e non sostituirà l’attuale movimentazione di combustibili liquidi.

Infatti oggi l’azienda sostiene di movimentare 54.000 mc di combustibili liquidi ogni anno. Il progetto prevede sì di smantellare una parte dei serbatoi ad essi destinati, ma ne conserverà ben 3 con una capienza complessiva di 36.430 mc, tali da consentire praticamente l’attuale capacità, e anche di più, di movimentazione annua di oli combustibili e gasoli.

Pertanto l’impianto di GNL è palesemente un’aggiunta costituendo un ampliamento con aggravio di rischio: infatti, per quanto riguarda la normativa sugli impianti a rischio di incidente rilevante (direttiva Seveso), si ammette che si passerà, per la quantità di sostanze pericolose detenute, dalla categoria “di soglia inferiore” a quella “di soglia superiore” cioè al massimo livello di rischio, che impone anche la predisposizione del Piano di Emergenza Esterno per la popolazione (quello di cui si è lungamente discusso per la tragedia di Calenzano per intenderci).

La cosa ancora più sconcertante è che tutto ciò avvenga, per stessa ammissione dei proponenti, in piena zona di massimo rischio alluvionale R4 del fiume Foglia, che investirebbe in pieno l’impianto in caso di evento alluvionale importante.

Negli elaborati progettuali la stessa Fox Petroli ammette testualmente che “nel caso di piena duecentennale, lo scenario di esondazione è estremamente critico, non solo per la zona dell’impianto in progetto, ma per tutta l’area di Tombaccia.”

Tutte le normative e lo stesso buon senso imporrebbero la delocalizzazione di strutture industriali pericolose soggette a tali rischi.

Invece il proponente suggerisce mere azioni di mitigazione, tra le quali quella, che reputiamo surreale, di “ancorare” i nuovi impianti alle fondazioni per evitare che vengano trascinate in caso di piena. Oppure di costruire grandi muri attorno ai serbatoi. Poi si dice pronta a sostenere azioni per mitigare il rischio a monte, facendo un mero elenco di possibili iniziative in tal senso che certo non garantiscono alcunché. In ogni caso sono meri esempi e non interventi concreti e reali.

La cosa più sconcertante è che si sostiene che il rischio diminuirà perché si toglieranno alcuni serbatoi e si costruirà meno di quanto possibile !

Peccato però che, come abbiamo visto, la categoria di rischio per gli incidenti rilevanti diventi la peggiore per cui quanto sostenuto dall’azienda è palesemente contraddittorio.

Davanti a tutto ciò il Ministero dell’Ambiente cosa fa? L’8 gennaio scorso ha approvato la Valutazione di Impatto Ambientale scaricando sugli altri enti le questioni della compatibilità idraulica, del rischio incidente rilevante ecc.

Capiamo che al Ministero dell’Ambiente siano affezionati alle fonti fossili nonostante la crisi climatica, ma qui si sfida il buon senso permettendo di realizzare, addirittura dopo le tragedie del Misa e dell’Emilia Romagna, un nuovo impianto a massimo rischio di incidenti, ampliando quello esistente in piena zona alluvionale alla faccia di tutte le grandi retoriche sulla necessità di lasciare libere le aree di esondazione dei fiumi. Tra l’altro l’impianto preesistente, a parte che in un paese normale sarebbe stato già delocalizzato in un’area priva di rischio, avrebbe comunque presto raggiunto il fine vita, mentre così l’occupazione dell’area di pertinenza fluviale sarà prolungata per decenni, aggravando il rischio anche dal punto di vista temporale.

Dichiara Augusto De Sanctis della campagna Per il Clima Fuori dal Fossile: “Chiediamo di fermare immediatamente questo intervento inaccettabile: il Ministero dovrebbe ritirare in auto-tutela il decreto appena varato mentre il CTR dei Vigili del Fuoco e l’Autorità di Bacino dovrebbero negare la loro autorizzazione davanti a scenari di rischio palesemente inaccettabili. Questo paese deve dimostrare con i fatti di aver imparato dalle tragedie che si susseguono invece di reiterare e, anzi, peggiorare gli stessi errori madornali che paghiamo da tempo ad ogni forte precipitazione. Eventi che stanno diventando sempre più frequenti proprio perché si continua a puntare su impianti fossili, come questo che vorrebbero realizzare a Pesaro. Il metano, come dimostrano tutti gli studi scientifici, è un pericoloso gas serra e ci sono emissioni fuggitive che le aziende non riescono ad arginare per cui paradossalmente l’impatto sul clima è addirittura peggiore”.

La documentazione è qui: Riqualifica da deposito di stoccaggio prodotti petroliferi liquidi ad impianto di liquefazione gas metano di rete (GNL) – Comune di Pesaro – Info – Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali – VAS – VIA – AIA

CAMPAGNA PER IL CLIMA FUORI DAL FOSSILE
Info: 3683188739

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