Cresce la persecuzione anticristiana: mai così intensa in 32 anni di ricerche. Salgono a oltre 380 milioni i cristiani che sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione nel mondo (1 cristiano su 7) e sono stati 4.476 i cristiani uccisi per cause legate alla fede. Sono alcuni dei dati che di recente Porte Aperte (https://www.porteaperteitalia.org/) ha pubblicato nella WORLD WATCH LIST 2025 (WWL), ove ancora una volta si registra il più alto livello di persecuzione da quando la WWL viene pubblicata, confermando l’aumento costante degli ultimi anni. Altro segno visibile del declino della libertà religiosa dei cristiani nel mondo è il fatto che dall’edizione del 2021 troviamo nella mappa dei primi 50 paesi solo nazioni con un livello molto alto ed estremo di persecuzione e discriminazione, scomparendo quindi il livello alto.
Globalmente 1 cristiano ogni 7 è toccato da questo fenomeno, che divisi in macro-aree geografiche diventano: 1 cristiano ogni 5 in Africa; 2 cristiani ogni 5 in Asia e 1 ogni 16 in America Latina. Sono 13 i paesi che mostrano un livello di persecuzione e discriminazione definibile estremo. La Corea del Nord rimane stabile al primo posto: la politica del regime nordcoreano di tolleranza zero per i cristiani (tra i 50 e i 70 mila rinchiusi nei campi di lavori forzati), obbliga i cristiani a vivere la propria fede nel segreto, alimentando il fenomeno della Chiesa nascosta. Nelle prime 5 posizioni ci sono 4 nazioni fortemente islamiche, come evidenza del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana: Somalia (2°), Yemen (3°), Libia (4°) e Sudan (5°). Qui le fonti di persecuzione sono connesse a una società islamica tribale, all’estremismo attivo e all’instabilità endemica di questi paesi: la fede cristiana va vissuta nel segreto e, se scoperti, i cristiani (specie se ex-musulmani) rischiano anche la morte. In particolare, in Yemen, la guerra civile in corso e la crescente influenza dei ribelli Houthi hanno costretto decine di chiese cristiane a cessare le loro riunioni: almeno un convertito cristiano dall’islam è stato ucciso dai membri della sua famiglia proprio a causa della sua conversione. L’Eritrea, pur con punteggio invariato (quindi nessun vero cambiamento), scende al 6° posto per effetto della crescita di altri, confermando la propria nomea di “Corea del Nord dell’Africa”, così come la Nigeria scende al 7°, confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo (3.100). Il Pakistan all’8° posto è stabile nella top 10 da molti anni e anche l’Iran resta stabile al 9°. L’Afghanistan aumenta invece di 1,1 punti, e rimane stabile al 10° posto. Stabile all’11° posto è l’India, di cui si denuncia da anni il declino delle libertà fondamentali della minoranza cristiana, bersaglio di violenze e discriminazioni. Sale al 12° posto l’Arabia Saudita, anche se sia la pressione media che la violenza sono rimasti invariati. Capitolo a parte merita il Myanmar, che totalizzando 81 punti sale al 13° posto ed entra tra le nazioni con una persecuzione estrema. La guerra civile aumenta i livelli di violenza: i cristiani si trovano intrappolati nei combattimenti in corso in tutto il paese. L’esercito attacca frequentemente le chiese cristiane, sospettate di ospitare ribelli. Al tempo stesso, le stesse forze ribelli aggrediscono le comunità cristiane neutrali: almeno 100.000 cristiani languono in campi di sfollati per evitare le violenze.
Il numero di chiese o proprietà cristiane pubbliche attaccate, chiuse o confiscate, con diversi livelli di gravità, è quasi dimezzato da 14.766 a 7.679, diminuzione dovuta alla Cina, che tuttavia mantiene un record di 31.000 chiese chiuse, confiscate o demolite. Nel frattempo, il numero in Rwanda è aumentato da 120 a 4.000. Dietro i numeri relativi agli edifici attaccati si nascondono la paura e l’insicurezza di molte comunità cristiane che utilizzano quegli edifici. Tali attacchi possono portare alla disgregazione delle comunità ecclesiali, anche se i cristiani non vengono costretti con la forza a lasciare le loro case o proprietà. La cosiddetta “persecuzione digitale” rimane poi uno degli strumenti più efficaci usati dal governo cinese e, di recente, da altri Stati autocratici per limitare la libertà religiosa: il cosiddetto “modello cinese” di controllo della popolazione e sviluppo senza diritti viene pericolosamente emulato da altri stati, a cui la Cina esporta tecnologia a tal scopo.
I cristiani detenuti o condannati per ragioni legate alla fede aumentano da 4.125 a 4.744. Il livello di ingiustizia in questi casi rasenta la parodia: in carcere finiscono uomini e donne senza processi e senza prove. Inoltre, il grado di impunità spesso concesso a coloro che invece accusano falsamente e/o aggrediscono fino a uccidere i cristiani in vari paesi è davvero preoccupante. L’India è anche quest’anno il paese con dati più preoccupanti (2.176). I rapimenti decrescono da 3.906 a 3.775, con la Nigeria sempre terra di sequestri per riscatto (2.830), ma sorprende il Messico con almeno 116 casi, sintomo di quanto impatto abbia la criminalità organizzata in questa società. Seguono varie nazioni dell’Africa Subsahariana (Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Ciad, ma anche Etiopia, Uganda, Mozambico) e dal sempre presente Pakistan, con la piaga dei rapimenti di donne cristiane per darle in sposa a musulmani (matrimoni forzati. Sono decine di migliaia ogni anno, invece, i cristiani aggrediti (picchiati o vessati con minacce di morte) esclusivamente a causa della loro fede: la stragrande maggioranza di questi casi non viene alla luce, ma un dato minimo di partenza per il periodo in esame va oltre le 54.700 (erano 42.800 l’anno precedente).
Qui il REPORT “World Watch List 2025” di Porte Aperte: https://www.porteaperteitalia.org/wp-content/uploads/Porte_Aperte_WWList_2025_Report_15gen25.pdf.