Tregua e scambio di prigionieri
L’ultimo ostacolo all’accordo per il cessate-il-fuoco e lo scambio di prigionieri tra Hamas e Netanyahu è caduto. Il governo israeliano dopo 7 ore di discussione ha approvato il piano. Hanno votato contro otto ministri, tra i quali due del partito di destra Likud, che guida la coalizione.
Domani stesso avverrà il primo scambio. Alle 16:00 saranno liberati tre ostaggi israeliani e in serata saranno liberati i primi 95 detenuti palestinesi. Il governo di Tel Aviv ha pubblicato l’elenco di 737 palestinesi imprigionati nelle carceri israeliane che verranno liberati nella prima fase dell’accordo. Tra di loro Zakaria Zubeidi, del movimento Fatah del presidente Abbas e la militante del FPLP, Khalida Jarrar. Una delle donne che saranno liberate è Dalal Al-Arouri, la sorella dell’ex dirigente di Hamas assassinato a Beirut, arrestata soltanto in quanto sorella di un esponente politico del movimento islamista palestinese.
Appello per il dottor Abu Safiya
Notizie delle condizioni di prigionia del dottor Abu Safiya sono state fornite ai familiari da detenuti rilasciati recentemente. Lo ha riferito il figlio Elias: “Mio padre è stato torturato e umiliato. È stato frustato con filo elettrico. Viene picchiato sulla ferita alla coscia, che aveva subito durante l’irruzione dei militari israeliani nell’ospedale. Le informazioni ricevute sono allarmanti e chiediamo l’intervento della Croce Rossa Internazionale”.
Appello urgente per il Dott. Hussam Abu Safiya, direttore dell’ospedale Kamal Adwan clicca
Corte Penale Internazionale
Il procuratore generale della CPI, Khan, ha affermato che Israele non ha dimostrato alcuna intenzione seria di indagare sui crimini di guerra compiuti da suoi cittadini e militari a Gaza e nei territori palestinesi occupati. “La Cpi rimane l’ultima ancora per l’affermazione della giustizia internazionale”, ha detto. Lo scorso novembre la Corte dell’Aja ha emesso ordini di cattura nei confronti di Netanyahu, Gallant e Dief. Le reazioni delle cancellerie scudo del genocidio compiuto da Israele sono state al limite della schizofrenia. Gli Usa hanno approvato sanzioni contro i membri della Corte e minacciato altre contro i Paesi che tentassero di applicare gli ordini di cattura. Un doppio standard razzista, perché quando si era trattato di capi di stato africani l’atteggiamento era diametralmente opposto.
Situazione umanitaria a Gaza
L’Unrwa ha annunciato che riprenderà l’attività umanitaria a Gaza, malgrado il divieto israeliano. Tutte le organizzazioni umanitarie sottolineano che le difficoltà imposte dall’esercito israeliano non si risolveranno facilmente e ci vorrà del tempo per garantire la giusta distribuzione degli aiuti. “La forza occupante ha annientato la polizia palestinese di Gaza e chiuso gli occhi sulla criminalità comune che si è impadronita di interi camion di aiuti”, ha dichiarato un rappresentato del Programma Alimentare Mondiale. La Mezzaluna rossa egiziana ha parlato della presenza di circa 1000 camion di aiuti al valico di Rafah. “Non sarà possibile provvedere da subito all’ingresso dei 600 camion al giorno previsti nell’accordo, a causa della mancanza di strade e reparti di protezione dei carichi” ha spiegato.
Il responsabile dell’Ocha, l’ufficio per gli affari umanitari dell’ONU, ha detto che “l’accordo è un’occasione ottima che ci riempie di speranze, ma non bisogna sottovalutare le difficoltà logistiche”. Secondo Medici senza Frontiere l’emergenza sanitaria causata dalla distruzione sistematica degli ospedali da parte dell’esercito israeliano richiede l’installazione di almeno una ventina di ospedali da campo nelle varie zone della Striscia ed in particolare nel nord.
Il Consiglio norvegese peri i rifugiati è pronto alla fornitura di coperte, tende, stoffa plastificata e fili di nailon per la riparazione delle tende già esistenti, ma danneggiate dal maltempo. “Cerchiamo di ridurre il numero dei morti per il freddo”.
BDS
Ai primi di febbraio apre i battenti a Verona, per il quarto anno consecutivo, la Fiera EOS (European Outdoor Show), manifestazione dedicata a caccia, pesca, tiro sportivo, nautica e sport all’aria aperta. L’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza, la Rete italiana Pace e Disarmo e il Movimento Nonviolento hanno chiesto l’esclusione delle società produttrici di armi israeliane, ricordando che “il Regolamento Generale degli Espositori di EOS esclude tutte le aziende produttrici di armi di Stati sottoposti a misure di embargo di armi da parte delle Nazioni Unite, o ritenuti responsabili da parte di organismi delle Nazioni Unite di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità, come avviene per Israele in questo specifico momento storico». Dopo incontri anche con la partecipazione dell’amministrazione comunale, le associazioni hanno ottenuto l’esclusione dei produttori di armi israeliani alla fiera Eos di Verona.