Gaza
I generali israeliani hanno provocato nella mattinata di ieri 2 stragi con 28 persone uccise e 89 ferite.
Secondo la protezione civile, in 5 giorni sono stati uccisi a Gaza 70 bambini sotto i bombardamenti israeliani con le bombe statunitensi. I bombardamenti di ieri sono stati compiuti dal cielo, da terra e dal mare.
Una delle zone bombardate è stata Mawassi, alla quale l’esercito israeliano il giorno prima aveva ordinato alla popolazione di Nuseirat di trasferirsi.
Il portavoce della Croce Rossa nei territori palestinesi occupati ha lanciato l’allarme per le condizioni nelle quali si trovano due milioni di palestinesi a Gaza, durante il secondo inverno sotto i bombardamenti, il freddo e la pioggia.
L’esponente internazionale ha denunciato che le tende spedite dalla CRI sono rimaste bloccate dall’esercito israeliano ai valichi di Gaza, mentre la gente e soprattutto i bambini soffrono il freddo.
Cisgiordania
Il ministro israeliano Yitzhak Goldktoev, durante un’aggressione di un gruppo di coloni nella provincia di Ramallah, in una dichiarazione rivolta al premier Netanyahu ha chiesto un milione di nuovi arrivi di ebrei per la colonizzazione in Cisgiordania.
“Dobbiamo cogliere la straordinaria occasione attuale per imporre il nostro controllo sulla nostra terra”, ha sfacciatamente affermato.
L’esercito di occupazione ha compiuto rastrellamenti in diverse località palestinesi.
Nelle piazze centrali sono stati radunati molti giovani, con la faccia contro il muro e le mani legate dietro la schiena. Una scena che ricorda le SS nelle città occupate durante la Seconda Guerra Mondiale.
Siria
Non tutto sta filando liscio in Siria, malgrado la facciata di moderazione che il nuovo gruppo di potere di Tahrir Sham sta cercando di far mostrare. Sotto il tappeto c’è tanta polvere.
Uno dei punti critici è l’azione vendicativa delle milizie incontrollate. A Homs sono stati assassinati a sangue freddo 5 lavoratori dell’edilizia di fede sciita. Sono stati trovati in una fattoria agricola con una pallottola in testa.
Anche la popolazione dei villaggi e città del nord ovest, abitati da alawiti, rifiuta di essere presa di mira e pagare il conto della dittatura degli Assad (appartenenti alla corrente alawita).
A Lathikia sono avvenuti 4 crimini contro la minoranza e si è registrata l’uccisione di 7 persone, tra cui una donna.
A Tartous, 5 civili sono morti in 3 attacchi delle milizie.
In molti casi le azioni criminali, dipinte come vendetta contro le minoranze, sono spinte da motivazioni materiali di rapina e possesso di proprietà: ville, auto di lusso e fattorie agricole.
Conferenza in Arabia Saudita
Si è tenuta a Riad una conferenza interaraba, a livello dei ministri degli esteri, sulla Siria con la partecipazione di Germania, GB e Turchia.
Oltre ai Paesi del golfo, erano presenti i ministri degli esteri di Libano, Iraq, Giordania (Paesi confinanti) ed Egitto.
Riad ha invitato a dare al nuovo potere in Siria una dose di fiducia, per ricostruire il Paese e garantire la pacificazione e l’unità territoriale.
I Paesi europei invece vogliono imporre una sorta di egemonia sulla nuova Siria, con il permanere delle sanzioni, allentando la corda a passi lenti.
Il Paese più ostile in questa fase è l’Egitto, che teme il ritorno di jihadisti egiziani ed appartenenti alla Fratellanza musulmana in patria. Il ministro egiziano ha completamente ignorato il ministro siriano, Shibany.
Nei giorni scorsi, la stampa egiziana aveva dato larga eco alla presenza a fianco di Shara’ (noto in passato come Joulany) dell’egiziano Mahmoud Fathi, ricercato al Cairo con l’accusa di partecipazione all’assassinio dell’ex procuratore generale della Repubblica Hisham Barakat.
La presenza di Fathi in un incontro ufficiale con il ministro degli esteri turco Fidan è stata considerata al Cairo come un messaggio di sfida. In Egitto vivono un milione e mezzo di profughi siriani, ma non c’è stata nessuna pressione per il loro immediato ritorno in patria.
L’Arabia Saudita, la più grande economia del Medio Oriente, sta cercando di aumentare la sua influenza in Siria dopo che le milizie guidate dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), ex ramo siriano di al-Qaeda, hanno rovesciato Assad il mese scorso.
Dopo 13 anni di guerra civile, che ha provocato l’uccisione di almeno 500mila persone, costringendo alla fuga 16 milioni di siriani, si è quindi insediato un governo di transizione che sta spingendo per la revoca delle sanzioni di USA e UE.
L’assenza di Washington dall’incontro la dice lunga sui piani egemonici sul M.O : non intende ritirare le proprie truppe dalla Siria e intende dettare legge, per pilotare la situazione siriana. La posta in gioco è l’espulsione delle basi russe dalla Siria.
Giordania
La Giordania ha avviato un enorme progetto per la desalinizzazione dell’acqua di mare al largo di Aqaba, con l’obiettivo di produrre 300 milioni di m3 di acqua potabile all’anno.
Il progetto prevede la costruzione di un acquedotto lungo 450 km, con stazioni di pompaggio alimentate da energia rinnovabile. Il Paese soffre di una crisi idrica cronica sempre più grave.
Sudan
L’esercito sudanese dopo aver ripreso il controllo di Wad Madani, sta avanzando nella capitale Khartoum. Un portavoce delle forze armate ha affermato che le milizie di Hamidati sono state cacciate da tre quartieri, dopo aver subito gravi perdite militari, in uomini e mezzi.
Nella provincia di Al-Jazira, dopo la riconquista del capoluogo, l’esercito ha preso il controllo su una montagna che sovrasta la raffineria ancora sotto il controllo delle milizie.
La guerra sudanese coinvolge 13 delle 18 province del Paese. La situazione più grave è nel Darfur; la provincia martoriata luogo di pulizia etnica sta subendo una offensiva delle milizie e rimane fuori dal loro controllo soltanto quella settentrionale con il capoluogo, el-Fasher, completamente assediato e sottoposto a duri bombardamenti.