Se si vuole immaginare l’impatto che i cantieri del ponte avranno sulle città dello Stretto basta osservare cosa sta accadendo intorno ai lavori per il raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo.

Lunghe file di camion lungo le arterie stradali che attraversano la Riviera Jonica, rumori insostenibili e aria irrespirabile per chi abita a ridosso delle reti di recinzione, fino ad arrivare alla estrazione di materiali di scavo che contengono arsenico e altri metalloidi in quantità preoccupanti.

𝐋’𝐞𝐩𝐢𝐟𝐞𝐧𝐨𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 è 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐍𝐢𝐳𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐒𝐢𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚, 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨 𝐡𝐚 𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐥’𝐚𝐜𝐪𝐮𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐭𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐬𝐞𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐧𝐮𝐭𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐭𝐚𝐥𝐩𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐯𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐜𝐚𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐠𝐚𝐥𝐥𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐒𝐜𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 è 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐟𝐞𝐫𝐦𝐚𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐏𝐫𝐨𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐑𝐞𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚.

In seguito all’estrazione del materiale di scavo dalla galleria Sciglio, una porzione di territorio che interesserebbe un cantiere del Ponte, quella di villaggio UNRRA, è stata utilizzata per stoccare terre cariche di arsenico, prima senza alcuna protezione, poi, in seguito alle denunce che provenivano dagli abitanti della Riviera Jonica, coperta da teloni. 𝐂𝐨𝐬ì, 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐚𝐫𝐞𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐖𝐞𝐛𝐮𝐢𝐥𝐝 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐞𝐫à 𝐚𝐢 𝐟𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐟𝐫𝐚𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝’𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐨𝐯𝐫𝐚𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐞 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐭𝐞𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐧𝐪𝐮𝐢𝐧𝐚𝐭𝐨.

Se avessero voluto dircelo più chiaramente non ci sarebbero riusciti. 𝐈𝐥 𝐦𝐨𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 è 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨: 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐚𝐥 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚𝐫𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐢𝐭𝐭𝐢, 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚 𝐢 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢, 𝐭𝐨𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐞𝐬𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐞 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐢.

Per queste ragioni un gruppo di attivisti ha dato vita, nella giornata di sabato 4 gennaio, ad una iniziativa di contestazione attraverso l’affissione di uno striscione con la scritta “Non ci faremo avvelenare dai vostri cantieri” e la posa di due bandiere No ponte sulla rete di recinzione dell’area di stoccaggio.

𝐋𝐨 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐞 𝐥𝐨 𝐟𝐚𝐫𝐞𝐦𝐨. 𝐐𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 𝐯𝐨𝐫𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐢𝐭𝐞𝐫 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐢 è 𝐥’𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐨𝐭𝐭𝐚.

No Ponte