Gaza sta crollando e la Palestina ha bisogno di solidarietà. Di seguito proponiamo il messaggio della neuroscienziata Susan Abulhawa, nata da una famiglia palestinese in fuga dopo la Guerra dei Sei giorni, che ha vissuto i suoi primi anni in un orfanotrofio di Gerusalemme. Adolescente, si è trasferita negli Stati Uniti, dove si è laureata in Scienze biomediche e ha avuto una brillante carriera nell’ambito della medicina. Autrice di numerosi saggi sulla Palestina, per cui è stata insignita nel 2003 del premio Edna Andrade, ha fondato l’associazione Playgrounds for Palestine, che si occupa dei bambini dei Territori occupati. I suoi articoli sono apparsi su numerose testate, tra le quali “The Huffington Post”, il “Chicago Tribune” e “The Christian Science Monitor”. Feltrinelli ha pubblicato Ogni mattina a Jenin (2011), il suo primo romanzo, Nel blu tra il cielo e il mare (2015) e Contro un mondo senza amore (2020).
Se i palestinesi avessero trascorso gli ultimi 80 anni rubando le case degli ebrei, cacciandoli, opprimendoli, imprigionandoli, avvelenandoli, torturandoli, ammazzandoli.
Se i Palestinesi avessero ucciso circa 300.000 ebrei in un anno, preso di mira i loro giornalisti, i loro intellettuali, i loro operatori sanitari, i loro atleti, i loro artisti.
Se avessero bombardato ogni ospedale israeliano, ogni università, biblioteca, museo, sinagoga e costruito delle torrette di osservazione per lasciare che la loro gente osservasse i massacri, come un’attrattiva turistica.
Se i Palestinesi avessero radunato centinaia di migliaia di ebrei in misere tende, se li avessero bombardati nelle cosiddette “zone sicure”, bruciandoli vivi, tagliandogli cibo, acqua e medicine.
Se i Palestinesi mandassero i figli degli ebrei in giro a piedi nudi a mendicare con delle scodelle vuote.
Se li costringessero a raccogliere i brandelli dei propri genitori in sacchetti di plastica, a seppellire i propri fratelli, cugini e amici.
Se gli facessero desiderare di morire, solo per riunirsi alla loro famiglia e non dover restare soli in questo mondo terribile.
Se i Palestinesi usassero dei camion carichi di farina per attirare ebrei affamati per poi aprire il fuoco su di essi.
Se un palestinese ammettesse alla CNN di aver inseguito centinaia di ebrei col suo carrarmato, ritrovandosi brandelli di carne nei cingoli.
Se una donna ebrea fosse obbligata a partorire nella sporcizia, a subire un cesareo o l’amputazione di una gamba senza anestesia.
Se noi Palestinesi disintegrassimo i loro bambini e poi decorassimo i nostri carrarmati coi loro giocattoli.
Se ammazzassimo le loro donne e poi posassimo con la loro lingerie addosso.
Se il mondo stesse guardando in diretta tv il sistematico annientamento degli ebrei in tempo reale, non ci sarebbe alcun dibattito sul fatto che si trattasse di terrorismo o genocidio.
Quanto a voi sionisti. Vi abbiamo accolti nelle nostre case quando i vostri Paesi hanno tentato di ammazzarvi e tutti gli altri vi hanno respinto. Vi abbiamo nutriti, vestiti, dato un riparo e condiviso la generosità della nostra terra. E quando è arrivato il momento ci avete cacciati dalle nostre case e dalla nostra patria.
Poi avete ucciso, rubato, bruciato le nostre vite. Ma il mondo sta finalmente aprendo gli occhi sul terrore che abbiamo subito da voi per così tanto tempo. Guardano esterrefatti il sadismo, la gioia, il gusto con i quali vi compiacete quotidianamente nel distruggere i nostri corpi, le nostre menti, il nostro futuro e il nostro passato.
Non importa cosà succederà, non importa quali favole vi raccontiate e raccontiate al mondo. Non apparterrete mai realmente a quella terra. Non capirete mai la sacralità degli olivi che avete tagliato e bruciato per decenni solo per cattiveria, solo per spezzare ancora un po’ i nostri cuori.
Nessun nativo di quella terra oserebbe mai fare una cosa simile agli alberi di olivo.
Nessun nativo di quella terra bombarderebbe o distruggerebbe mai un patrimonio così antico, come avete distrutto i nostri cimiteri. Nessun nativo di quella terra dissacrerebbe mai i morti. Per questo la mia famiglia è stata per secoli custode del cimitero ebraico sul Monte degli olivi. Come opera di fede e cura per ciò che sappiamo essere parte della nostra stirpe e della nostra storia.
I miti e i folclori di quella terra vi saranno sempre estranei. Non conoscerete mai il linguaggio sartoriale delle vesti che indossiamo, scaturito dalla terra e tramandato nei secoli attraverso le nostre antenate. Ogni motivo, ogni disegno, ogni progetto racconta di segreti delle tradizioni locali, di flora, uccelli, fiumi e natura.
Ciò che i vostri agenti immobiliari definiscono, nelle loro costose inserzioni, il “fascino delle antiche case arabe”, custodirà per sempre nelle sue pietre le storie e i ricordi dei nostri antenati che le hanno costruite.
Negli antichi dipinti e nelle foto della terra non ci sarà mai spazio per voi.
Non saprete mai cosa voglia dire sentirsi amati e sostenuti da chi non ha nulla da guadagnare da voi e unicamente da perdere nel farlo.
Non conoscerete mai i sentimenti delle masse di tutto il mondo che si riversano nelle strade e negli stadi per cantare e reclamare a gran voce la vostra libertà.
E questo non perché siete ebrei, come volete far credere a tutti. Ma perché siete colonizzatori violenti, convinti che la vostra ebraicità vi dia diritto alla casa che mio nonno e i suoi fratelli hanno costruito con le loro mani su una terra che appartiene alla nostra famiglia da secoli.
E perché il Sionismo è una piaga per il Giudaismo e una frattura nell’umanità.
Potete cambiare i vostri nomi per sembrare più radicati nella regione e potete fingere che i falafel, l’hummus e lo zaatar siano vostre antiche ricette. Ma nei meandri del vostro essere sentirete sempre il morso di questa epica falsificazione.
Non ci cancellerete. Non importa quanti di noi ucciderete e ucciderete e ucciderete, ogni giorno, tutti i giorni. Non siamo le pietre dalle quali Chaim Weizmann pensava di poter liberare la terra. Siamo noi stessi la terra. Noi siamo i suoi fiumi, i suoi alberi e le sue storie.
Perché tutto questo è stato nutrito coi nostri corpi e con le nostre vite nell’arco di millenni, abitando ininterrottamente sul quel fazzoletto di terra tra il fiume Giordano e le acque del Mediterraneo. Dal tempo dei nostri antenati cananei, ebrei, filistei e fenici a ogni conquistatore, pellegrino che è venuto ed è andato via, che ha sposato, violentato, amato, colonizzato o schiavizzato o si è convertito o ha pregato in quella terra, lasciando pezzi di sé nei nostri corpi, nella nostra eredità.
Le leggendarie e tumultuose storie della terra fanno letteralmente parte del nostro DNA.
Non potrete cancellarle uccidendoci o usando la propaganda, non importa quale tecnologia di morte usiate o quale arsenale hollywoodiano o mediatico dispiegherete.
Un giorno, la vostra impunità e la vostra arroganza finiranno. La Palestina sarà libera e tornerà alla sua gloria multi-religiosa, multietnica e pluralista. Ripristineremo e amplieremo i treni che viaggiano dal Cairo a Gaza, Gerusalemme, Haifa, Beirut, Damasco, Amman, Kuwait City, ecc.
Metteremo fine a questa macchina da guerra sionista-americana che domina, si espande, che sfrutta, inquina, saccheggia.
E voi potrete andarvene o imparare finalmente a convivere con gli altri come pari.
https://www.youtube.com/watch?v=qmZYHkdQY44