Una nuova leadership europea, ma anche l’ombra di una nuova amministrazione Trump: quali sono le prospettive per la politica europea di allargamento nel 2025 ?

Se ne è parlato ad un incontro organizzato dal German Council on Foreign Relations (DGAP).

I risultati del 2024 e le prospettive per il 2025

L’allargamento è tornato in cima all’agenda, nota Thomas Hagleitner della Commissione europea, e i risultati sono reali laddove c’è stato progresso nel 2024: il Montenegro ha soddisfatto i parametri intermedi sullo stato di diritto, l’Albania ha aperto il cluster dei fondamentali.

“L’allargamento rimane basato sul merito” e vi sono paesi candidati “in grado di cogliere l’opportunità offerta dal contesto” geopolitico.

“L’allargamento UE è citato nelle lettere di missione di tutti i nuovi Commissari europei, è un obiettivo collettivo“, nota Hagleitner.

E i nuovi strumenti stanno funzionando: “il Piano di Crescita spinge al’integrazione economica regionale, e ha aiutato a sbloccare le decisioni nel CEFTA.
L’integrazione graduale e accelerata con le politiche europe, sulla base dell’acquis UE, permetterà di anticipare i benefici per i cittadini ancora prima dell’adesione, come nel caso dell’integrazione nel SEPA, che abbasserà i costi bancari“, conclude Hagleitner.

Continuare le riforme interne per prepararsi all’allargamento

“Abbiamo visto un nuovo dinamismo“, conferma la ministra tedesca per gli affari europei Anna Lührmann: “una volta che i paesi candidati adottano le riforme necessarie, l’UE è pronta a portarli un passo avanti verso l’adesione”.

Importanti in questo senso restano le riforme interne delle politiche UE, che devono procedere “in parallelo, in modo che l’UE sia pronta quando i candidati sono pronti ad aderire ”.

La Commissione presenterà in primavera le proposte di revisione pre-allargamento delle politiche comunitarie (pre-enlargement policy reviews), ricorda Lührmann.

“Affinché l’allargamento sia un successo abbiamo bisogno di riformare le politiche, la governance e il bilancio dell’UE“.

Gli ambiziosi obiettivi di Albania e Montenegro

Il governo del Montenegro ha annunciato l’ambizione di divenire “il 28° stato membro entro il 2028“, e l’Albania vuole fare lo stesso; per entrambi l’obiettivo è chiudere i negoziati entro il 2026.
Un obiettivo “molto ambizioso ma fattibile, se le riforme avanzeranno a pieno regime”, secondo Lührmann.
Una data-target che le istituzioni europee non fanno proprio, ma che può aiutare “a mobilitare le amministrazioni pubbliche e a spronare anche i vicini”, secondo Hagleitner.

“Se il Montenegro dovesse muoversi in maniera decisiva verso l’adesione, ciò avrebbe un impatto enorme anche sul resto della regione”, conclude.

E se per l’analista Frauke Seebass (DGAP), la mancanza di senso di urgenza da parte degli Stati membri UE resta un problema, Hagleitner non vede riluttanze dei 27 a discutere di allargamento, né rischio che i Balcani siano negletti: “abbiamo una sola politica di allargamento, che è la stessa per i sei paesi dei Balcani come per Ucraina e Moldavia”.

L’ombra della nuova amministrazione Trump sugli affari europei

Come sottolinea l’analista Milan Nič (DGAP), il 2025 porterà ancora più turbolenze e distrazioni geopolitiche, mentre l’attenzione sarà rivolte alle nuove aree di crisi, a partire da Siria e Georgia.

Il ritorno di Trump negli USA porterà a maggior transazionalismo e stabilocrazia, con il rischio di compromettere il percorso di adesione UE dei paesi candidati.

La leadership USA non sarà facilmente sostituita, in un momento di debolezza dei governi francese e tedesco.

Servirà una coalizione di Stati membri, a partire dal governo polacco che assume la presidenza del Consiglio UE da gennaio, anche se l’attenzione di Varsavia sarà concentrata su sicurezza e difesa, e sul percorso europeo di Ucraina e Moldavia.

Quale ruolo per la presidenza polacca del Consiglio UE

Secondo Marta Szpala (OSW), Varsavia metterà la sicurezza in cima all’agenda, ma tiene ben presente il ruolo della politica di allargamento come strumento per rafforzare la sicurezza nel vicinato UE. “La Polonia resto uno dei paesi più a favore dell’allargamento, tra le élite così come nella società”.

La presidenza polacca garantirà attenzione equilibrata a Balcani occidentali e trio orientale, ricordando la primazia dei progressi sullo stato di diritto, necessario anche per l’integrazione economica col mercato unico UE.

“La mia opinione personale è che l’UE dovrebbe farsi sentire di più sulle questioni di stato di diritto nei paesi dei Balcani”.

La Polonia auspica inoltre un maggiore allineamento dei paesi candidati alla politica estera UE, ed è contraria alla bilateralizzazione dell’allargamento: “i negoziati d’adesione non sono il luogo in cui affrontare queste questioni, che possono compromettere la credibilità del processo di allargamento”.

In tal senso – ricorda Lührmann – resta sul tavolo la proposta di Slovenia e Germania per snellire le procedure di allargamento, conservando l’unanimità solo per le decisioni fondamentali, muovendo il resto del processo a maggioranza qualificata.

“Stiamo cooperando strettamente coi paesi membri nordici e baltici, vogliamo che l’allargamento proceda sulla base di una condizionalità rigorosa.
La situazione interna dell’UE è preoccupante: potrebbe essere difficile trovare terreno comune anche nel formato di Weimar con Germania e Francia.

Ma con Trump al potere, abbiamo bisogno di unità tra i paesi UE”, conclude Szpala.