La mattina di giovedì 16 gennaio, quasi contemporaneamente, mi sono arrivati due inviti da altrettanti rappresentanti di classe rispettivamente del Liceo Classico Rinaldini, del Liceo Scientifico Savoia e dell’Istituto Benincasa di Ancona, quest’ultimi due da tempo accorpati, per partecipare a due assemblee.
Nel primo caso, al Rinaldini, venerdì 24 gennaio, sul conflitto israelo-palestinese, mentre l’altro sulla Shoah nel Giorno della Memoria, tre giorni dopo.
Naturalmente ho accettato molto volentieri perché sono occasioni preziose per confrontarsi su questioni cruciali, ancora di più in considerazione della qualità dell’informazione, dei programmi scolastici attuali, ulteriormente peggiorati con il nuovo ministro e le relative direttive.
Tutto questo nonostante il lavoro encomiabile che portano avanti insegnanti decisi a proporre una visione diversa.
Tra l’altro al Rinaldini sono già stato nel novembre del 2023 a poco più di un mese dal 7 ottobre, in quel caso affiancato da un giovane rappresentante della comunità palestinese e da un giornalista già vicedirettore del TG5, di cui non rammento il nome, quest’ultimo in collegamento online.
Il 24 gennaio il programma prevedeva una prima parte, dalle 8.30 alle 10, in plenaria con un mio intervento e poi le domande dei ragazzi e delle ragazze, dopo la ricreazione il proseguimento con dei laboratori, il tutto organizzato dal collettivo studentesco formatosi lo scorso anno, piuttosto attivo e composto da elementi in gamba.
A differenza della prima esperienza, l’assemblea era composta soprattutto da prime e seconde classi, per cui dopo il mio contributo dalla platea sono arrivate poche domande, una dinamica compensata dai quesiti posti dai promotori dell’incontro, evidentemente più abituati a questi eventi.
Le tematiche si sono concentrate sul rapporto tra antisemitismo e antisionismo, sulla situazione a Gaza e le possibilità di tenuta della tregua, le prospettive di pace e di convivenza tra i due popoli.
Al contrario della volta precedente non ci sono stati veri e propri interventi, ma brevi domande.
La seconda parte da questo punto di vista è stata sicuramente più stimolante, seppure in un contesto decisamente diverso.
Infatti contemporaneamente alla parte dei laboratori in aula magna era prevista la proiezione di un film di un regista palestinese, quindi comprensibilmente la maggioranza ha preferito assistere alla visione.
Nonostante questo la dozzina di studenti e studentesse presenti nell’aula ha dato vita a più di un’ora di confronto estremamente interessante, perché invece di proseguire sul conflitto israelo-palestinese, ha spaziato sui temi più disparati, ma tutti altrettanto attuali.
Eccone un sintetico elenco: l’elezione di Trump, le conseguenze, i pericoli di guerra nucleare, la vicenda di Luigi Mangione, divenuto un eroe, e la consapevolezza che non possa essere quella la soluzione; la questione sociale, l’aumento delle diseguaglianze, come rispondere, violenza o nonviolenza? Ci sarà una risposta dei ceti deboli?
Prima di parlare di rivoluzione è necessario un processo di acculturazione, serve una coscienza di classe e politica perché le persone non prendono posizione, vedi l’atteggiamento verso il governo Meloni; il fascismo si manifesta in molti modi, Pasolini diceva che il consumismo è fascismo.
Sull’istruzione bisogna evitare che venga manipolata, Valditara è il primo ad essere “ideologico”, bisognerebbe promuovere programmi non eurocentrici, non si studia mai la storia dell’Africa, della Persia, ora dell’Iran.
La scelta del latino non è di per sé negativa, il problema è in che ottica.
La scuola è la base da cui bisogna partire, non c’è una grande istruzione di massa.
I social non ti danno una coscienza politica, in realtà i mezzi tecnologici su cui passiamo tanto tempo ti mettono al lavoro, siamo classe che produce.
Le gente non va a votare per due motivi: perché non c’è nulla, oppure per qualunquismo.
La morte di Rami: sui social è uscito il peggio, che l’Italia non sia razzista è una balla.
Uno dei presenti ha partecipato con la ragazza alla manifestazione di Bologna e racconta che vedere la polizia in quell’assetto che caricava è stato terribile e poi descrive gli scontri.
Infine sulla musica: è stata sempre uno strumento per comunicare contenuti, vedi il punk.
L’artista non può essere staccato dalla realtà, altrimenti si afferma una logica “romantica”.
Da tenere presente che come mi è stato riferito solo tre dei presenti aderivano al collettivo, gli altri e le altre no, addirittura una ragazza, credo del quinto anno ha affermato che non è stata mai a nessun corteo.
E veniamo al secondo appuntamento.
Inizialmente era previsto che si svolgesse all’ex Palaindoor di Ancona alla presenza di milleduecento studenti e studentesse.
Purtroppo la struttura non è stata più disponibile, per cui l’incontro è stato dirottato nell’aula magna del Liceo che contiene circa duecento persona, ma per non fare una selezione di chi dovesse essere presente, è stato deciso che parlassi davanti al video del computer con le settantadue classi collegate online.
Certamente non una cosa ideale, ma mi sono adeguato.
Al contrario del format iniziale avevo in tutto un’ora di tempo, dato che poi sarebbe andato in onda un video con la Segre, per cui ho limitato il mio contributo a circa venticinque minuti per dare spazio alle domande poste tramite computer.
Diversamente dall’assemblea di venerdì, i ragazzi e le ragazze del Savoia e del Benincasa hanno inviato numerose domande, tutte interessanti che vado ad elencare nell’ordine con cui sono state mandate:
Trova delle analogie tra la deportazione avvenuta nell’Italia fascista o la Germania nazista e i moderni CPR (centri per rimpatrio) dove i migranti sono riempiti di farmaci e repressi con la violenza?
Il contesto politico occidentale sembra scivolare sempre più verso la paura e l’odio, lo abbiamo visto in Italia con la discriminazione portata avanti dai partiti di maggioranza verso le minoranze etniche, in Germania con l’AFD che bolla Hitler come socialista e propone la deportazione di massa nel programma elettorale, in Francia con Le Pen e infine in USA con Musk che ripropone il saluto romano poi dissociandosene. In questo contesto di forte debolezza per le democrazie liberali quale dovrebbe essere il ruolo di noi studentesse e studenti?
Come possiamo rendere la memoria nuovamente pubblica e assicurarci che venga conservata nel tempo?
Secondo lei può riaccadere qualcosa che possa privare la libertà delle persone conoscendo le censure su alcuni argomenti e le leggi che oggi privano della libertà alcune persone?
Secondo lei sono stati commessi crimini contro l’umanità pari a quelli della Shoah?
Buongiorno, volevamo sapere la differenza tra Olocausto e Shoah.
Cosa ne pensa del fatto che nonostante esista una legge che vieta l’apologia del fascismo, al giorno d’oggi non sia fatta rispettare a dovere? (ad esempio cortei che fanno saluti romani in diverse occasioni senza conseguenze)
Qual è il peso della responsabilità dei singoli individui coinvolti nella Shoah e come si può giustificare moralmente le loro azioni?
Quanto è radicata nella cultura italiana la discriminazione di stampo fascista e razziale?
Secondo lei ha più “colpa” il leader del totalitarismo oppure coloro che lo hanno seguito?
Proprio ieri a Roma si è tenuta un’adunanza dei partiti europei di estrema destra antisemita e pro Trump.
Una decina di domande, alle quali se ne sono aggiunte due purtroppo arrivate quando l’incontro era terminato.
Alcune breve considerazioni, non solo sui due incontri. Entrambe le assemblee hanno evidenziato seppur con modalità diverse una certa maturità da parte dei ragazzi e delle ragazze.
Soprattutto nel secondo incontro, seppur “raffreddato” dalla modalità virtuale, come si è potuto leggere c’è stata una capacità di legare la questione della Shoah alla stretta attualità.
Probabilmente se l’iniziativa si fosse tenuta in presenza fisica credo, anche per esperienze precedenti, che il confronto sarebbe stato ricco e proficuo, tenendo presente che in mezz’ora sono arrivate, non considerando le due a cui non sono riuscito a rispondere, dieci domande, non poche, di fronte alle quali ho risposto inevitabilmente sintetizzando, ma credo efficacemente, come mi è stato riferito successivamente da una rappresentante di classe.
Infine una nota sulle polemiche che si sono registrate da parte di alcune Comunità israelitiche nei confronti dell’Anpi, per fortuna stigmatizzate da qualche rappresentante delle stesse Comunità.
E’ sconcertante che dopo quindici mesi di massacri che autorevoli organismi internazionali hanno definito genocidio, da parte delle Comunità si continui ad ignorare la realtà, ad avere una posizione omertosa, negazionista dopo decine di migliaia di morti, in prevalenza civili, ad attaccare figure come Papa Francesco, vedi l’intervista al Corriere della Sera di ieri della Presidente nazionale delle Comunità Noemi Di Segni, perché ha osato parlare, badate bene non di genocidio, ma di crimini di guerra.
Sarebbe interessante sapere dalla Di Segni che cosa siano. Uccisioni involontarie? Massacri per colpa di Hamas che usa le persone come “scudi umani”, settantamila scudi umani? E possibile proporre sproloqui di questo tipo?
Come è stato rilevato da numerosi analisti Israele è oggi un Paese paria, usando lo splendido linguaggio dell’establishment occidentale “uno Stato canaglia”, inviso all’opinione pubblica mondiale.
C’è la capacità di un briciolo di onestà intellettuale per interrogarsi sulle ragioni di tutto questo? Si tratta di “antisemitismo”?
Non sarebbe il caso di domandarsi se a fronte dello strutturale antisemitismo purtroppo da sempre presente nelle nostre società, non siano eventi tragici come quello avvenuto nei territori palestinesi a fomentarlo?
Nel momento in cui ci si dichiara “Stato degli ebrei” non si favorisce una “confusione” per cui poi purtroppo, anche grazie all’ignoranza e l’odio che quei massacri provocano, sono spesso gli “ebrei” indistintamente ad essere chiamati in causa?
L’inaccettabile e l’impossibile paragone tra la Shoah e ciò che è accaduto a Gaza non è agevolato anche dall’incapacità delle Comunità di interrogarsi, di smettere di avere un rapporto di assoluta fidelizzazione verso Israele? Tutte domande inutili di fronte a chi si rifiuta di ragionare..