La premiata giornalista investigativa Stefania Maurizi, che ha lavorato per diverse testate nazionali oltre ad essere il punto di riferimento di WikiLeaks in Italia sin dal suo esordio, è venuta a Como il 18 gennaio per presentare la nuova edizione del suo libro “Il potere segreto –  Perché vogliono ancora distruggere Julian Assange e WikiLeaks“.  L’abbiamo intervistata in margine alla sua conferenza, tenutasi presso l’Università degli studi dell’Insubria, grazie all’impegno del prof. Andrea Penoni e di Como per Assange.

Poi giovedì 30 gennaio a Savona, Maurizi racconterà la vicenda Assange in dialogo con il Magistrato Enrico Zucca presso il Cinema Nuovofilmstudio in Piazza Rebagliati.  La presentazione, alle ore 18, sarà seguita alle ore 21 dalla proiezione del film “Ithaka” che descrive l’odissea del padre di Assange per liberarlo dal carcere.

Assange è stato liberato lo scorso 26 giugno: come sta ora, dopo 14 anni di prigionia?

Oggi si sta riprendendo, solo che ha bisogno di molto tempo. E io lo capisco. Ogni volta che gli facevo visita mentre era rinchiuso nell’Ambasciata ecuadoriana di Londra, in una piccola stanza angusta senza la luce del sole, uscivo dicendo a me stessa che sarei impazzita dopo sette mesi, non dopo sette anni, come nel suo caso.  E che dire poi di quegli altri 5 anni e 2 mesi passati nella prigione più dura del Regno Unito, sempre in solitudine in una piccola cella d’isolamento?  Erano condizioni di tortura psicologica, lo ha constatato ufficialmente il Relatore Speciale dell’ONU coadiuvato da due medici specialistici.  Quindi ci vorranno diversi mesi, forse un anno di convalescenza.

Poi cosa farà?

Sarà una decisione sua. Ha già dato tanto all’umanità. Nel contempo, tocca a noi cittadini attivarci per portare avanti la sua battaglia contro l’uso improprio del Segreto di Stato per coprire abusi e crimini di Stato. Possiamo, ad esempio, andare sul sito allestito da suo fratello Gabriel (www.action.assangecampaign.org) per firmare una petizione chiedendo a Trump una grazia presidenziale per Julian.

La grazia? Perché?

Ciò ripulirebbe la sua fedina penale; inoltre, lancerebbe un forte segnale al Congresso statunitense che la condanna di Julian è stata uno sbaglio, dovuto a un uso troppo ampio di una legge concepita per punire spie. Il giornalismo investigativo non va equiparato allo spionaggio!  Quindi dobbiamo assolutamente modificare quella legge per impedire che venga usata in futuro contro altri giornalisti scomodi, anche qui in Italia.  E una grazia spingerebbe in quella direzione.  Ma la semplice firma sulla petizione, se fatta in tanti, servirebbe a dimostrare che il pubblico non si arrende, vuole un giornalismo libero.  Come si vede, il caso Assange ci riguarda ancora oggi.

Come mai, dopo 14 anni, gli Stati Uniti hanno finalmente accettato di rilasciare Julian?

Si tratta di un intreccio di ragioni che ho spiegato compiutamente nella nuova edizione del mio libro “Il potere segreto –  Perché vogliono ancora distruggere Julian Assange e WikiLeaks“.  Ma per semplificare, diciamo che la chiave di svolta è stato l’orientamento espresso dall’Alta Corte londinese di rigettare la richiesta statunitense di estradizione di Julian.  Prima del pronunciamento ufficiale del verdetto, il Dipartimento della Giustizia USA si è affrettato a stipulare con Julian un patteggiamento: Julian ammette la “colpa” di aver rivelato documenti secretati di interesse pubblico, come fanno tutti i giornalisti investigativi, e il governo statunitense si ritiene soddisfatto dei 5 anni che Julian ha già passato in prigione a Londra.

Che possiamo fare noi cittadini, in attesa che Julian riprenda WikiLeaks, per avere notizie di cui ci possiamo fidare e così evitare le fake news?

Dobbiamo chiederci a chi e a cosa servono le notizie che ci vengono presentate, se servono ai grandi gruppi di interessi o se servono a noi comuni cittadini con i nostri bisogni. Suggerisco inoltre di scegliere uno o più giornalisti e di seguirli per capire da che parte stanno.  Infine, dobbiamo pretendere da chi scegliamo come punto di riferimento, non il giornalismo copia-incolla, ma il giornalismo vero, quello investigativo.

Lei era già stata a Como alcune volte in passato, ma solo di passaggio, vero? Questa, dunque, sarà la prima volta che potrà finalmente godere il lago, conoscere l’industria della seta, magari assaggiare le specialità gastronomiche come la polenta uncia, la miascia, il missoltino.

Infatti e a me piace conoscere la realtà locale. Poi, conoscere una comunità è anche conoscere il suo cibo, che è parte integrante della sua cultura.