Ricercatrice e docente in Storia dei paesi islamici e islamistica presso l’Università di Pisa, Renata Pepicelli ha dedicato il suo percorso accademico e scientifico al mondo arabo-islamico contemporaneo, interessandosi in particolare alle questioni di genere e giovanili, alle relazioni tra le due rive del Mediterraneo e ai fenomeni migratori.

Dopo aver pubblicato libri fondamentali sulla relazione fra donne e Islam (Femminismo islamico, 2010; Il velo nell’Islam, 2012), dal 2022 dirige per la casa editrice Astarte la collana Manifesta, che si propone di offrire una prospettiva femminista e decoloniale con cui raccontare le molteplici esperienze di donne, soggettività LGBTQ+, mascolinità in trasformazione e lotte (trans)femministe per comprendere i profondi cambiamenti in atto nella realtà contemporanea, superando stereotipi patriarcali e orientalisti.

Nel 2023 la collana è stata inaugurata da Il mio posto è ovunque. Voci di donne in Iraq di Silvia Abbà, in collaborazione con Un Ponte Per, ed è poi proseguita con Strade di donne in Iran di Rassa Ghaffari, Turchia queer di Deniz Nihan Aktan, Uomini nuovi. Ripensare le mascolinità nel mondo arabo di Marta Tarantino e da ultimo Questa terra è donna. Movimenti femminili e femministi palestinesi di Cecilia Dalla Negra.

Manifesta è una collana che affronta tematiche di genere, femminismo e trasformazioni sociali. Qual è stata la visione dietro la sua creazione e quali obiettivi si propone di raggiungere?

L’idea alla base di Manifesta è quella di provare a raccontare le società, le comunità, i Paesi di un Mediterraneo allargato, che comprende l’area SWANA (acronimo di South-West Asia and North Africa) e che può comprendere anche i Paesi dell’Europa del Sud, attraverso la lente e la prospettiva di genere e un approccio femminista, decoloniale, queer e intersezionale. Quindi la nostra idea è appunto utilizzare questi approcci, queste prospettive, per leggere trasformazioni storiche, sociali, politiche e culturali che riguardano questa regione del mondo, le relazioni di potere e di dominio che ci sono tra Nord e Sud globali, classi egemoniche e classi subalterne. Con Manifesta non vogliamo semplicemente parlare di condizione delle donne o di condizione delle persone LGBTQIA+, ma cerchiamo di raccontare comunità, società, Paesi attraverso questo prisma analitico.

Silvia Abbà, Rassa Ghaffari, Deniz Nihan Aktan, Marta Tarantino, Cecilia Dalla Negra: è intenzionale la scelta di avere nel catalogo della collana solamente autrici donne?

Le autrici che abbiamo pubblicato sono quelle che ci hanno mandato le proposte che ci sono piaciute di più. Certo va detto che ancora oggi gli studi di genere sono fatti perlopiù da donne. Si comincia a vedere l’emergere di uomini che si occupano per lo più di Man and Masculinities Studies,costruzioni e rappresentazioni della mascolinità, identità non binarie queer. di soggettività LGBTQIA+, tuttavia è indubbio che gli studi di genere vedano ancora una netta prevalenza femminile.

Sicuramente però Manifesta ha un’attenzione per le giovani (e “i giovani”) studiose e sostiene fortemente i percorsi dell* autor* che sceglie, a partire dal fatto che chi scrive per la collana non paga per la pubblicazione e iilibri sono estremamente curati dalle editrici, dal comitato scientifico-redazionale – composto da Ersilia Francesca, Rassa Ghaffari, Valentina Marcella – e dai /dalle peer review.

Tra i volumi pubblicati finora, ci sono temi o approcci che hanno sorpreso particolarmente il pubblico o che hanno suscitato dibattiti imprevisti?

In qualche modo un po’ tutti i libri finora pubblicati hanno aperto dibattiti intensi e per certi versi imprevisti. Probabilmente i volumi che hanno maggiormente colpito il pubblico, sorprendendolo per i temi trattati sono due. Innanzitutto, quello di Marta Tarantino sulle mascolinità arabe e su forme di mascolinità cosiddette positive all’interno della regione araba [Uomini nuovi, ndr]: purtroppo c’è un forte pregiudizio che vuole necessariamente un’associazione tra persone arabe e musulmane e mascolinità tossica. Il libro di Marta Tarantino dimostra e racconta invece come il quadro sia molto più variegato, come nel mondo arabo ci siano nuove forme di mascolinità e di attivismo di uomini contro il patriarcato. Un altro libro che ugualmente ha colpito il pubblico è quello di Deniz Nihan Aktan, che mostra come la storia dei movimenti LGBTQIA+ sia una storia che ha un lungo trascorso all’interno della Turchia: quindi anche questo sfata un pregiudizio sui mondi islamici, sulla non visibilità di movimenti LGBTQIA+, mentre invece proprio il caso della Turchia ci mostra la grande forza che hanno avuto (e ancora hanno, nonostante la dura repressione degli ultimi anni) le soggettività queer in Turchia.

E dopo?

Con le prossime pubblicazioni Manifesta vuole continuare ad approfondire i temi dei movimenti femministi e queer nella regione, ma intende anche soffermarsi su specifiche espressioni culturali della regione (il teatro, l’arte nelle sue varie espressioni…) e anche soffermarsi su il tratteggiare biografie di personagge e personaggi che hanno fatto la storia del Nord Africa, dell’Asia sud-occidentale, del Mediterraneo. Quindi stiamo lavorando in questa direzione, mentre ci arrivano sempre più proposte di libri che spaziano in direzioni plurali. E inoltre sogniamo anche di avere un nostro festival come Manifesta.