Sono trascorsi 23 anni da quando, l’11 gennaio 2002, apriva la prigione statunitense militare di Guantánamo Bay, dove, da allora, continuano a perpetrarsi gravi violazioni dei diritti umani.
Il governo statunitense ha annunciato, il 7 gennaio, il trasferimento in Oman di 11 detenuti.
Daphne Eviatar, direttrice del programma di sicurezza e diritti umani di Amnesty International Usa, ha dichiarato: “Accogliamo con piacere la notizia del trasferimento da Guantanamo Bay di questi 11 uomini in Oman da parte dell’amministrazione Biden. Era un passo atteso da tempo. Ora il governo statunitense ha l’obbligo di assicurarsi che vengano rispettati e protetti i loro diritti umani”.
“Ci congratuliamo con il presidente Biden per aver compiuto questo passo prima di lasciare il suo incarico, chiedendogli di porre definitivamente fine alla deplorevole pratica degli Stati Uniti di detenere persone senza incriminazione né processo a Guantanamo, trasferendo tutti i prigionieri privi di accuse”.
Ulteriori informazioni
Il centro di detenzione militare di Guantánamo Bay rappresenta una macchia evidente e duratura nel bilancio dei diritti umani degli Stati Uniti d’America. Dal gennaio 2002 vi sono passate circa 780 persone, tutti uomini di religione musulmana – alcuni dei quali minorenni – arrestati per sospetto terrorismo in molti stati del mondo. Di questi, 15 – sei dei quali non sono mai stati accusati di alcun crimine – sono ancora prigionieri.
Amnesty International Usa ha chiesto al presidente uscente Biden di autorizzare il trasferimento di tutti i detenuti ancora presenti a Guantanamo Bay, prima della fine del suo mandato.
Nel 2021, Amnesty International ha pubblicato un rapporto che evidenziava le continue violazioni dei diritti umani nella struttura di detenzione di Guantánamo Bay.