La rete denuncia l’atteggiamento dell’Unione Europea, accusata di sostenere il regime ruandese

Una gravissima violazione del diritto internazionale e dell’integrità territoriale della Repubblica Democratica del Congo. L’occupazione della città e dell’intera provincia del Nord-Kivu – non è casuale: qui si concentra l’80% del coltan mondiale, minerale essenziale per l’industria tecnologica.

La rete Insieme per la Pace in Congo ha diffuso un duro comunicato stampa in cui denuncia l’occupazione della città di Goma da parte delle milizie dell’M23, dell’Alliance du Fleuve Congo (AFC) e delle forze armate ruandesi (RDF). L’attacco, iniziato nella notte del 26 gennaio 2025, è descritto come una gravissima violazione del diritto internazionale e dell’integrità territoriale della Repubblica Democratica del Congo.

Una guerra per il controllo delle risorse

L’occupazione della città e dell’intera provincia del Nord-Kivu – un territorio che supera il doppio della superficie del Ruanda – non è casuale: qui si concentra l’80% del coltan mondiale, minerale essenziale per l’industria tecnologica. Il comunicato evidenzia come la comunità internazionale, nonostante le richieste del governo congolese, abbia reagito con una “timidissima denuncia”, mentre Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno preferito evacuare i loro cittadini, senza intraprendere azioni concrete per fermare l’aggressione.

La rete denuncia inoltre l’atteggiamento dell’Unione Europea, accusata di sostenere il regime di Kigali sia con finanziamenti diretti alle forze armate ruandesi, sia con accordi economici per l’approvvigionamento di minerali rari – accordi definiti “a dir poco criminali”, dato che il Ruanda non possiede tali risorse ma le ottiene attraverso il saccheggio dei territori congolesi.

L’appello alla comunità internazionale

Il comunicato lancia un appello urgente affinché:

  • l’ONU e la comunità internazionale intervengano per ottenere un cessate il fuoco immediato e ristabilire l’integrità territoriale del Nord-Kivu, evitando ulteriori massacri e sofferenze per la popolazione civile;
  • l’Unione Europea cancelli il memorandum firmato con il Ruanda e agisca per un commercio trasparente delle risorse minerarie congolesi;
  • il regime di Kigali e la coalizione M23/AFC vengano sanzionati e isolati economicamente per fermare il loro sostegno alla guerra;
  • l’opinione pubblica internazionale si mobiliti per rompere il silenzio mediatico e contrastare la narrazione che riduce questa guerra a uno “scontro tribale”, quando in realtà si tratta di una guerra di conquista e saccheggio.

Il popolo congolese non deve essere lasciato solo. La resistenza civile continua, come dimostra la recente manifestazione di massa a Bukavu, dove migliaia di cittadini hanno marciato pacificamente contro l’occupazione ruandese. L’appello finale della rete è chiaro: #FreeGoma!

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