Le organizzazioni umanitarie internazionali hanno denunciato che nei primi 4 giorni del 2025, l’esercito israeliano ha respinto 150 richieste di forniture di cibo e acqua alla striscia di Gaza. Affamare per uccidere sembra essere la strategia adottata.

Il ministero della sanità palestinese ha denunciato, inoltre, che Israele ha completato la distruzione di tutti gli ospedali nel nord di Gaza. I malati e i feriti sono stati trasferiti a piedi – con l’assistenza dell’OMS – all’ospedale Al-Ahli, nel capoluogo. La popolazione del nord non ha attualmente nessuna copertura sanitaria e necessita di ospedali da campo. Un pressante appello è stato rivolto alle autorità sanitarie internazionali per garantire il minimo di assistenza e per impedire la deportazione sistematica che l’esercito occupante sta mettendo in pratica.

Intanto i medici continuano ad essere perseguitati. L’esercito israeliano ha respinto la richiesta degli avvocati della famiglia Abu Safia di visitare il dott. Hussam. Dopo aver divulgato una serie di falsità che negavano l’arresto del direttore dell’ospedale Kamal Adwan, le autorità militari hanno dovuto ammettere il loro crimine e rivelare il luogo di detenzione nel campo di concentramento di Sde Tieman, in mezzo al deserto del Negev.  (leggi qui l’Appello urgente)

Nel frattempo, la polizia palestinese ha arrestato il medico Qassem Abu-Ghorra, capo del reparto pronto soccorso dell’ospedale di Jenin. Sono 6 giorni che i familiari e la struttura sanitaria non ricevono notizie sul suo caso. Nei suoi confronti non ci sono accuse. Si sa solo che è imprigionato nel carcere di Nablus.

Anche l’esponente del FDLP (Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina), Nasr el-Mallah, è ancora in carcere per aver organizzato una manifestazione a Ramallah che chiedeva un accordo onorevole per Jenin, che salvasse l’unità nazionale e mettesse fine allo spargimento di sangue tra palestinesi.

Si inasprisce pure lo scontro tra la polizia dell’Anp (Associazione Nazionale Palestinese) e i combattenti della Brigata Jenin. Tre uccisi in un giorno: due civili (un padre e suo figlio) e un agente. Una ragazza è stata ferita gravemente con una pallottola al torace. Le due parti si rinfacciano a vicenda la responsabilità dell’accaduto, ma i familiari delle tre vittime civili accusano la polizia di aver colpito i due uomini mentre erano sul tetto della loro casa nel tentativo di aggiustare il serbatoio dell’acqua.

Il campo profughi, infatti, è da 30 giorni senza acqua, per un blocco imposto dalla polizia. Assetare per fiaccare: lo stesso metodo usato dall’esercito israeliano a Gaza.

Per ridurre la diffusione delle notizie sulla propria condotta nefasta, l’Anp ha anche chiuso gli uffici dell’emittente Al-Jazeera, un’insopportabile azione di repressione della libertà di stampa e di espressione.