Egitto, Amnesty International: “Aumento della repressione prima della Revisione periodica Onu sui diritti umani”

Amnesty International ha denunciato che le autorità egiziane hanno avviato una nuova ondata di repressione contro il dissenso pacifico, ricorrendo ad arresti arbitrari e indagini di carattere politico, mentre si preparano a difendere il proprio dossier sui diritti umani durante la Revisione periodica universale delle Nazioni Unite, prevista per il 28 gennaio.

Solo nell’ultimo mese, le autorità del Cairo hanno intensificato gli attacchi contro i dissidenti.

È stata aperta un’indagine contro il noto difensore dei diritti umani Hossam Bahgat, mentre Hisham Kassem, importante esponente politico dell’opposizione ed editore, ha scoperto per la prima volta l’esistenza di un’indagine nei suoi confronti, avviata l’anno precedente.

Nel frattempo, Nada Mogheeth, moglie del vignettista detenuto Ashraf Omar, è stata arrestata per un’intervista rilasciata al giornalista Ahmed Serag, a sua volta arrestato il giorno precedente per lo stesso motivo.

Anche il tiktoker Mohamed Allam, noto come Rivaldo, è stato arrestato per dei video critici nei confronti del presidente Abdel Fattah al-Sisi.

“È una crudele ironia che il governo egiziano abbia avviato questa repressione proprio alla vigilia della sua comparizione davanti al Consiglio per i diritti umani.
Il governo sta inviando un messaggio inequivocabile: non ha alcuna intenzione di tollerare alcuna forma di dissenso né di migliorare il suo disastroso dossier sui diritti umani”, ha dichiarato Mahmoud Shalaby, ricercatore per l’Egitto di Amnesty International.

“La repressione coincide anche con l’anniversario della Rivoluzione del 25 gennaio 2011, un periodo che ogni anno è segnato da attacchi incessanti contro dissidenti reali o sospetti, nel tentativo da parte del governo del presidente Abdel Fattah al-Sisi di prevenire proteste o commemorazioni”, ha aggiunto Shalaby.

Indagini penali di natura politica

Il 15 gennaio, la Procura suprema per la sicurezza dello stato (Supreme State Security Prosecution – Sssp) ha convocato Hossam Bahgat, direttore esecutivo dell’Iniziativa egiziana per i diritti della persona (Egyptian Initiative for Personal Rights – Eipr), per un interrogatorio previsto il 19 gennaio.

I pubblici ministeri hanno aperto un’indagine contro di lui con l’accusa di “diffusione di notizie false” e “sostegno e finanziamento di un gruppo terroristico”.
Quest’ultima accusa prevede la pena dell’ergastolo o la pena di morte.

Hossam Bahgat ha riferito ad Amnesty International che i pubblici ministeri lo hanno interrogato per quattro ore in merito alla fondazione dell’Eipr, al suo operato e alle sue fonti di finanziamento.

È stato inoltre interrogato su una dichiarazione dell’Eipr – che aveva suscitato minacce di azioni legali da parte del ministero dell’Interno – sulle sempre peggiori condizioni di detenzione presso la prigione della città del Decimo giorno di Ramadan.

Bahgat è stato scarcerato su cauzione di 20.000 sterline egiziane (circa 380 euro), ma l’indagine penale a suo carico rimane aperta.

I pubblici ministeri hanno dichiarato a Hossam Bahgat che le accuse derivano da più denunce presentate da cittadini e dall’Agenzia per la sicurezza nazionale (National Security Agency – Nsa).

Egli ha riferito che i pubblici ministeri si sono rifiutati di consentire a lui o ai suoi avvocati di visionare tali denunce, facendogli leggere soltanto una riga dalle indagini della Nsa, nella quale si affermava che Hossam Bahgat avrebbe “ricevuto istruzioni da organizzazioni straniere e da elementi proattivi per diffondere voci e informazioni false al fine di minare le istituzioni statali, disturbare l’ordine pubblico e diffondere paura tra i cittadini”.

Il 2 gennaio Hisham Kassem ha appreso tramite siti web di informazione che era stata fissata un’udienza per il 9 febbraio per una nuova indagine, con accuse di “diffamazione” e “disturbo intenzionale”.

Tali accuse sono collegate allo stesso post sui social media per cui era stato ingiustamente condannato, sentenziato e incarcerato nel 2024.

Nel post del 29 luglio 2023, Hisham Kassem faceva riferimento a presunte attività di corruzione di due ex ministri del governo.

Il suo avvocato, Nasser Amin, ha dichiarato ad Amnesty International che Hisham Kassem non è mai stato informato sulla nuova indagine, avviata da una denuncia presentata da uno degli ex ministri il 16 settembre 2023.
Il tribunale ha già tenuto un’udienza l’11 dicembre 2023 senza informare Hisham Kassem.

Arresti di persone che hanno criticato il governo

Il 16 gennaio, due uomini in abiti civili hanno arrestato Nada Mogheeth presso la sua abitazione, senza esibire un mandato di arresto.

Secondo un avvocato presente agli interrogatori, i procuratori della Sssp hanno aperto un’indagine contro di lei con l’accusa di “appartenenza a un gruppo terroristico” e “diffusione di notizie false”.

Le accuse sono collegate a un’intervista rilasciata nel dicembre 2024 ad Ahmed Serag, giornalista del sito indipendente Zat Masr, nella quale aveva discusso del caso del marito, Ashraf Omar, arrestato a causa del suo lavoro.

I procuratori l’hanno scarcerata su cauzione di 5000 sterline egiziane (circa 100 euro).

Il giorno precedente, le forze di polizia avevano arrestato Ahmed Serag sul suo posto di lavoro al Cairo.
Secondo il suo avvocato, i procuratori della Sssp hanno avviato un’indagine nei suoi confronti con l’accusa di “appartenenza a un gruppo terroristico”, “utilizzo del sito Zat Masr per promuovere le idee del gruppo”, “diffusione di notizie false” e “commissione di un reato legato al finanziamento del terrorismo”.

Amnesty International ha appreso che l’Agenzia per la sicurezza nazionale ha accusato Ahmed Serag di “ricevere istruzioni da figure sovversive all’estero per attuare un piano ostile contro lo stato”.
Ahmed Serag rimane detenuto presso la prigione della città del Decimo giorno di Ramadan.

L’11 gennaio la polizia ha arrestato Mohamed Allam, 24 anni, mentre si trovava a casa di un parente nella provincia di Giza.

Nelle settimane precedenti, Allam aveva pubblicato su TikTok diversi video critici nei confronti del presidente Abdel Fattah al-Sisi.
In uno dei video, visionato da Amnesty International, affermava che “al-Sisi e il suo governo hanno paura di una rivolta” e elencava vari problemi che, a suo dire, erano causati dal governo, come il “fallimento dell’istruzione e dell’economia” e la detenzione di persone solo per aver espresso le proprie opinioni.

Agenti dell’Nsa hanno portato Mohamed Allam di fronte alla Sssp il 20 gennaio, dopo averlo fatto sparire con la forza per oltre una settimana presso una loro struttura a Giza.

I procuratori lo hanno interrogato con l’accusa di “appartenenza a un gruppo terroristico”, “incitamento alla commissione di reati terroristici” e “diffusione di notizie false”.

Secondo quanto riferito dal suo avvocato, Nabeh Elganadi, Mohamed Allam ha dichiarato ai procuratori di essere stato sottoposto a scariche elettriche, percosse e bendato continuamente dagli agenti dell’Nsa.
Su sua dichiarazione, i procuratori hanno disposto un esame medico legale su di lui.
Rimane detenuto presso la prigione della città del Decimo giorno di Ramadan

Ulteriori informazioni

Il 28 gennaio 2025 il dossier sui diritti umani dell’Egitto sarà esaminato dal gruppo di lavoro della Revisione periodica universale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Nella sua documentazione, Amnesty International ha evidenziato la crisi prolungata e persistente dei diritti umani e dell’impunità in Egitto.