La forza dei flash mob è che spesso vengono copiati da altre parti, modificati, arricchiti. Così un’azione a Genova e poi a Chiavari contro il massacro in Palestina è stata replicata a Milano.

Domenica mattina, il giorno prima della Befana, era freddo e umido. Alle 11 del mattino si sono ritrovati una trentina di attivisti ed attiviste. Negli ultimi due giorni avevano lavorato per costruire i fagotti, simili a quelli che si vedono stesi a terra a Gaza. Alcune hanno confessato di essere già state male nel prepararli, nel tenerli tra le braccia.

Sono arrivate alla spicciolata, ognuna con la sua borsa. Non si potevano “fare prove”, è stata data qualche indicazione, qualche spiegazione, e si è fatto. Magari la prossima volta si farà meglio.

Per fortuna c’era il bravissimo Armando che ha fatto le riprese e poi ha montato il video.

Va tutto bene. Alla fine molta è l’emozione.

Qualcuno propone di rifarlo: “Sì ma non ora, le nostre energie sono state prosciugate in fretta, le gambe sono diventate molli. Lo rifaremo, dovremo essere ancora di più e cercheremo una piazza più movimentata”.

Quel giorno a vederli c’erano solo una ventina di passanti, ma tutti si sono fermati e hanno cominciato a riprendere. Credo si considerassero fortunati ad essere passati di lì proprio in quel momento, per vedere un’azione così coinvolgente.

Alla fine si è avvicinata una coppia, francese, che ha ringraziato infinitamente perchè è stata usata la canzone di Boris Vian “Le déserteur”, la canticchiavano in francese.

Ma la domanda che rimane è una sola: quante azioni di questo tipo dovremo fare ancora? Quante idee dovremo farci venire in mente per dire semplicemente una cosa: FERMATEVI, BASTA.